Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 27 maggio 2014, n. 11797 Fatto e diritto Rilevato che in data 21 novembre 2013 è stata depositata relazione ex art. 380 bis che qui si riporta senza sostanziali modifiche: 1. Il Tribunale di Milano, con sentenza del 9 luglio 2010, ha dichiarato la cessazione degli effetti civili...
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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 13 maggio 2014, n. 10326. Se la notifica della cartella di pagamento contestata dal contribuente è regolare, questi non può dedurre nuovi vizi chiedendo all'Agente della riscossione di produrne la copia integrale
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 13 maggio 2014, n. 10326 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. RUSSO Libertino Alberto – Presidente Dott. AMBROSIO Annamaria – Consigliere Dott. SESTINI Danilo – Consigliere Dott. RUBINO Lina – Consigliere Dott. BARRECA Giuseppina...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 23 maggio 2014, n. 21008. Condanna di falso ideologico per il Notaio che redige la procura notarile proveniente da persona, gravemente affetta da malattia degenerativa, non in grado di esprimere la propria volontà
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 23 maggio 2014, n. 21008 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza di cui in epigrafe, la corte d’appello di Milano, in riforma della pronuncia di primo grado, ha assolto con la formula “perché il fatto non costituisce reato”, ritenendo insussistente l’elemento psicologico, B.P. , C.C. e V.S....
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 14 maggio 2014, n. 10606. Non si può aprire una porta per mettere in comunicazione due appartamenti di proprietà situati in condomini diversi, anche se separati soltanto da un muro condiviso. L'alterazione del muro perimetrale, infatti, realizza un uso indebito della cosa comune oltre a poter precostituire una servitù di passaggio
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 14 maggio 2014, n. 10606 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONESEZIONE SECONDA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. TRIOLA Roberto Michele – Presidente Dott. NUZZO Laurenza – rel. Consigliere Dott. MANNA Felice – Consigliere Dott. GIUSTI Alberto – Consigliere Dott. FALASCHI Milena...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 26 maggio 2014, n. 21256. Quando il marchio ha di per sé natura decettiva, cioè ingannevole, interviene la sanzione penale di cui al comma 49 dell’art. 4 legge n. 350/2003 (legge finanziaria 2004); al contrario, quando il marchio non sia per sé decettivo, ma il prodotto sia commercializzato in mancanza di indicazioni sulla sua origine, che siano precise o comunque sufficienti ad evitare fraintendimenti da parte dei consumatori, subentra la sanzione amministrativa di cui al comma 49-bis della stessa legge finanziaria
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 26 maggio 2014, n. 21256 Ritenuto in fatto 1. – Con sentenza del 14 febbraio 2013, la Corte d’appello di Salerno ha confermato la sentenza del Tribunale di Salerno del 24 marzo 2009, con la quale l’imputato era stato condannato, per il reato di cui agli artt. 517...
Corte Costituzionale, sentenza n. 143 del 19 maggio 2014. Dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 157, sesto comma, del codice penale, nella parte in cui prevede che i termini di cui ai precedenti commi del medesimo articolo sono raddoppiati per il reato di incendio colposo (art. 449, in riferimento all’art. 423 del codice penale).
Sentenza 143/2014 Giudizio Presidente SILVESTRI – Redattore FRIGO Udienza Pubblica del 08/04/2014 Decisione del 19/05/2014 Deposito del 28/05/2014 Pubblicazione in G. U. Norme impugnate: Art. 157, c. 6°, del codice penale. Massime: Atti decisi: ord. 143/2013 SENTENZA N. 143 ANNO 2014 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE COSTITUZIONALE composta dai signori:...
Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 20 maggio 2014, n. 2555. In materia di accesso ai documenti amministrativi, il diritto di difesa, per quanto privilegiato in ragione della previsione di cui all'art. 24, comma 7, L. n. 241 del 1990, va contemperato con la tutela di altri diritti tra cui quello alla riservatezza, anche dei lavoratori che hanno reso dichiarazioni in sede ispettiva. Ciò allo scopo di prevenire eventuali ritorsioni o indebite pressioni da parte delle società datrici di lavoro, ovvero di quelle obbligate in solido con le medesime, per preservare in tal modo l'interesse generale ad un compiuto controllo della regolare gestione dei rapporti di lavoro. In via generale, pertanto, deve ritenersi prevalente la tutela alla necessità di riservatezza delle suddette dichiarazioni contenenti dati sensibili la cui divulgazione potrebbe comportare azioni discriminatorie o indebite pressioni nei confronti dei lavoratori, i quali devono essere posti in grado di collaborare con le autorità amministrative e giudiziarie, nonché di presentare esposti e denunce senza temere possibili ritorsioni nell'ambiente di lavoro in cui vivono
Consiglio di Stato sezione VI sentenza 20 maggio 2014, n. 2555 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE SESTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 8877 del 2013, ex art. 116 del codice del processo amministrativo, proposto dal Ministero del lavoro e...
Consiglio di Stato, sezione IV, sentenza 22 maggio 2014, n. 2633. In tema di misure di salvaguardia, l'art. 12, c. 3 d.P.R. n. 380/2001 ha valenza mista: edilizia, da un lato, in quanto volta a incidere sui tempi dell'attività edificatoria; urbanistica, dall'altro, in quanto finalizzata alla salvaguardia, in definiti ambiti temporali, degli assetti urbanistici in itinere e, medio tempore, dell'ordinato assetto del territorio; ha inoltre carattere di principio, ai sensi dell'art. 117, terzo comma, Cost., e prevale sulle previgenti disposizioni legislative regionali, ove difformi. Proprio per in ragione di tale carattere di principio che essa riveste, la norma ricordata deve essere considerata parametro di interpretazione e applicazione della disciplina vigente in materia, anche se di fonte regionale
Consiglio di Stato sezione IV sentenza 22 maggio 2014, n. 2633 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUARTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 6895 del 2006, proposto da: Comune di Ravenna, in persona del Sindaco pro tempore, rappresentato e difeso...
Consiglio di Stato, sezione IV, sentenza 22 maggio 2014, n. 2649. Dal confronto tra l'art. 9, del d.P.R. n. 327/2001, recante "Vincoli derivanti da piani urbanistici" e l'art. 10, recante "Vincoli derivanti da atti diversi dai piani urbanistici generali", si evince come sia prevista una espressa norma di chiusura ("Salvo quanto previsto dal comma 5, nulla è innovato in ordine alla normativa statale o regionale sulla adozione e sulla approvazione degli strumenti urbanistici") solo all'interno del citato art. 9, riferendosi quindi esclusivamente ai vincoli derivanti da piani urbanistici generali. Non è pertanto condivisibile la ricostruzione che miri ad un'artificiosa scissione delle procedure di adozione dello strumento urbanistico a seconda che si verta nella fase principale o in quella di variante. A fronte della realizzazione di una singola opera pubblica, è pertanto corretta la procedura di variante semplificata allo strumento urbanistico, vertendosi in una fattispecie che, non incidendo sull'assetto generale del PRG, non andava sottoposto agli adempimenti procedimentali tipici del diverso livello generale
Consiglio di Stato sezione IV sentenza 22 maggio 2014, n. 2649 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUARTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso in appello n. 4445 del 2013, proposto da Ma. Ch., Gi. Ro., Ma. Ro.e Fi. Ro., rappresentate e difese dagli avv.ti...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 27 maggio 2014, n. 21620. Dichiarata colpevole del delitto di evasione e condannata, con l'applicazione delle attenuanti generiche e della diminuzione di pena connessa al rito abbreviato per aver la stessa interessata, avvertito i Carabinieri della propria iniziativa, facendosi trovare nei pressi dell'abitazione coi bagagli approntati per l'ingresso nella casa circondariale. Accolto il ricorso in Cassazione
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 27 maggio 2014, n. 21620 Ritenuto in fatto 1. È impugnata l’ordinanza del 13/11/2012 con la quale la Corte d’appello di Milano ha dichiarato inammissibile l’appello proposto da M.C. avverso la sentenza in data 22/06/2012 del Tribunale di Monza. Con tale ultimo provvedimento, l’odierna ricorrente era stata dichiarata...