Suprema Corte di Cassazione sezioni unite sentenza 13 aprile 2016, n. 7291 Svolgimento del processo L’Agenzia delle entrate propone ricorso per cassazione, con un motivo, nei confronti della sentenza della Commissione tributaria regionale del Veneto che, accogliendo 1 appello di B.C. , medico di medicina generale convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, gli ha riconosciuto...
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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 7 marzo 2016, n. 9229. In merito al Trust ed il relativo sequestro preventivo finalizzato alla confisca: 1) la struttura: Il trust familiare è costituito dall’indagato con un semplice atto unilaterale non recettizio di natura gratuita a favore di stretti familiari, senza pertanto, una reale uscita del patrimonio dall’orbita di interesse del soggetto disponente; 2) l’effetto giuridico: il trust rientra fra i negozi fiduciari, così come l’interposizione reale in cui l’interposto – e cioè una terza persona – a seguito di un accordo fiduciario, amministra e gestisce i beni dell’indagato: l’analogia, mutatis mutandis, fra l’interposizione reale, per la quale è pacifica l’ammissibilità del sequestro dei beni amministrati dall’interposto, con l’effetto segregativo del trust, è evidente; 3) le conseguenza pratiche e fattuali: a seguito della costituzione del trust familiare, i beni dell’indagato restano comunque in ambito familiare, sicché, come già sopra segnalato, essi continuano a rimanere nella sua disponibilità da intendersi in senso lato, non potendo su di essa far velo l’effetto giuridico creato dallo stesso indagato, che si limita a spogliarsi del potere dispositivo sui beni. Si rammenti, infatti, che, da sempre (sia nei processi civili che nei procedimenti di sequestro penali), l’atto gratuito a favore dei congiunti – tanto più se effettuato in tempi sospetti – è considerato l’elemento indiziario più significativo e di per sé sufficiente a fare ritenere la simulazione dell’atto, così come, nessuno mette in dubbio che anche l’interposizione reale (ossia un negozio fiduciario così come lo è il trust), una volta provata, rientri fra i casi in cui è ammessa la confisca
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III sentenza 7 marzo 2016, n. 9229 Ritenuto in fatto Il Tribunale di Cremona, con ordinanza resa in data 9 gennaio 2015, ha accolto la richiesta di riesame, presentata da C.C. , in qualità di legale rappresentante pro tempore di MPO & Partners Professional Trustee Spa, avverso il sequestro preventivo...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 12 aprile 2016, n. 7161. Nei procedimenti di cui agli artt. 330 e 333 cod. civ., l’attribuzione della competenza territoriale al tribunale per i minorenni del luogo nel quale si trovi la residenza o la dimora abituale del minore al momento dell’instaurazione del procedimento rimane ferma anche qualora si verifichi lo spostamento in corso di causa della residenza anagrafica o del domicilio del minore, derivante dal trasferimento del genitore con il quale egli convive, trovando applicazione anche in tal caso il principio generale della perpetuatio jurisdictionis, il quale risponde ad ineliminabili esigenze di certezza ed effettività della tutela giurisdizionale, e prevale pertanto su quello di prossimità, tutte le volte in cui il provvedimento in relazione al quale occorre individuare il giudice competente sia lo stesso richiesto con il ricorso introduttivo o con altra istanza che s’inserisca incidentalmente nella medesima procedura
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI ORDINANZA 12 aprile 2016, n. 7161 Fatto Con decreto del 2 marzo 2015, il Tribunale per i minorenni di Bologna ha dichiarato la propria incompetenza funzionale in ordine al ricorso proposto dal Pubblico Ministero nell’interesse delle minori S.V. ed A. , rilevando che nel corso del procedimento la madre...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 31 marzo 2016, n. 13057. L’accesso abusivo all’altrui casella di posta elettronica configura il reato di cui all’art. 615 ter cod. pen. essendo detta casella uno “spazio di memoria”, ossia una porzione della complessa apparecchiatura – fisica e astratta – destinata alla memorizzazione delle informazioni, protetto mediante apposizione di una password in modo tale da rivelare la chiara volontà dell’utente di farne uno spazio a sé riservato, e nella disponibilità del suo titolare, identificato da un account registrato presso un provider del servizio
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 31 marzo 2016, n. 13057 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. LAPALORCIA Grazia – Presidente Dott. SETTEMBRE A. – rel. Consigliere Dott. MICHELI Paolo – Consigliere Dott. PISTORELLI Luca – Consigliere Dott. DEMARCHI...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 31 marzo 2016, n. 12942. Costituisce motivazione apparente l’affermazione di principi senza disamina della fattispecie concreta e senza valutazione delle doglianze proposte in sede di reclamo da parte del Tribunale di Sorveglianza chiamato a decidere in merito al rigetto parziale della richiesta di liberazione anticipata
