Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 9 febbraio 2015, n. 5736 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SQUASSONI Claudia – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. ORILIA Lorenzo – Consigliere Dott. RAMACCI Luca – rel. Consigliere Dott. GAZZARA...
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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 6 febbraio 2015, n. 5697. La mancata inserzione di alcuna disposizione relativa al regolamento delle spese inter partes nel procedimento di reclamo giurisdizionale davanti ai giudici di sorveglianza e, comunque, l'omesso richiamo degli articoli 91-97 cod. proc. civ. – a fronte, peraltro, della attribuzione della medesima azione risarcitoria alla competenza del giudice civile, nei residui casi previsti – appare espressione della evidente volontà del legislatore di escludere il regolamento ridetto
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 6 febbraio 2015, n. 5697 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente Dott. CAIAZZO Luigi – Consigliere Dott. CAVALLO Aldo – rel. Consigliere Dott. BONITO Francesco Maria – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 6 febbraio 2015, n. 5695. il giornalista ha sempre il dovere di riferire i fatti utilizzando espressioni che non siano sproporzionate rispetto ai fini del concetto da esprimere e alla controllata forza emotiva suscitata della polemica, ma ciò non equivale ad utilizzare necessariamente un linguaggio grigio e anodino, potendosi – specie quanto il personaggio di cui si parla riveste una significativa funzione istituzionale – comunque far ricorso a parole sferzanti, nella misura in cui siano correlate al livello della polemica ed ai fatti narrati e rievocati
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 6 febbraio 2015, n. 5695 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente Dott. NOVIK Adet Ton – rel. Consigliere Dott. BONITO Francesco M.S – Consigliere Dott. CAPRIOGLIO Piera M.S. –...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 24 febbraio 2015, n. 8170. Mentre gli elementi caratterizzanti la condotta estorsiva sono la violenza e la minaccia, quelli qualificanti il comportamento truffaldino – anche nell'ipotesi aggravata della prospettazione del pericolo immaginario – sono, pur sempre, gli artifizi e raggiri: in quest'ultima ipotesi infatti la minaccia, poiché riguarda un male non reale, ma immaginario, assume i contorni dell'inganno perché contribuisce alla induzione in errore della parte offesa del reato attraverso la prospettazione del falso pericolo: integra gli estremi del delitto di truffa, e non di estorsione, la condotta di chi, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, rappresenti falsamente alla vittima un pericolo immaginario proveniente da terzi, in sé non ingiusto ma anzi astrattamente legittimo, e si offra di adoperarsi per evitargli tale conseguenza in cambio di denaro
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 24 febbraio 2015, n. 8170 Fatto 1. Con sentenza del 19/12/2013, la Corte di Appello di Napoli – pur riducendo la pena – confermava la sentenza pronunciata in data 15/05/2013 dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Nola nella parte in cui aveva ritenuto M.S.E. ed E.A. colpevoli...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 24 febbraio 2015, n. 8316. Anche una borsa di studio universitaria correlata a limiti di reddito costituisca “erogazione” ai sensi dell'art. 316-ter c.p., in quanto "contributo" che si risolve nel "conferimento di un apporto" (in denaro o agevolazioni con rilevanza economica) "per il raggiungimento di una finalità pubblicamente rilevante"
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 24 febbraio 2015, n. 8316 Considerato in fatto 1. R.F. è stata condannata in primo (Tribunale di Milano, 25.2.2013) e secondo grado (Corte d’appello di Milano, 31.3.2014) per reato ex artt. 81 e 316-ter c.p.. Secondo la condotta contestata, nelle dichiarazioni 14.9.2005 e 27.9.2006 aveva dichiarato di essere...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 25 febbraio 2015, n. 8530. Ai fini della configurabilità della circostanza attenuante di cui all'articolo 62 n.4 c.p., si devono valutare, oltre al valore economico del bene, anche gli ulteriori effetti pregiudizievoli cagionati alla persona offesa dalla condotta delittuosa. nel caso di specie è stato evidenziato la grave lesione del rapporto fiduciario determinata dalla condotta delittuosa (furto compiuto da un agente all'interno del proprio Commissariato), circostanza che non consentiva la concessione dell'attenuante in oggetto.
