Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 18 febbraio 2015, n. 7073 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ESPOSITO Antonio – Presidente Dott. IANNELLI Enzo – Consigliere Dott. FIANDANESE Franco – Consigliere Dott. VERGA Giovanna – Consigliere Dott. ALMA Marco M....
Categoria: Sentenze – Ordinanze
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 2 marzo 2015, n. 8989. E' irrilevante che il pubblico ufficiale abbia o meno emesso il provvedimento per il quale l'agente ha promesso il suo interessamento, consumandosi il reato di cui all'art. 346, cpv., c.p., già solo nel momento in cui l'agente si fa promettere l'utilità con il pretesto di dover comprare il favore del pubblico ufficiale, mentre non è affatto previsto come elemento costitutivo del reato che l'agente condizioni effettivamente l'attività del pubblico ufficiale. Se ciò accadesse, e la remunerazione fosse dunque effettivamente destinata al pubblico ufficiale, scatterebbero le diverse ipotesi di reato previste dagli artt. 318 e 319 c.p.. Il millantato credito realizza, quindi, una forma di tutela anticipata, dovendosi ritenere sufficiente per la sua integrazione, alternativamente, l'accettazione della promessa ovvero la dazione e ricezione di un'utilità anche non patrimoniale
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 2 marzo 2015, n. 8989 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 22 maggio 2014 la Corte d’appello di Reggio Calabria, in riforma della sentenza emessa dal G.u.p. presso il Tribunale di Palmi in data 11 aprile 2013 – che all’esito di giudizio abbreviato dichiarava G.M.G. , nella...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 16 febbraio 2015, n. 6739. Non è possibile procedere alla sostituzione della pena detentiva e pecuniaria con il lavoro di pubblica utilità quando risulti contestata l'aggravante dell'aver procurato, in stato di ebbrezza, un incidente stradale e tale aggravante sia equivalente o subvalente rispetto alle attenuanti generiche
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV sentenza 16 febbraio 2015, n. 6739 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ZECCA Gaetanino – Presidente – Dott. D’ISA Claudio – Consigliere – Dott. MARINELLI Felicetta – Consigliere – Dott. CIAMPI Francesco M. –...
Consiglio di Stato, sezione IV, sentenza 3 marzo 2015, n. 1034. L'accordo di programma costituisce atto di pianificazione e programmazione urbanistica volto alla riqualificazione di aree a mezzo di una disciplina sostanzialmente concordata tra i firmatari dell'atto stesso. Le convenzioni ad esso accessive costituiscono, invece, strumenti di attuazione, aventi carattere negoziale a valenza pubblicistica e sono quindi soggette alla disciplina di diritto pubblico degli accordi ex art. 11, L. n. 241 del 1990
Consiglio di Stato sezione IV sentenza 3 marzo 2015, n. 1034 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUARTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 9943 del 2011, proposto da: Societa’ Immobiliare G. S.r.l., rappresentata e difesa dagli avv.ti En.Lu. ed altri,...
Consiglio di Stato, sezione III, sentenza 2 marzo 2015, n. 1033. E' illegittimo il diniego dell'istanza di regolarizzazione del rapporto di lavoro subordinato avente fondamento sull'unico rilievo del riscontrato con deferimento del datore di lavoro all'Autorità giudiziaria, per avere il medesimo falsamente attestato in un atto pubblico la decorrenza dell rapporto lavorativo intrattenuto con l'istante. Il provvedimento risulta, invero, affetto dai vizi di carenza di motivazione, di istruttoria e di travisamento poiché il motivo indicato integra un fatto privo di rilievo probatorio, comunque ancora all'esame dell'autorità giudiziaria, rispetto al quale non vi è stato alcun rinvio a giudizio del datore di lavoro e per il quale vi è la presunzione di non colpevolezza
Consiglio di Stato sezione III sentenza 2 marzo 2015, n. 1033 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE TERZA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 8725 del 2014, proposto da: Ho.Da., rappresentato e difeso dagli avv. El.Co. e Ma.Da., con domicilio eletto...
Consiglio di Stato, sezione IV, sentenza 26 febbraio 2015, n. 975. Gli aspetti pianificatori inerenti alla VAS e quelli progettuali attinenti alla VIA si intersecano quando l'approvazione, in sede di conferenza localizzativa, di progetti di opere, comporti anche variante allo strumento urbanistico. In queste ipotesi la questione della loro sovrapposizione è stata espressamente risolta dall'art. 6 comma 12, del D.Lgs. n. 152/2006 (introdotto dal D.Lgs. n. 128/2010) ai sensi del quale "ferma restando l'applicazione della disciplina in materia di VIA, la valutazione ambientale strategica non è necessaria per la localizzazione delle singole opere"
Consiglio di Stato sezione IV sentenza 26 febbraio 2015, n. 975 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUARTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 9491 del 2013, proposto da: It. Onlus, Gi.Ch., rappresentati e difesi dall’avv. An.Pi., con domicilio eletto presso...