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 31 marzo 2016, n. 12942 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente Dott. SARACENO Rosa Anna – Consigliere Dott. BONI Monica – Consigliere Dott. DI GIURO Gaetano – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 30 marzo 2016, n. 12840. In ordine al reato di illecita invasione di terreni o edifici di cui all’art. 633 c.p., la scriminante dello stato di necessità, che presuppone l’attualità del pericolo, richiede che nel momento in cui l’agente agisce contra ius – al fine di evitare «un danno grave alla persona» – il pericolo deve essere imminente e, quindi, circoscritto nel tempo e nello spazio. Non può, invero, parlarsi di attualità del pericolo in tutte quelle situazioni di pericolo non contingenti, caratterizzate da cronicità, quale l’esigenza di una soluzione abitativa, considerando che l’edilizia popolare è destinata a risolvere le esigenze dei non abbienti, attraverso procedure pubbliche e regolamentate, e non certamente arbitrarie
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 30 marzo 2016, n. 12840 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PRESTIPINO Antonio – Presidente Dott. TADDEI M.B. – Consigliere Dott. VERGA G. – rel. Consigliere Dott. CARRELLI PALOMBI Roberto – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 22 marzo 2016, n. 12257. In tema di prevenzione infortuni, il datore di lavoro è tenuto ad effettuare la valutazione dei rischi connessi alla sua azienda e alla sua attività proprio per scoprire e gestire eventuali pericoli occulti o non immediatamente percepibili, e non può aspettare di scoprire tali pericoli con l’infortunio di un dipendente
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 22 marzo 2016, n. 12257 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IZZO Fausto – Presidente Dott. PICCIALLI Patrizia – Consigliere Dott. PEZZELLA Vincenzo – rel. Consigliere Dott. TANGA Antonio Leonard – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 17 marzo 2016, n. 11209. In tema di responsabilità amministrativa degli enti, la nozione di «profitto di rilevante entità», rilevante ai fini dell’applicazione delle sanzioni interdittive (articolo 13, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 8 giugno 2001 n. 231) non può essere riferita al solo profitto inteso come margine (o utile) netto di guadagno, in quanto la valutazione che il giudice è chiamato a compiere non va operata alla stregua di criteri strettamente economico-aziendalistici, ma deve tenere conto di tutti gli elementi che connotano in termini di valore economico l’operazione negoziale. Inoltre, il profitto non va limitato al vantaggio economico attuale, immediatamente conseguito dal reato, ma deve comprendere anche l’utile potenziale
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 17 marzo 2016, n. 11209 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. DIOTALLEVI Giovanni – Presidente Dott. ALMA Marco Maria – Consigliere Dott. PELLEGRINO Andrea – Consigliere Dott. BELTRAMI Sergio – Consigliere Dott. ARIOLLI...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 26 febbraio 2016, n. 8045. La falsa denuncia di smarrimento di assegni bancari presentata dopo aver consegnato il titolo ad una terza persona in pagamento di un’obbligazione, integra il delitto di calunnia anche quando preceda la negoziazione dei titoli. Sebbene in caso di falsa denuncia di smarrimento non venga formulata direttamente una accusa concernente uno specifico reato, tuttavia, la calunnia deve ritenersi configurabile in quanto, trattandosi di reato di pericolo, è sufficiente che i fatti falsamente rappresentati all’Autorità Giudiziaria, pur se non univocamente indicativi di una fattispecie specifica di reato, siano tali da rendere ragionevolmente prevedibile l’apertura di un procedimento penale, per un fatto procedibile d’ufficio, a carico di una persona determinata. La pronuncia è successiva all’abrogazione, da parte del Dlgs n. 7/2016 in materia di depenalizzazione, del reato di “Appropriazione di cose smarrite, del tesoro e di cose avute per errore o caso fortuito”, previsto dall’articolo 647 del codice penale
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 26 febbraio 2016, n. 8045 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PAOLONI Giacomo – Presidente Dott. TRONCI Andrea – Consigliere Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. RICCIARELLI Massimo – Consigliere Dott. CORBO Antoni...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 31 marzo 2016, n. 6209. L’imperfetta compilazione della cartella clinica per la presenza di vuoti temporali di ore nelle annotazioni non può tradursi in uno svantaggio processuale per il paziente che chiede il risarcimento del danno per errori dei sanitari, anziché per la parte il cui difetto di annotazione è imputabile. L’omessa regolare tenuta della cartella clinica, infatti, non può far presumere che non siano stati commessi errori da parte dei sanitari
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 31 marzo 2016, n. 6209 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VIVALDI Roberta – Presidente Dott. SESTINI Danilo – rel. Consigliere Dott. RUBINO Lina – Consigliere Dott. CIRILLO Francesco Maria – Consigliere Dott....