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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 14 ottobre 2015, n. 20728. L’aver visto uno «scorcio» di un film porno durante la pausa pranzo, come ammesso dal dipendente, non giustifica il licenziamento. Diverso sarebbe il caso in cui l’operaio, come sostenuto ma non provato dall’azienda, si fosse deliberatamente appartato durante l’attività di lavoro per visionare il film a luci rosse

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 14 ottobre 2015, n. 20728 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. STILE Paolo – Presidente Dott. MAMMONE Giovanni – Consigliere Dott. BALESTRIERI Federico – Consigliere Dott. ESPOSITO Lucia – Consigliere Dott. TRICOMI Irene –...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 14 ottobre 2015, n. 20618. Nell’incidente stradale con uno dei due mezzi che proviene contromano da destra non è affatto detto che la responsabilità sia addebitabile interamente a quest’ultimo

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 14 ottobre 2015, n. 20618 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PETTI G. Battista – Presidente Dott. DE STEFANO Franco – Consigliere Dott. RUBINO Lina – Consigliere Dott. BARRECA Giuseppina Luciana – Consigliere...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 26 ottobre 2015, n. 21713. Per quanto concerne l’assunzione delle garanzie fideiussorie in questione da parte dello Stato, l’estinzione di tali garanzie a seguito dell’assunzione a carico del bilancio statale delle garanzie prestate dai soci di cooperative agricole in favore delle cooperative stesse, ai sensi dell’art. 1 l. n. 237 del 1993, costituisce un vero e proprio diritto soggettivo dei soci medesimi, che non può essere sottoposto a limitazioni di sorta. Secondo la costante giurisprudenza della Corte costituzionale – la potestà legislativa delle Regioni incontra il limite cosiddetto del diritto privato, fondato sull’esigenza, connessa al principio costituzionale di eguaglianza, di garantire l’uniformità sul territorio nazionale delle regole fondamentali di diritto che disciplinano i rapporti fra privati. Il limite dell’ordinamento civile, quindi, identifica un’area riservata alla competenza esclusiva della legislazione statale e ricomprende i rapporti tradizionalmente oggetto di codificazione. Non può revocarsi in dubbio, pertanto, che tale limite comporti l’inderogabilità, da parte del legislatore regionale, delle norme dettate dal codice civile per regolare l’esercizio dell’autonomia negoziale privata ed il diritto delle obbligazioni, sia che si tratti di norme imperative, sia che si tratti di norme destinate a regolare direttamente i rapporti tra soggetti in assenza di diversa volontà negoziale delle parti

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 26 ottobre 2015, n. 21713 Ritenuto in fatto 1. In data 5.10.1994, veniva notificato alla Cooperativa Agricola Esperides a r.l. ed ai suoi fideiussori C.G.A. e C.G. , il decreto ingiuntivo n. 1471/1994, emesso dal Tribunale di Siracusa, con il quale si ingiungeva agli intimati il pagamento, in...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 8 ottobre 2015, n. 40355. La messa in vendita di modeste quantità di alimenti non freschi, perché malamente conservati, può integrare quella «particolare tenuità del fatto» che, alla luce della recente novella legislativa, non permette la punibilità della relativa condotta

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 8 ottobre 2015, n. 40355 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MANNINO Saverio F. – Presidente Dott. MULLIRI Guicla – Consigliere Dott. DI NICOLA Vito – Consigliere Dott. ROSI Elisabetta – rel. Consigliere...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 6 ottobre 2015, n. 40150. L’intervento di una causa estintiva della pena non fa venir meno l’interesse dell’imputato alla dichiarazione in sede di esecuzione della continuazione rispetto agli altri reati per i quali è stato ugualmente condannato

