Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 5 aprile 2016, n. 13525 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. NAPPI Aniello – Presidente Dott. DE BERARDINIS Silvan – rel. Consigliere Dott. MORELLI Francesca – Consigliere Dott. MICHELI Paolo – Consigliere Dott....
Categoria: Cassazione penale 2016
In presenza di una istanza di condono o di sanatoria successiva al passaggio in giudicato della sentenza di condanna, il giudice dell’esecuzione investito della questione è tenuto ad una attenta disamina dei possibili esiti e dei tempi di definizione della procedura ed, in particolare: a) ad accertare il possibile risultato dell’istanza e se esistono cause ostative al suo accoglimento; b) nel caso di insussistenza di tali cause, a valutare i tempi di definizione del procedimento amministrativo e sospendere l’esecuzione solo in prospettiva di un rapido esaurimento dello stesso. Corte di Cassazione, seizone III, sentenza 5 aprile 2016, n. 13521.
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 5 aprile 2016, n. 13521 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROSI Elisabetta – Presidente Dott. SOCCI A. M. – Consigliere Dott. ANDREAZZA Gastone – Consigliere Dott. SCARCELLA Alessio – rel. Consigliere Dott....
Non può richiamarsi l’esercizio del diritto di difesa ove le espressioni utilizzate non concernono in modo diretto e immediato l’oggetto della controversia e non hanno rilevanza funzionale rispetto alle argomentazioni poste a sostegno della tesi prospettata, risolvendosi in un apprezzamento sulla persona del dichiarante. Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 4 aprile 2016, n. 13414.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 4 aprile 2016, n. 13414 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CITTERIO Carlo – Presidente Dott. TRONCI Andrea – Consigliere Dott. RICCIARELLI Massimo – Consigliere Dott. GIORDANO Emilia Ann – rel. Consigliere Dott....
La c.d. causalità psichica, pur ponendosi in termini del tutto peculiari, rispetto alle forme tradizionali della causalità relativa ai fenomeni d’indole fisico-naturalistica (trattandosi di vicende che si combinano e risolvono integralmente nel chiuso della dimensione spirituale della persona, fuori da ogni possibile e concreta opportunità di osservazione o di verifica), non sfugge, ai fini del giudizio penale, alla necessità della preventiva ricerca di possibili generalizzazioni esplicative delle azioni individuali, sulla base di consolidate e riscontrabili massime di esperienza, capaci di selezionare ex ante le condotte condizionanti (socialmente o culturalmente tipizzabili), da sottoporre successivamente all’accertamento causale ex post. Le massime di esperienza – al pari delle leggi scientifiche di tipo probabilistico (e dunque di ogni forma di “sapere incerto”) – possono essere utilizzate allo scopo di alimentare la concretezza di un’ipotesi causale, secondo il procedimento logico dell’abduzione. Alla posizione (in termini congetturali) di tale ipotesi deve peraltro necessariamente far seguito, ai fini dell’affermazione concreta della relazione causale, il rigoroso e puntuale riscontro critico fornito dalle evidenze probatorie e dalle contingenze del caso concreto (secondo il procedimento logico dell’induzione), suscettibili di convalidare o falsificare l’ipotesi originaria e, contestualmente, di escludere o meno la plausibilità di ogni altro decorso causale alternativo, al di là di ogni ragionevole dubbio. Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 24 marzo 2016, n. 12478.
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 24 marzo 2016, n. 12478 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IZZO Fausto – Presidente Dott. PICCIALLI Patrizia – Consigliere Dott. DOVERE Salvatore – rel. Consigliere Dott. MONTAGNI Andrea – Consigliere Dott. DELL’UTRI...
Ai fini della configurabilità dell’aggravante della minaccia commessa con armi nella commissione della rapina, ciò che conta è l’effetto intimidatorio che deriva sulla persona offesa dall’uso di un oggetto che abbia l’apparenza esteriore dell’arma, in quanto tale effetto intimidatorio è dipendente non dalla effettiva potenzialità offensiva dell’oggetto adoperato, ma dal fatto che esso abbia una fattezza del tutto corrispondente a quella dell’arma vera e propria cosicché possa incutere il medesimo timore sulla persona offesa. Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 20 aprile 2016, n. 16366.
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 20 aprile 2016, n. 16366 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza 13 gennaio 2015, la Corte di Appello di Napoli ha confermato la dichiarazione di penale responsabilità dell’imputato M.S. pronunciata dal GIP presso il Tribunale di Napoli Nord in data 12/3/2014 rideterminando la pena previa concessione delle circostanze...
