Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza n. 45619 del 13 novembre 2013 Motivi della decisione 1. Per mezzo del difensore impugna per cassazione la sentenza della Corte di Appello di Roma che, confermando in punto di responsabilità la decisione resa dal Tribunale di Civitavecchia all’esito di giudizio abbreviato, ha ridotto -previa esclusione della ritenuta...
Categoria: Diritto Penale e Procedura Penale
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 15 ottobre 2013, n. 42349. E’ rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell’art.69 comma 4 c.p. nella parte in cui esclude che la circostanza attenuante di cui all’art. 609 bis comma 3 c.p. possa essere dichiarata prevalente sulla recidiva prevista dall’art. 99 comma 4 c.p., con riferimento agli artt. 3 e 27 comma 3 Costituzione
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 15 ottobre 2013, n. 42349 Ritenuto in fatto 1. La Corte di Appello di Napoli, con sentenza del 3.5.2012, in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Torre Annunziata, emessa in data 15.7.2011, con la quale D.C.L. era stato condannato alla pena di anni 4 e mesi 6...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 14 novembre n. 45648. La reciprocità dei comportamenti molesti non esclude la configurabilità del delitto di atti persecutori, incombendo, in tale ipotesi, sul giudice un più accurato onere di motivazione in ordine alla sussistenza dell’evento di danno, ossia dello stato d’ansia o di paura della presunta persona offesa
Il testo integrale [1] La reciprocità dei comportamenti molesti non esclude la configurabilità del delitto di atti persecutori, incombendo, in tale ipotesi, sul giudice un più accurato onere di motivazione in ordine alla sussistenza dell’evento di danno, ossia dello stato d’ansia o di paura della presunta persona offesa. Il termine reciprocità non vale, dunque,...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 27 settembre 2013, n. 40303. Il reato di accesso abusivo ad un sistema telematico o informatico, contemplato dall’art. 615-ter c.p., è reato di mera condotta, il quale si perfeziona con la violazione del domicilio informatico, ovvero con l’introduzione in un sistema costituito da un complesso di apparecchiature che utilizzano tecnologie informatiche, senza che sia necessario che l’intrusione sia effettuata allo scopo di insidiare la riservatezza dei legittimi utenti e che si verifichi una effettiva lesione della stessa
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I PENALE Sentenza 27 settembre 2013, n. 40303 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza in data 29.6.2011 il Tribunale di Firenze dichiarava la propria incompetenza per territorio avuto riguardo al giudizio nei confronti degli imputati specificamente indicati in ordine ai reati agli stessi contestati e disponeva la trasmissione degli...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 13 novembre 2013 n. 45627. Ai fini della precisazione del termine di fase della custodia cautelare nel giudizio di primo e di secondo grado, non può che aversi riguardo alla pena concretamente inflitta all’imputato, essendovi in tali casi una decisione sulla regiudicanda, laddove nelle fasi anteriori delle indagini preliminari e della eventuale udienza preliminare il termine della custodia cautelare non può che essere riferito alla pena edittale del reato contestato, quale unico indice (in quella fase) della maggiore o minore gravità del reato e della condotta dell’indagato o imputato
Il testo integrale Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 13 novembre 2013 n. 45627[1] Per la S.C. il termine di durata massima della custodia cautelare non può essere aumentato, sommandovi il residuo ‘recuperato’ nella fase dibattimentale da quelle precedenti. Ciò neppure nel caso di sospensione dei termini relativi alla fase di appello disposta ex...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 13 novembre 2013, n. 45616. Per poter configurare la contravvenzione di cui all’art. 659 c.p. è necessario che i rumori prodotti, oltre ad essere superiori alla normale tollerabilità, abbiano attitudine a propagarsi in modo tale da essere idonei a disturbare una pluralità indeterminata di persone; tale modus opinandi si impone considerando la natura del bene giuridico protetto, che è da individuare nella quiete pubblica e non nella tranquillità di singoli soggetti che abbiano a denunciare la rumorosità. Ne consegue che se l’attività di disturbo ha luogo in un edificio condominiale, come ricorre nel caso in esame, per ravvisare la responsabilità penale del soggetto agente non è sufficiente che i rumori arrechino disturbo o siano idonei a turbare la quiete e le occupazioni dei soli abitanti gli appartamenti inferiori o superiori rispetto alla fonte di propagazione, ma occorre una situazione fattuale di rumori atti a recare disturbo ad una più consistente parte degli occupanti il medesimo edificio, poiché solo in questo caso può ritenersi integrata la compromissione della quiete pubblica
