SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 1 luglio 2015, n. 27554 Ritenuto in fatto La Corte di Appello di Milano, con sentenza di 10/12/2013, in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Milano, resa in data 5/12/2012, con la quale G.M. era stato condannato per varie ipotesi di violenza sessuale e concussione a lui...
Categoria: Diritto Penale e Procedura Penale
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 23 giugno 2015, n. 26478. In tema di revisione della sentenza, ai fini dell’ammissibilità dell’istanza devono intendersi non solo le prove sopravvenute alla sentenza definitiva di condanna e quelle scoperte successivamente a essa, ma anche quelle non acquisite nel precedente grado di giudizio ovvero acquisite, ma non valutate neanche implicitamente, purché non si tratti di prove dichiarate inammissibili o ritenute superflue dal giudice. Nel caso di specie, la Corte ha annullato l’ordinanza con cui la Corte d’appello non aveva ammesso come nuovi elementi in favore del reo senza attendere il giudizio della Corte d’assise, che aveva espresso il proprio parere favorevole a un loro esame e a una rilettura della vicenda
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 23 giugno 2015, n. 26478 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VESSICHELLI Maria – Presidente Dott. MICHELI Paolo – Consigliere Dott. PISTORELLI Lu – rel. Consigliere Dott. CAPUTO Angelo – Consigliere Dott. DEMARCHI...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 8 giugno 2015, n. 24405. Ai fini della configurabilità del reato di cui all’articolo 12-quinquies del decreto legge 8 giugno 1992 n. 306, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 1992 n. 356, laddove vengano in rilievo le modalità di acquisto di un bene immobile, occorre verificare la provenienza delle risorse economiche da parte del soggetto che si suppone intestatario fittizio del bene
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 8 giugno 2015, n. 24405 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SIOTTO Maria Cristina – Presidente Dott. NOVIK Adet Toni – Consigliere Dott. SANDRINI Enrico Giusepp – Consigliere Dott. ROCCHI Giacomo – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 25 giugno 2015, n. 26988. E’ affetto da nullità, e di conseguenza inutilizzabile, il risultato dell’alcoltest effettuato senza preliminarmente aver avvertito l’interessato della facoltà di nominare e farsi assistere da un difensore, e la relativa invalidità può essere eccepita fino al momento della deliberazione della sentenza di primo grado
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 25 giugno 2015, n. 26988 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. D’ISA Claudio – Presidente Dott. IZZO Fausto – rel. Consigliere Dott. BLAIOTTA Rocco Marco – Consigliere Dott. DOVERE Salvatore – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 25 giugno 2015, n. 26721. Il delitto di associazione per delinquere è idoneo a realizzare profitti illeciti sequestrabili – ai fini della successiva confisca per tantundem nei casi espressamente previsti dalla legge – in via del tutto autonoma rispetto a quelli conseguiti attraverso i reati-fine perpetrati in esecuzione del programma delinquenziale e la cui esecuzione è agevolata dall’esistenza di una stabile struttura organizzata e dal comune progetto criminale, con la precisazione che la determinazione del profitto confiscabile corrisponde alla sommatoria dei profitti conseguiti dall’associazione nel suo complesso per effetto della consumazione dei singoli reati-fine, che vanno pertanto accertati e attribuiti, sia pure nelle forme provvisorie tipiche della fase cautelare, ad uno o più associati. Di tale profitto, in uno ai coimputati, ogni associato è chiamato a rispondere dal momento in cui ha aderito alla societas sceleris, senza che ciò possa comportare una duplicazione, anche solo parziale, del profitto confiscabile e, qualora si ricorra per la determinazione di esso a calcolare le imposte evase in via presuntiva o indiziaria, con la specifica indicazione dei criteri utilizzati per il relativo calcolo
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 25 giugno 2015, n. 26721 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. TERESI Alfredo – Presidente Dott. ORILIA Lorenzo – Consigliere Dott. DI NICOLA Vito – rel. Consigliere Dott. GAZZARA Santi – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 24 giugno 2015, n. 26565. Non sussiste responsabilità medica per negligenza, imprudenza o imperizia nel caso in cui il decesso del paziente sia avvenuto per cause non diagnosticabili nella fase di ospedalizzazione e scoperte solo nella successiva fase dell’autopsia. Lo ha affermato la Cassazione accogliendo il ricorso di un medico che era stato prosciolto dal Gup con la formula di proscioglimento del fatto non costituisce reato, avendo il giudice considerato la sussistenza di una colpa lieve. Per la Corte il primario non può avere nessuna colpa, nemmeno lieve, dal momento che aveva agito correttamente senza alcuna imprudenza, imperizia o senza diligenza da poter ascrivere al decesso del paziente
