Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 3 settembre 2015, n. 17516 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. COLETTI DE CESARE Gabriella – Presidente Dott. VENUTI Pietro – rel. Consigliere Dott. NAPOLETANO Giuseppe – Consigliere Dott. BERRINO Umberto – Consigliere Dott....
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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 21 settembre 2015, n. 38307. La persona danneggiata, pur costituita parte civile, che non sia anche persona offesa non è legittimata a proporre ricorso per cassazione avverso la sentenza di non luogo a procedere, essendo tale impugnazione destinata alla tutela esclusiva degli interessi penalistici della persona offesa
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 21 settembre 2015, n. 38307 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza impugnata il Gip del Tribunale di Verona ha dichiarato ex art. 425 cod.proc.pen. non doversi procedere nei confronti di P.A. avuto riguardo al reato allo stesso ascritto, ricondotto all’egida di cui all’art. 373 cod.pen., concludendo per...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 22 settembre 2015, n. 38435. L’esigua quantità di questo materiale pedopornografico non ha rilevanza agli effetti della consumazione del reato, in quanto la fattispecie incrimintarice è realizzata con la semplice acquisizione e disponibilità per un tempo anche limitato alla sola visione delle immagini provenienti dall’impiego illecito di minori. Il numero di file a contenuto pedopomografico scaricati e salvati nel computer dell’imputato , esclude ogni connotazione di accidentalità e dimostra la volontà di procurarsi e detenere tale materiale, di illecita produzione e diffusione. Nel reato di detenzione di materiale pornografico l’elemento oggettivo consiste nelle condotte, tra loro alternative, del procurarsi, che implica qualsiasi modalità di procacciamento compresa la via telematica, e del disporre, che implica un concetto più ampio della detenzione, mentre l’elemento soggettivo, costituito dal dolo diretto, consiste nella volontà di procurarsi o detenere materiale pornografico proveniente dallo sfruttamento dei minori. La condotta di chi detenga consapevolmente materiale pedopornografico, dopo esserselo procurato , configura un’ipotesi di reato commissivo permanente, la cui consumazione inizia con il procacciamento del materiale anche in tempi diversi e si protrae per tutto il tempo in cui permane in capo all’agente la disponibilità del materiale
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 22 settembre 2015, n. 38435 Fatto e diritto Con sentenza 17.5.2013,emessa a conclusione di rito abbreviato , il tribunale di Palermo ha assolto L.C. G. dal reato di tentata violenza privata per insussistenza del fatto e dal reato ex art. 600 quater c.p. per carenza probatoria sulla sussistenza...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 22 settembre 2015, n. 38373. In tema di omicidio tentato, la prova del dolo, in assenza di esplicite ammissioni da parte dell’imputato, ha natura indiretta, dovendo essere desunta da elementi esterni e, in particolare, da quei dati della condotta che, per la loro non equivoca potenzialità offensiva, siano i più idonei ad esprimere il fine perseguito dall’agente. Ne consegue che, ai fini dell’accertamento della sussistenza dell`animus necandi”, assume valore determinante l’idoneità dell’azione, che va apprezzata in concreto, con una prognosi formulata “ex post”, con riferimento alla situazione che si presentava all’imputato al momento del compimento degli atti, in base alle condizioni umanamente prevedibili dei caso. In tale delitto, pur avendo valenza concorrente i due profili dell’intenzione dell’agente e dell’idoneità degli atti, quest’ultimo prevale rispetto a un’intenzione del soggetto agente solo in parte denunciata, concorrendo alla configurazione del tentativo soprattutto criteri di natura oggettiva, come la natura del mezzo usato, la parte dei corpo attinta e la gravità delle lesioni inferte
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 22 settembre 2015, n. 38373 Ritenuto in fatto 1.Con sentenza del 28/11/2013, il Tribunale di Lodi dichiarava A.S. colpevole dei delitti di duplice violenza sessuale aggravata, a danno di M.G.G. e D.M., e lesioni personali aggravate, a danno di quest’ultima, assolvendolo, invece, dall’imputazione di tentato omicidio pluriaggravato, a...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 2 settembre 2015, n. 17497. In tema di contenzioso tributario, in caso di litisconsorzio processuale, che determina l’inscindibilità delle cause anche ove non sussisterebbe il litisconsorzio necessario di natura sostanziale, l’omessa impugnazione della sentenza nei confronti di tutte le parti non determina l’inammissibilità del gravame, ma la necessità per il giudice d’ordinare l’integrazione del contraddittorio, ai sensi dell’art. 331 cod. proc. civ., nei confronti della parte pretermessa, pena la nullità del procedimento di secondo grado e della sentenza che l’ha concluso, rilevabile d’ufficio anche in sede di legittimità
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 2 settembre 2015, n. 17497 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE T Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BOGNANNI Salvatore – Presidente Dott. IACOBELLIS Marcello – Consigliere Dott. CARACCIOLO Giuseppe – Consigliere Dott. COSENTINO Antonello – rel. Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 2 settembre 2015, n. 17480. Mediazione e competenza, la sede è scelta in base al foro giudiziale
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 2 settembre 2015, n. 17480 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 3 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FINOCCHIARO Mario – Presidente Dott. ARMANO Uliana – Consigliere Dott. FRASCA Raffaele – rel. Consigliere Dott. SCARANO Luigi Alessandro –...