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 13 novembre 2013, n. 45616 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 18.1.2013 del Tribunale di Catania, V.S. e P.R. venivano dichiarati colpevoli del reato di cui all’art. 659 cod.pen. e venivano condannati alla pena di euro 300 di ammenda ciascuno, per avere, quali gestori del ristorante “Charleston”,...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza n. 45321 dell’11 novembre 2013. In tema di sequestro preventivo, non è previsto da alcuna disposizione di legge l’obbligo del previo avviso al difensore di fiducia dell’indagato circa l’esecuzione del sequestro, né sussiste l’obbligo per ia polizia giudiziaria di avvertire l’indagato medesimo della facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia, posto che le norme di cui agli art. 356 e 364 cod. proc. pen. e 114 disp. att. cod. proc. pen., che prevedono tale avvertimento all’indagato in tema di sequestro probatorio, non trovano applicazione nell’ipotesi di sequestro preventivo
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza n. 45321 dell’11 novembre 2013 Rilevato in fatto 1. Con ordinanza 20.3.2013 il Tribunale di Enna, accogliendo la richiesta di riesame proposta da M. F., ha annullato il decreto di sequestro preventivo di un veicolo APE 601 in ordine all’ipotesi di reato di trasporto di rifiuti speciali. I...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 7 novembre 2013, n. 25042. La sentenza di applicazione della pena di cui all’art. 444 cod. proc. pen., pur costituendo un importante elemento di prova per il giudice di merito, non si può configurare come una sentenza di condanna a tutti gli effetti. Si è detto, in particolare, che la sentenza con la quale il giudice applica all’imputato la pena da lui richiesta e concordata con il pubblico ministero, “pur essendo equiparata a una pronuncia di condanna ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 445, comma 1, cod. proc. pen., non è tuttavia ontologicamente qualificabile come tale, traendo essa origine essenzialmente da un accordo delle parti, caratterizzato, per quanto attiene l’imputato, dalla rinuncia di costui a contestare la propria responsabilità
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 7 novembre 2013, n. 25042 Svolgimento del processo 1. In data 24 febbraio 1985 si verificava un incidente stradale a seguito del quale D. G. perdeva la vita. Con atto notificato il 30 maggio 1997 i suoi genitori, G.S. e A..M. , e i suoi fratelli Fabio ed...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 30 ottobre 2013, n. 44260. Il tentativo è di per sé compatibile con il reato di sottrazione di minore, avente natura di reato eventualmente permanente e con la struttura soggettiva della fattispecie, che è punita a titolo di dolo generico, bastando il proposito di attuare una arbitraria e unilaterale compromissione dell’esercizio della potestà genitoriale o temporaneamente tutoria delle altre persone elencate dall’art. 574 c.p. oltre ai genitori.
La massima Il tentativo è di per sé compatibile con il reato di sottrazione di minore, avente natura di reato eventualmente permanente e con la struttura soggettiva della fattispecie, che è punita a titolo di dolo generico, bastando il proposito di attuare una arbitraria e unilaterale compromissione dell’esercizio della potestà genitoriale o temporaneamente tutoria delle...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 28 ottobre 2013, n. 43998. L’elemento soggettivo della fattispecie della guida in stato di ebbrezza di cui all’articolo 186 C.d.S., non e’ necessario il dolo, ma e’ sufficiente la colpa, la quale, come esposto dal giudice di merito, si riscontra nella condotta dell’imputato, il quale si pose volontariamente alla guida di una autovettura (condotta che obbliga specificamente all’osservanza della disciplina che regola la circolazione stradale), nella consapevolezza di avere assunto da poco bevande alcoliche in quantita’ non trascurabile, oltre ad un farmaco gastroprotettore
Suprema Corte di Cassazione sezione IV Sentenza 28 ottobre 2013, n. 43998 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SIRENA Pietro Antonio – Presidente Dott. IZZO Fausto – Consigliere Dott. BLAIOTTA Rocco Marco – Consigliere Dott. GRASSO Giuseppe – Consigliere Dott....