Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 7 aprile 2016, n. 6786 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SALME’ Giuseppe – Presidente Dott. TRAVAGLINO Giacomo – Consigliere Dott. DE STEFANO Franco – rel. Consigliere Dott. BARRECA Giuseppina Luciana – Consigliere...
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Non sussiste un concorso formale tra calunnia e diffamazione, ma sussiste, per il principio di specialità, il solo reato di calunnia. Invero, gli stessi fatti che sostanziano la falsa incolpazione rientrano nella fattispecie astratta dei due delitti, in quanto con la specifica falsa attribuzione di un reato nei confronti della persona offesa si realizzano non solo gli estremi della calunnia, ma anche l’offesa della “reputazione” e la comunicazione “con più persone”, sicché la calunnia si pone con carattere assorbente in rapporto di specialità rispetto alla diffamazione. Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 15 aprile 2016, n. 15851.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 15 aprile 2016, n. 15851 Ritenuto in fatto 1. L’avv. B.V. ricorre personalmente avverso la sentenza in epigrafe, con la quale la Corte d’Appello di Bologna, in parziale riforma di quella emessa in primo grado dal Tribunale di Parma nei confronti del ricorrente e di Br.Gi. , ha,...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 26 febbraio 2016, n. 8045. La falsa denuncia di smarrimento di assegni bancari presentata dopo aver consegnato il titolo ad una terza persona in pagamento di un’obbligazione, integra il delitto di calunnia anche quando preceda la negoziazione dei titoli. Sebbene in caso di falsa denuncia di smarrimento non venga formulata direttamente una accusa concernente uno specifico reato, tuttavia, la calunnia deve ritenersi configurabile in quanto, trattandosi di reato di pericolo, è sufficiente che i fatti falsamente rappresentati all’Autorità Giudiziaria, pur se non univocamente indicativi di una fattispecie specifica di reato, siano tali da rendere ragionevolmente prevedibile l’apertura di un procedimento penale, per un fatto procedibile d’ufficio, a carico di una persona determinata. La pronuncia è successiva all’abrogazione, da parte del Dlgs n. 7/2016 in materia di depenalizzazione, del reato di “Appropriazione di cose smarrite, del tesoro e di cose avute per errore o caso fortuito”, previsto dall’articolo 647 del codice penale
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 26 febbraio 2016, n. 8045 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PAOLONI Giacomo – Presidente Dott. TRONCI Andrea – Consigliere Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. RICCIARELLI Massimo – Consigliere Dott. CORBO Antoni...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 9 marzo 2016, n. 9874. E’ integrato il reato di calunnia ove il reo non si limiti alla enfatizzazione dei fatti narrati o alla loro ricostruzione con modalità particolarmente allarmanti, ma compia una descrizione nella quale denunci un fatto che incide sull’essenza degli illeciti denunciati e sulla qualificazione giuridica della condotta dell’accusato cui è valsa la contestazione di un diverso reato da altri commesso in danno del reo
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 9 marzo 2016, n. 9874 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CONTI Giovanni – Presidente Dott. GIANESINI Maurizio – Consigliere Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. GIORDANO Emilia An – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 23 novembre 2015, n. 46359. Integra il delitto di calunnia la condotta dell’imputato che non si limiti a ribadire l’insussistenza delle accuse a suo carico, ma rivolga all’accusatore, di cui conosca l’innocenza, accuse specifiche, circostanziate e determinata di un fatto concreto e dunque idonee a determinare la possibilità dell’inizio di un’indagine penale nei suoi confronti, atteso che, in tale ipotesi, non ricorrono le condizioni richieste perchè si configuri il legittimo esercizio del diritto di difesa e quindi la causa di giustificazione di cui all’art. 51 cod. pen. Ricorrono dunque gli estremi del reato di calunnia quando l’imputato, travalicando il rigoroso rapporto funzionale tra la sua condotta e la confutazione dell’imputazione, non si limiti a ribadire la insussistenza delle accuse a suo carico, ma assuma ulteriori iniziative dirette a coinvolgere altri, di cui conosce l’innocenza, nella incolpazione, specifica e circostanziata, di un fatto concreto e da ciò derivi la possibilità di inizio di un’indagine penale da parte dell’autorità
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 23 novembre 2015, n. 46359 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROTUNDO Vincenzo – Presidente – Dott. MOGINI Stefano – Consigliere – Dott. CALVANESE Ersilia – Consigliere – Dott. SCALIA Laura – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 24 giugno 2015, n. 26542. Difetta dell’elemento materiale del reato di calunnia il comportamento di colui che, qualunque sia stato il suo proposito nell’accusare falsamente un innocente, gli attribuisca una condotta non corrispondente ad una determinata fattispecie legale di reato. La calunnia, infatti, è incolpazione di reati effettivi, e non di reati putativi, con la conseguenza che, se il fatto attribuito, così come descritto, non costituisce reato ed integra, tutt’al più, un illecito deontologico o disciplinare, la configurabilità della calunnia resta di per sè solo esclusa; nè ha rilievo che il denunziante abbia o meno indicato un preciso nomen iuris e si sia apertamente proposto di provocare l’apertura di un procedimento penale in pregiudizio dell’incolpato, avendo ravvisato, in forza di distorte ma convinte opinioni giuridiche, nell’altrui operato azioni od omissioni costitutive di reato