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 24 giugno 2015, n. 26565 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUSCO Carlo Giusepp – Presidente Dott. ESPOSITO Lucia – Consigliere Dott. DOVERE Salvator – rel. Consigliere Dott. SERRAO Eugenia – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 10 luglio 2015, n. 29512. I criteri ascrittivi della responsabilità da reato degli enti, rappresentati dal riferimento contenuto nell’art. 5 del D.Lgs. 231 del 2001 all’interesse o al vantaggio, evocano concetti distinti e devono essere intesi come criteri concorrenti, ma comunque alternativi. L’interesse va inteso come proiezione finalistica dell’azione da valutarsi ex ante; il vantaggio va, invece, apprezzato come potenziale ed effettiva utilità anche di carattere non patrimoniale ed accettabile in modo oggettivo, da valutarsi ex post
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 10 luglio 2015, n. 29512 Fatto 1. Con sentenza del 29/09/2011, il Tribunale di Marsala dichiarò SICILFERT SRL responsabile dell’illecito amministrativo dipendente dal reato di cui agli artt. 21 e 24, 2 comma Decreto Legislativo 8 giugno 2001 n. 231 (e successive modificazioni), in relazione alla commissione dei...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 10 luglio 2015, n. 29799. Il conducente del veicolo può andare esente da responsabilità, in caso di investimento del pedone, non per il solo fatto che risulti accertato un comportamento colposo (imprudente o in violazione di una specifica regola comportamentale) del pedone (una tale condotta risulterebbe, invero, concausa dell’evento lesivo, come anche nella specie ritenuto, penalmente non rilevante per escludere la responsabilità del conducente: cfr. art. 41, comma primo, cod. pen.), ma occorre che la condotta del pedone configuri, per i suoi caratteri, una vera e propria causa eccezionale, atipica, non prevista né prevedibile, che sia stata da sola sufficiente a produrre l’evento (cfr. art. 41, secondo comma, cod. pen.). Ciò che può ritenersi solo allorquando il conducente del veicolo investitore (nella cui condotta non sia ovviamente ravvisabile alcun profilo di colpa, vuoi generica vuoi specifica) si sia trovato, per motivi estranei ad ogni suo obbligo di diligenza, nella oggettiva impossibilità di avvistare il pedone e di osservarne, comunque, tempestivamente i movimenti, attuati in modo rapido, inatteso, imprevedibile. Solo in tal caso, infatti, l’incidente potrebbe ricondursi, eziologicamente, proprio ed esclusivamente alla condotta del pedone, avulsa totalmente dalla condotta del conducente ed operante in assoluta autonomia rispetto a quest’ultima
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 10 luglio 2015, n. 29799 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 17/7/2014 la Corte d’appello di Campobasso, ribadito il giudizio di penale responsabilità, con le già concesse attenuanti generiche considerate prevalenti sulla contestata aggravante, e la diminuente per il rito abbreviato, riduceva a cinque mesi e dieci...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 10 luglio 2015, n. 29904. In tema di guida in stato di ebrezza la mancanza di diligenza incide sulla valutazione della colpevolezza dell’agente, il quale deve comunque evitare di assumere bevande contenenti alcool. Nel caso di specie, peraltro, non è contestato il fatto che l’esito dell’alcoltest sia risultato positivo e neppure è contestato il buon funzionamento dell’apparecchiatura. Pertanto ininfluente risulta il fatto che l’imputato abbia assunto sostanze alcoliche in quanto contenute in un analcolico da lui assunto dato che, considerata la prevedibilità dell’assorbimento, regole di diligenza gli avrebbero dovuto consigliare di non porsi alla guida del veicolo onde evitare comunque di incorrere nella commissione del reato.
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 10 luglio 2015, n. 29904 Ritenuto in fatto 1. Con l’impugnata sentenza resa in data 10 luglio 2014 la Corte d’Appello di Venezia, in riforma della sentenza dei Tribunale di Belluno, sezione di Pieve di Cadore, in data 18 aprile 2013, appellata da D’A.S., sostituiva la pena dell’arresto...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 10 luglio 2015, n. 29798. In tema di infortuni sul lavoro, qualora vi siano più titolari della posizione di garanzia, ciascuno è per intero destinatario dell’obbligo di tutela impostogli dalla legge fin quando si esaurisce il rapporto che ha legittimato la costituzione della singola posizione di garanzia, per cui l’omessa applicazione di una cautela antinfortunistica è addebitabile ad ognuno dei titolari di tale posizione
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 10 luglio 2015, n. 29798 Ritenuto in fatto Con la sentenza in epigrafe la Corte di appello di Milano, in parziale riforma della sentenza di primo grado, concessa l’attenuante di cui all’art. 62 n. 6 c.p., riduceva la pena inflitta a M.D. e M.P., ritenuti responsabili in ordine...