Regolamento di confini e conseguente condanna alla restituzione
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Regolamento di confini e conseguente condanna alla restituzione

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|15 marzo 2024| n. 7041.

Mentre l'azione di rivendica presuppone un conflitto di titoli determinato dal convenuto, il quale oppone a suo favore un titolo - anche non negoziale - diverso da quello su cui l'attore fonda la sua istanza, nell'azione di regolamento di confini il conflitto è tra fondi, in quanto il convenuto deduce che, in forza del titolo dedotto dall'attore e del titolo di proprietà del fondo a lui appartenente, il confine è diverso, a nulla rilevando, in presenza di una incertezza del confine per avvenuta usurpazione di parte del terreno, l'effetto recuperatorio di detta domanda che consegua soltanto alla eliminazione del preesistente stato di incertezza sul confine.

La sdemanializzazione tacita dei beni del demanio idrico
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La sdemanializzazione tacita dei beni del demanio idrico

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|18 marzo 2024| n. 7176.

Nel regime anteriore a quello introdotto all’art. 4 della legge 5 gennaio 1994, n. 37, la sdemanializzazione tacita dei beni del demanio idrico non può desumersi dalla sola circostanza che un bene non sia più adibito anche da lungo tempo ad uso pubblico, ma è ravvisabile solo in presenza di atti e fatti che evidenzino in maniera inequivocabile la volontà della P.A. di sottrarre il bene medesimo a detta destinazione e di rinunciare definitivamente al suo ripristino, non potendo desumersi una volontà di rinunzia univoca e concludente da una situazione negativa di mera inerzia o tolleranza.

Le spese per l’università lontano dal luogo di residenza rientrano tra le spese straordinarie
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Le spese per l’università lontano dal luogo di residenza rientrano tra le spese straordinarie

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|18 marzo 2024| n. 7169.

Le spese per l’università lontano dal luogo di residenza e per l’alloggio, in particolare, rientrano tra le spese straordinarie , non comprese nell’assegno, non essendo prevedibili al momento della statuizione dell’assegno quando il figlio era minore e la prospettazione di tali costi non era fattibile.

Impugnazione per revocazione delle sentenze della Corte di cassazione
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Impugnazione per revocazione delle sentenze della Corte di cassazione

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|18 marzo 2024| n. 7170.

L’impugnazione per revocazione delle sentenze della Corte di cassazione è ammessa nell’ipotesi di errore compiuto nella lettura degli atti interni al giudizio di legittimità, errore che presuppone l’esistenza di divergenti rappresentazioni dello stesso oggetto risultanti una dalla sentenza e l’altra dagli atti e documenti di causa. Ne consegue l’esperibilità della revocazione per l’errore di fatto in cui sia incorso il giudice di legittimità che non abbia deciso su uno o più motivi di ricorso, mentre deve escludersi il vizio revocatorio tutte le volte che la pronunzia sul motivo sia effettivamente intervenuta, anche se con motivazione che non abbia preso specificamente in esame alcune delle argomentazioni svolte come motivi di censura del punto, perché in tal caso è dedotto non già un errore di fatto (quale svista percettiva immediatamente percepibile), bensì un’errata considerazione e interpretazione dell’oggetto di ricorso e, quindi, un errore di giudizio.

Ricorso per cassazione in caso di omesso esame non di fatti ma di documenti
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Ricorso per cassazione in caso di omesso esame non di fatti ma di documenti

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|18 marzo 2024| n. 7156.

In caso di omesso esame non di fatti ma di documenti, la denuncia ai sensi dell'articolo 360, comma 1, n. 5) Cpc può essere ammessa solo se il documento non esaminato offra la prova di circostanze di tale portata da invalidare, con un giudizio di certezza e non di mera probabilità, l'efficacia delle altre risultanze istruttorie che hanno determinato il convincimento del giudice di merito, rendendo la ratio decidendi priva di fondamento, per cui la denuncia in sede di legittimità deve contenere, a pena di inammissibilità, l'indicazione delle ragioni per le quali il documento trascurato avrebbe senza dubbio dato luogo a una decisione diversa.