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 24 giugno 2015, n. 26542 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza emessa in data 2 ottobre 2014 il Tribunale di Sulmona ha assolto R.C. dal reato di cui all’art 368 c.p. perché il fatto non sussiste. 2. Avverso la su indicata decisione ha proposto ricorso per cassazione il...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 7 gennaio 2015, n. 253. La formulazione della richiesta applicativa di pena comporta l'implicita rinuncia delle parti a far valere eccezioni e difese di natura sostanziale e processuale nei limiti, rispettivamente, degli articoli 179 e 129 c.p.p., salve le sole ipotesi che si tratti di eccezioni attinenti alla stessa richiesta ex articolo 444 c.p.p. e al consenso prestato. Di conseguenza l'imputato che abbia chiesto e ottenuto l'applicazione della pena non puo' piu' dolersi della teorica irregolare trasformazione del rito abbreviato in patteggiamento, trattandosi di una nullita' relativa dell'accordo sanzionatorio che non puo' essere dedotta dalla parte che vi ha dato o ha concorso a darvi causa, senza subirne alcun concreto ed attuale pregiudizio
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 7 gennaio 2015, n. 253 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. DI VIRGINIO Adolfo – Presidente Dott. PAOLONI Giacomo – rel. Consigliere Dott. VILLONI Orlando – Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 22 dicembre 2014, n. 53426. Qualora sia stata proposta opposizione alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero, il Gip, ai sensi dell'articolo 410 cod. proc. pen., puo' disporre l'archiviazione con provvedimento de plano esclusivamente qualora ricorrano due condizioni, delle quali deve dare atto con adeguata motivazione, e cioe' che l'opposizione sia inammissibile per l'omessa indicazione dell'oggetto dell'investigazione suppletiva ovvero per l'idoneita' delle prove richieste ad incidere sulle risultanze delle indagini preliminari, e che la notizia di reato sia infondata. Al di fuori di tali ipotesi, in presenza di opposizione della persona offesa, non puo' che ricorrersi al procedimento camerale, senza il quale il provvedimento di archiviazione deve considerarsi emesso con violazione della garanzia del contraddittorio e percio' impugnabile con il ricorso per cassazione. Ai fini della declaratoria de plano di inammissibilita' dell'opposizione della persona offesa alla richiesta di archiviazione, il giudice deve valutare non solo la pertinenza ma anche la rilevanza degli elementi di prova su cui l'opposizione si fonda, intesa quest'ultima come concreta incidenza dei predetti elementi sulle risultanze delle indagini preliminari
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 22 dicembre 2014, n. 53426 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IPPOLITO Francesco – Presidente Dott. CAPOZZI Angelo – Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 24 settembre 2014, n. 39079. In tema di calunnia, non esorbita dai limiti del diritto di difesa l'imputato che, in sede di interrogatorio di garanzia, si limiti ad una generica contestazione della veridicità di una relazione di servizio e di altri atti di polizia giudiziaria, senza allegare alcun elemento idoneo a sostenere l'ipotesi, solo implicitamente prospettata, della loro falsità. Ricorrono infatti gli estremi del reato di calunnia quando l'imputato, travalicando il rigoroso rapporto funzionale tra la sua condotta e la confutazione dell'imputazione, non si limiti a ribadire la insussistenza delle accuse a suo carico, ma assuma ulteriori iniziative dirette a coinvolgere altri, di cui conosce l'innocenza, nella incolpazione, specifica e circostanziata, di un fatto concreto e da ciò derivi la possibilità di inizio di un'indagine penale da parte dell'autorità
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 24 settembre 2014, n. 39079 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 26 ottobre 2012, la Corte d’Appello di Napoli ha assolto M.D. dal reato di cui agli artt. 81 cpv e 368 cod. pen., per il quale era stato condannato con sentenza del 15 marzo 2011 del...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 12 settembre 2014, n. 37654. Perché si realizzi il dolo di calunnia, occorre che colui che falsamente accusa un'altra persona di un reato abbia la certezza dell'innocenza dell'incolpato, in quanto l'erronea convinzione della colpevolezza della persona accusata esclude l'elemento soggettivo, da ritenere integrato solo nel caso in cui sussista una esatta corrispondenza tra il momento rappresentativo (ossia, la sicura conoscenza della non colpevolezza dell'accusato) ed il momento volitivo
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 12 settembre 2014, n. 37654 Ritenuto in fatto Con sentenza del 26 giugno 2013 la Corte d’appello di Messina ha confermato la sentenza emessa il 30 maggio 2007 dal Tribunale di Messina, che dichiarava F.S.A. , B.S. , S.F. , V.F. e T.P. (nelle rispettive qualità di...