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 25 febbraio 2015, n. 8530 Ritenuto in fatto Con sentenza in data 7 novembre 2013 nei confronti di C.F., imputato in ordine al reato di furto aggravato, la Corte di appello di Reggio Calabria, in riforma della sentenza emessa in data 19 dicembre 2007 dal Tribunale di Locri-sezione...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 30 gennaio 2015, n. 4448. Ai fini della valutazione della sussistenza del requisito della buona fede per l'ammissione del creditore al pagamento del credito, di cui all'art. 52, comma 1, lett. b) d.lgs. n. 159 del 2011, richiamato al comma 200 dell'art. 1 della legge di stabilità 2012, è richiesto che si tenga conto delle condizioni delle parti, dei rapporti personali e patrimoniali tra le stesse e del tipo di attività svolta dal creditore, anche con riferimento al ramo di attività, alla sussistenza di particolari obblighi di diligenza nella fase precontrattuale, nonché, in caso di enti, alle dimensioni degli stessi. Tali criteri di giudizio sono obbligatori ma non esclusivi, né vincolanti; pertanto, il giudice può utilizzare altri parametri e può anche motivatamente disattendere quelli indicati dalla legge.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I SENTENZA 30 gennaio 2015, n. 4448 Rilevato in fatto Con atto depositato il 29.1.2009 l’istituto di credito Sicilcassa s.p.a., in liquidazione coatta amministrativa, proponeva, a mezzo dei difensori di fiducia e procuratori speciali, incidente di esecuzione volto al riconoscimento della “buona fede”, nella qualità di terzo titolare di diritto...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 16 febbraio 2015, n. 6759. In tema di desistenza dal delitto, benché la volontarietà non debba essere intesa come spontaneità, la decisione di interrompere l'azione non deve comunque risultare come necessitata (Nel caso di specie, la motivazione della Corte d'appello di Bari ha accertato in maniera non contraddittoria, né manifestamente illogica, che la scelta di desistere dal reato non è stata "volontaria", perché suggerita dalla consapevolezza di un elevato rischio di essere sorpreso e denunciato, data la posizione del balcone su cui l’imputato si trovava: consapevolezza, quindi, da parte dell'agente, dell'esistenza di un fattore che avrebbe potuto rendere gravemente rischiosa la prosecuzione dell'azione, e di per sé idonea ad escludere la volontarietà dell'ipotetico recesso)
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 16 febbraio 2015, n. 6759 Ritenuto in fatto Con sentenza del 15 febbraio 2013, la Corte d’appello di Bari riformava parzialmente, limitatamente al trattamento sanzionatorio, la sentenza del Tribunale della stessa città, in data 11 giugno 2012, con la quale C.A. era condannato, all’esito di rito abbreviato, alla...
Corte di Cassazione, sezione VI, 30 gennaio 2015, n. 4584. Non si da assorbimento o consunzione del delitto di abuso d'ufficio di cui all'art. 323 cod. pen. in quello di cui all'art. 582 cod. pen., quandoché la condotta del pubblico agente si esaurisca nella mera produzione delle lesioni personali e ricorra tra i due illeciti il nesso teleologico di cui allo art. 61 n. 2 cod. pen., configurandosi invece un rapporto di concorso formale tra i reati, i quali offendono beni giuridici distinti.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 30 gennaio 2015, n. 4584 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza impugnata il Tribunale di Novara ha dichiarato non doversi procedere nei confronti di I.F. in ordine al reato di lesioni personali aggravate (artt. 582, 61 n. 9 cod. pen.) perché estinto per intervenuta remissione della...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 20 febbraio 2015, n. 3384. Sebbene la fauna selvatica rientri nel patrimonio indisponibile dello Stato, la legge 11 febbraio 1992, n. 157 attribuisce alle Regioni a statuto ordinario il potere di emanare norme relative alla gestione ed alla tutela di tutte le specie della fauna selvatica (art. 1, comma 3) ed affida alle medesime i poteri di gestione, tutela e controllo, riservando invece alle Province le relative funzioni amministrative ad esse delegate ai sensi della legge 8 giugno 1990, n. 142 (art. 9, comma 1). Ne consegue che la Regione, anche in caso di delega di funzioni alle Province, è responsabile, ai sensi dell'art. 2043 c. c., dei danni provocati da animali selvatici a persone o a cose, il cui risarcimento non sia previsto da specifiche norme, a meno che la delega non attribuisca alle Province un'autonomia decisionale ed operativa sufficiente a consentire loro di svolgere l'attività in modo da poter efficientemente amministrare i rischi di danni a terzi e da poter adottare le misure normalmente idonee a prevenire, evitare o limitare tali danni
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 20 febbraio 2015, n. 3384 Ritenuto in fatto La Regione Campania proponeva appello avverso la sentenza del 30 ottobre 2009 con la quale il Giudice di pace di Benevento, accogliendo la domanda proposta da S. O. e volta ad ottenere il risarcimento dei danni subiti dalla propria autovettura...