Consiglio di Stato, sezione IV, sentenza 3 marzo 2015, n. 1036. Accertata la illegittimità della procedura espropriativa intrapresa dall'Amministrazione, la medesima è tenuta ad avviare il procedimento di cui all'art. 42 bis, D.P.R. n. 327 del 2001, finalizzato all'adozione di un provvedimento di acquisizione dei fondi in questione al patrimonio indisponibile del soggetto stesso, strumentali all'attuazione degli interessi istituzionali. L'adozione dell'atto costitutivo del trasferimento dei suoli non è peraltro subordinato funzionalmente al pagamento delle somme dovute a titolo di risarcimento dei danni. Invero l'indennizzo dovuto in ragione della "spoliazione" dei beni in capo ai privati proprietari deriva direttamente dall'attività illecita sub specie di illegittima occupazione e trasformazione del suolo, evento che una volta accertata la condotta contra legem causativa di danno impone alle Amministrazioni Pubbliche ed ai soggetti preposti alle procedure espropriative, di risarcire i proprietari per i danni sofferti.
Consiglio di Stato sezione IV sentenza 3 marzo 2015, n. 1036 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUARTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 5859 del 2014, proposto da: In. S.p.A., rappresentata e difesa dagli avv.ti Pa.St.Ri., Sa.Pi., con domicilio eletto...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 2 marzo 2015, n. 8995. La persona offesa non è legittimata al ricorso personale avverso il decreto di archiviazione e tale principio opera anche quando la persona offesa abbia la qualità di avvocato iscritto all'albo speciale della corte di cassazione; ciò perché la persona offesa è soggetto del procedimento che ha comunque connotati autonomi e differenti rispetto a quelli solo funzionali all'eventuale successivo esercizio dell'azione civile nel caso di passaggio alla fase processuale; il che assorbe ogni problematica relativa alla possibilità dell'operare del principio di rappresentanza posto dall'art. 86 c.p.c., posto che esso pure non opererebbe nella fase procedimentale quando ancora l'azione penale non sia stata esercitata
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 2 marzo 2015, n. 8995 Considerato in fatto 1. L’avvocato C.D.F., persona offesa nel procedimento relativo a reati ex artt. 81, 612 e 331 c.p. pendente a carico di G.M. (dipendente Telecom Italia) e iscritto tra i difensori nell’albo speciale della corte di cassazione, ricorre con atto personale...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 27 febbraio 2015, n. 8860. In tema di detenzione domiciliare speciale di cui all'art. 47-quinquies O.P., qualora tra la domanda della detenuta ed il momento della decisione muti il requisito dell'età del figlio (che in tale periodo raggiunge il decimo anno di età) il tribunale di sorveglianza adito dovrà considerare la domanda principale alla stregua, altresì, di una domanda di proroga della misura eppertanto valutare la ricorrenza non soltanto dei requisiti richiesti per il riconoscimento della misura dal primo comma dell'art. 47-quinquies, bensì anche quelli di cui al successivo ottavo comma, giacché è da considerarsi illegittima la misura in discorso in costanza di prole superiore ad anni dieci se non ricorrenti i requisiti di cui a detto comma
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 27 febbraio 2015, n. 8860 Ritenuto in fatto e considerato in diritto 1. Il Tribunale di sorveglianza di Bologna, con ordinanza del 24 giugno 2014, ammetteva F.A. alla misura della detenzione domiciliare speciale di cui all’art. 47-quinquies l. 354/1975 per il residuo pena da espiare, pari, a quella...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 27 febbraio 2015, n. 8955. La quasi flagranza che legittima l'arresto – e dunque anche il provvedimento precautelare de quo – presuppone una correlazione tra l'azione illecita e l'attività di limitazione della libertà che pur superando l'immediata individuazione dell'arrestato sul luogo del reato, permetta comunque la riconduzione della persona all'illecito sulla base della continuità del controllo, anche indiretto, eseguito da coloro i quali si pongano al suo inseguimento, siano le parti lese o gli agenti della sicurezza. Non ricorre lo stato di quasi flagranza qualora l'inseguimento dell'indagato da parte della polizia giudiziaria sia iniziato, non già a seguito e a causa della diretta percezione dei fatti, ma per effetto e solo dopo l'acquisizione di informazioni da parte di terzi. Ancora, deve escludersi lo stato di cd. "quasi – flagranza" quando l'azione che porta all'arresto trova il suo momento iniziale non già in un immediato inseguimento da parte della polizia giudiziaria, ma in una denuncia della persona offesa, raccolta quando si era già consumata l'ultima frazione della condotta delittuosa. Sulla scorta di tali principi, nella specie, è stato ritenuto insussistente lo stato di "quasi flagranza", atteso che la polizia giudiziaria procedeva all'adozione del provvedimento di allontanamento dell'imputata dalla casa familiare, non a seguito delle ricerche poste in essere in immediata successione temporale rispetto all'acquisizione della notizia del fatto reato da parte di coloro che vi assistevano o li subivano (come la parte lesa), dunque secondo una linea di continuità rispetto alla commissione dell'illecito, bensì dopo avere raccolto la denuncia della vittima presso il Pronto Soccorso del nosocomio, quando la condotta aggressiva, integrante il reato di lesioni personali costituente presupposto per il provvedimento ex artt. 384-bis e 282-bis, comma 6, cod. proc. pen., si era già ampiamente conclusa, con una significativa soluzione di continuità
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 27 febbraio 2015, n. 8955 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza del 14 luglio 2014, il Gip del Tribunale di Spoleto ha convalidato il provvedimento di allontanamento d’urgenza dalla casa familiare disposto dalla P.G. nei confronti di B.A., in relazione al reato di lesioni personali aggravate in danno...