Corte di Cassazione, sezione II, ordinanza 23 settembre 2015, n. 18775. Rimessi gli atti del procedimento al Primo Presidente perché valuti l’esigenza di investire le Sezioni Unite, al fine di precisare, per imprescindibili ragioni di certezza del diritto, l’ambito e le modalità di applicazione dell’istituto della rimessione in termini nei casi di proposizione dell’impugnazione nel termine “lungo” previsto dall’art. 327 cod. proc. civ., in presenza di due date che attestano deposito e pubblicazione della sentenza.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE II ORDINANZA 23 settembre 2015, n. 18775 Ritenuto in fatto Premesso – che Sc.Re. e S.L. hanno proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte d’appello di Trieste che, in riforma della decisione del Tribunale di Pordenone, ha rigettato la domanda da essi proposta nei confronti di V.S. e...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 23 settembre 2015, n. 18808. La prescrizione del diritto dell’avvocato al pagamento dell’ onorario decorre dal momento in cui, per qualsiasi causa, cessi il rapporto col cliente, ivi compresa la morte di quest’ultimo, anche se, in applicazione della regola dell’ultrattività del mandato, l’omessa dichiarazione o notificazione del relativo evento ad opera del difensore costituito in giudizio comporta che questi continui a rappresentare la parte come se l’evento stesso non si fosse verificato
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 23 settembre 2015, n. 18808 Ritenuto in fatto Con sentenza del 27 maggio 2011 la Corte d’Appello di Napoli ha rigettato il gravame proposto dall’avvocato M.A. nei confronti di D.L.C. , avverso la sentenza del Tribunale di Napoli depositata il 12 ottobre 2005. Con questa sentenza il Tribunale...
Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 18 settembre 2015, n. 4363. L’apposizione di un codice identificativo alfanumerico sulle buste e sui moduli non comporta violazione dell’anonimato. La sentenza, richiamando un precedente della stessa Sezione, ha precisato che, dato il sistema di correzione, tali indicazioni non sono idonee, in astratto ed in concreto, a violare l’anonimato e ad influire sulle valutazioni delle prove
Consiglio di Stato sezione VI sentenza 18 settembre 2015, n. 4363 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE SESTA ha pronunciato la presente SENTENZA ex artt. 38 e 60 Cod. proc. amm. sul ricorso numero di registro generale 7057 del 2015, proposto da: Al.Fr. ed altri, rappresentati...
Consiglio di Stato, sezione IV, sentenza 21 settembre 2015, n. 4395. In merito al processo tributario che coinvolge l’ente locale, è infondata l’eccezione con la quale si deduca l’inammissibilità dell’appello sollevata sul presupposto che la decisione di agire o resistere in giudizio, con la scelta del professionista cui affidare il patrocinio, sarebbe di pertinenza dell’apparato burocratico e non invece degli organi di governo dell’ente. Invero, nel nuovo ordinamento delle autonomie locali, di cui al D.Lgs. n. 267 del 2000, salva diversa previsione dello statuto comunale o dei regolamenti a cui il medesimo faccia espresso rinvio, è previsto che la rappresentanza legale dell’ente compete al Sindaco, il quale non necessita di preventiva autorizzazione ad agire o a resistere in giudizio
Consiglio di Stato sezione IV sentenza 21 settembre 2015, n. 4395 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUARTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 1949 del 2015, proposto da: Comune di Serra San Bruno, rappresentato e difeso dall’avv. Do.Co., ed elettivamente...