Il singolo condomino e l’opposizione a decreto ingiuntivo emesso a carico del condominio per i debiti derivanti dalla gestione dei beni comuni
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Il singolo condomino e l’opposizione a decreto ingiuntivo emesso a carico del condominio per i debiti derivanti dalla gestione dei beni comuni

Corte di Cassazione, civile, Sentenza|15 marzo 2024| n. 7053.

Il singolo condomino non ha autonoma legittimazione a proporre opposizione a decreto ingiuntivo emesso a carico del condominio per i debiti derivanti dalla gestione dei beni comuni, spettando essa unicamente all'amministratore.

Mantenimento del figlio maggiorenne privo di indipendenza economica e l’onere della prova
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Mantenimento del figlio maggiorenne privo di indipendenza economica e l’onere della prova

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|15 marzo 2024| n. 7015.

In tema di mantenimento del figlio maggiorenne privo di indipendenza economica, l'onere della prova delle condizioni che fondano il diritto al mantenimento è a carico del richiedente, vertendo esso sulla circostanza di avere il figlio curato, con ogni possibile impegno, la propria preparazione professionale o tecnica o di essersi, con pari impegno, attivato nella ricerca di un lavoro: di conseguenza, se il figlio è neomaggiorenne e prosegua nell'ordinario percorso di studi superiori o universitari o di specializzazione, già questa circostanza è idonea a fondare il suo diritto al mantenimento; viceversa, per il "figlio adulto" in ragione del principio dell'autoresponsabilità, sarà particolarmente rigorosa la prova a suo carico delle circostanze, oggettive ed esterne, che rendano giustificato il mancato conseguimento di una autonoma collocazione lavorativa.

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La sentenza d’appello può essere motivata per relationem a quella di primo grado

Corte di Cassazione, civile, Sentenza|15 marzo 2024| n. 7050.

La sentenza d'appello può essere motivata per relationem a quella di primo grado, purché il giudice del gravame dia conto, sia pur sinteticamente, delle ragioni della conferma in relazione ai motivi di impugnazione ovvero della identità delle questioni prospettate in appello rispetto a quelle già esaminate dalla decisione appellata, sicché dalla lettura della parte motiva di entrambe le sentenze possa ricavarsi un percorso argomentativo esaustivo e coerente, mentre va cassata la decisione con cui la corte territoriale si sia limitata ad aderire alla pronunzia di primo grado in modo acritico, senza alcuna valutazione di infondatezza dei motivi di gravame.

Il diritto alla compensazione pecuniaria presuppone unicamente che si verifichi un ritardo del volo pari o superiore alle tre ore
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Il diritto alla compensazione pecuniaria presuppone unicamente che si verifichi un ritardo del volo pari o superiore alle tre ore

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|15 marzo 2024| n. 7010.

Il diritto alla compensazione pecuniaria di cui al Reg. CE n. 261 del 2004 (come interpretato dalla CGUE nella sentenza Sturgeon, n. 581 del 23 ottobre 2012) presuppone unicamente che si verifichi un ritardo del volo pari o superiore alle tre ore, non essendo necessario che il passeggero si sia presentato al check-in all'orario originariamente stabilito, dal momento che scopo della misura indennitaria non è quello di ristorare i passeggeri per il tempo sprecato in aeroporto in attesa della partenza, bensì quello di compensare la perdita di tempo rispetto al raggiungimento della destinazione finale.

Il dolo come causa di invalidità del contratto
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Il dolo come causa di invalidità del contratto

Corte di Cassazione, civile, Sentenza|15 marzo 2024| n. 7011.

Il dolo, come causa di invalidità del contratto, consiste nel compimento ad opera della parte contrattuale di artifici e raggiri idonei a travisare la realtà e a fornirne una falsa rappresentazione, determinando proprio in forza di tale falsa configurazione del reale un errore dell'altra parte su aspetti essenziali del negozio, tale da provocare il suo consenso a concluderlo. Il dolo decettivo conduce all'annullamento del contratto qualunque sia l'elemento sul quale il contraente sia stato ingannato e, dunque, in relazione a qualunque errore in cui sia stato indotto, ivi compreso quello sul valore o sulle qualità del bene oggetto del negozio