Le condotte legalmente predeterminate che, alternativamente o congiuntamente, costituiscono la fattispecie criminosa di riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù hanno tutte in comune lo stato di sfruttamento del soggetto passivo, ed implicano per loro natura il maltrattamento del soggetto passivo, a prescindere dalla percezione che questi ne abbia, sicché non può ritenersi, in ragione del principio di consunzione, il concorso con il reato di maltrattamenti in famiglia, che può, invece, ritenersi sussistente solo nel caso di assenza di una condizione di integrale asservimento ed esclusiva utilizzazione del minore ai fini di sfruttamento economico, quando la condotta illecita sia continuativa e cagioni al minore sofferenze morali e materiali. Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 14 aprile 2016, n.15632.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 14 aprile 2016, n.15632 Ritenuto in fatto La Corte di Assise di Appello di Roma, con sentenza dell’8 maggio 2015, ha parzialmente riformato la sentenza della Corte di Assise di Roma del 19 marzo 2014 ed ha mantenuto ferma la condanna alla pena ritenuta di giustizia di K.H....
L’espressione in questione “ti restano pochi giorni” (del tutto equivalente a quella “devi morire’, di cui a Sez. 5, 10.4.2010 De Ceglie, non massimata) se, in astratto, è inidonea a configurare gli estremi della minaccia – perché si perfezioni il delitto di minaccia, è necessario che l’agente prospetti un male ingiusto che, quand’anche non proveniente da lui, dipenda dalla sua volontà – può assumere, nel particolare contesto in cui è stata pronunciata od in ragione di peculiari modalità della vicenda o della qualità delle persone coinvolte, il contenuto della minaccia, ove l’evento morte possa, plausibilmente e realisticamente, prospettarsi come riconducibile alla volontà dell’agente. Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 14 aprile 2016, n. 15646
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 14 aprile 2016, n. 15646 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza indicata in epigrafe, il Tribunale di Perugia-sezione distaccata di Assisi riformava la sentenza del 9 marzo 2011 del Giudice di pace di Assisi, dichiarando G.F. colpevole dei reato di minaccia in danno di Clemente Lori e,...
In tema di delitti contro la persona, per distinguere il reato di lesione personale da quello di tentato omicidio, occorre avere riguardo sia al diverso atteggiamento psicologico dell’agente sia alla differente potenzialità dell’azione lesiva, desumibili dalla sede corporea attinta, dall’idoneità dell’arma impiegata nonché dalle modalità dell’atto lesivo. Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 14 aprile 2016, n. 15479.
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 14 aprile 2016, n. 15479 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 13 dicembre 2013, il Tribunale di Roma, dichiarava R.U. responsabile dei reati di tentato omicidio ai danni di C.E. e della propria moglie S.R. e, unificati gli stessi sotto il vincolo della continuazione, esclusa l’aggravante di...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 19 aprile 2016, n. 16141. Nelle ipotesi di abolitio criminis di cui al d.lgs. n. 7/2016 è precluso al giudice penale, nel giudizio di impugnazione, disporre in ordine alle statuizioni civili. Tale decreto, invero, prevede che, in tali ipotesi, sia competente a decidere il giudice civile che, peraltro, può applicare una sanzione civile in caso di accoglimento della domanda risarcitoria
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 19 aprile 2016, n. 16141 Ritenuto in fatto Con sentenza deliberata il 30/03/2015, il Tribunale di Taranto ha confermato la sentenza in data 24/07/2014 con la quale il Giudice di pace di Taranto aveva dichiarato R.R. colpevole dei reato di ingiuria in danno di S.C., condannandolo alla pena...
E’ parte del nostro ordinamento il principio generale volto ad assicurare la tutela dell’interesse del bambino , tanto che l’articolo 18, lettera s), L. 22 aprile 2005, n. 69, in tema di mandato di arresto Europeo, che di quel principio costituisce significativa estrinsecazione, prevede il divieto della consegna della madre con prole convivente di eta’ inferiore ai tre anni. Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 4 aprile 2016, n. 13440.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 4 aprile 2016, n. 13440 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CITTERIO Carlo – Presidente Dott. GIORDANO Emilia Anna – Consigliere Dott. CALVANESE Ersilia – rel. Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – Consigliere...