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 6 ottobre 2015, n. 40150 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PALLA Stefano – Presidente Dott. MICCOLI Grazia – Consigliere Dott. GUARDIANO Alfredo – Consigliere Dott. MICHELI Paolo – rel. Consigliere Dott. CAPUTO...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 7 ottobre 2015, n. 40272. Configurano abuso del diritto una o più operazioni prive di sostanza economica che, pur nel rispetto formale delle norme fiscali, realizzano essenzialmente vantaggi indebiti. Tali operazioni non sono opponibili all’amministrazione finanziaria, che ne può disconoscere i vantaggi tributari determinando le imposte secondo le regole ordinarie. Sono operazioni prive di sostanza economica i fatti, gli atti e i contratti, anche tra loro collegati, inidonei a produrre effetti significativi diversi dai vantaggi fiscali. Sono indici di mancanza di sostanza economica la non coerenza della qualificazione delle singole operazioni con il fondamento giuridico del loro insieme e la non conformità degli strumenti giuridici a normali logiche di mercato. Per vantaggi fiscali indebiti si considerano i benefici anche non immediati realizzati in contrasto con le finalità delle norme fiscali o con i principi dell’ordinamento tributario. Non si considerano abusive le operazioni giustificate da valide ragioni economiche, non marginali, anche di ragione organizzativa o gestionale che rispondono a finalità di miglioramento strutturale o funzionale dell’impresa, ferma la facoltà di scelta tra regimi opzionali diversi e tra operazioni comportanti un differente carico fiscale. Indipendentemente dalle intenzioni del contribuente, i presupposti per l’esistenza dell’abuso sono l’assenza di sostanza economica delle operazioni effettuate; la realizzazione di un vantaggio fiscale indebito; la circostanza che il vantaggio è l’effetto essenziale dell’operazione. Il contribuente può perseguire legittimamente un risparmio d’imposta esercitando la propria libertà di iniziativa economica e scegliendo tra gli atti, i fatti e i contratti quelli meno onerosi sotto il profilo impositivo. L’unico limite alla suddetta libertà è costituito dal divieto di perseguire un vantaggio fiscale indebito. Affinché si configuri un abuso va dimostrato all’amministrazione finanziaria il vantaggio fiscale indebito concretamente conseguito, vale a dire l’aggiramento della ratio legis o dei principi dell’ordinamento tributario. L’amministrazione finanziaria può disconoscere i vantaggi conseguiti dal contribuente ma l’individuazione della condotta abusiva non rende nulli i negozi conclusi dal contribuente, li rende inefficaci ai fini tributari. L’abuso del diritto ha applicazione residuale e può essere configurato solo se i vantaggi fiscali non possono essere disconosciuti contestando la violazione di disposizioni del D.Lgs. n. 74/2000, ovvero la violazione di altre disposizioni. L’esclusione della rilevanza penale delle operazioni costituenti abuso del diritto, quali descritte dalla norma generale, fa salva l’applicabilità ad esse delle sanzioni amministrative, ove ne ricorrano in concreto i presupposti. L’irrilevanza penale delle operazioni abusive esplica effetto oltre che per le nuove operazioni poste in essere dalla data del 1° ottobre 2015, anche per quelle poste in essere prima di tale data per il principio di retroattività della legge penale più favorevole al reo sancito dall’art. 2 c.p.

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 7 ottobre 2015, n. 40272 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SQUASSONI Claudia – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. ORILIA Lorenzo – Consigliere Dott. GRAZIOSI Chiara – Consigliere Dott. SCARCELLA Alessio...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 6 ottobre 2015, n. 40126. In tema del sistema cautelare personale alla luce della rinnovata veste assunta da alcuni precetti in seguito alle modifiche loro apportate dalla l. 16 aprile 2015, n. 47 (Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali. Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visita a persone affette da handicap in situazioni di gravità)

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 6 ottobre 2015, n. 40126 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FRANCO Amedeo – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. RAMACCI Luca – Consigliere Dott. SCARCELLA Alessio – rel. Consigliere Dott. ANDRONIO...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 5 ottobre 2015, n. 39924. Il tempo trascorso in condizione di restrizione carceraria e domiciliare non può, in buona sostanza, essere un tempo del tutto “muto” per il giudice della cautela, dovendo questi interrogarsi su come quel tempo sia trascorso e sia stato vissuto dal soggetto in vinculis, seppure la detenzione cautelare non possa avere, ovviamente, alcuna vocazione di recupero sociale

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 5 ottobre 2015, n. 39924 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AGRO’ Antonio – Presidente Dott. PAOLONI Giacomo – Consigliere Dott. CARCANO Domenico – Consigliere Dott. PETRUZZELLIS Anna – Consigliere Dott. MOGINI Stefan...