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Non può richiamarsi l’esercizio del diritto di difesa ove le espressioni utilizzate non concernono in modo diretto e immediato l’oggetto della controversia e non hanno rilevanza funzionale rispetto alle argomentazioni poste a sostegno della tesi prospettata, risolvendosi in un apprezzamento sulla persona del dichiarante. Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 4 aprile 2016, n. 13414.

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 4 aprile 2016, n. 13414 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CITTERIO Carlo – Presidente Dott. TRONCI Andrea – Consigliere Dott. RICCIARELLI Massimo – Consigliere Dott. GIORDANO Emilia Ann – rel. Consigliere Dott....

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La c.d. causalità psichica, pur ponendosi in termini del tutto peculiari, rispetto alle forme tradizionali della causalità relativa ai fenomeni d’indole fisico-naturalistica (trattandosi di vicende che si combinano e risolvono integralmente nel chiuso della dimensione spirituale della persona, fuori da ogni possibile e concreta opportunità di osservazione o di verifica), non sfugge, ai fini del giudizio penale, alla necessità della preventiva ricerca di possibili generalizzazioni esplicative delle azioni individuali, sulla base di consolidate e riscontrabili massime di esperienza, capaci di selezionare ex ante le condotte condizionanti (socialmente o culturalmente tipizzabili), da sottoporre successivamente all’accertamento causale ex post. Le massime di esperienza – al pari delle leggi scientifiche di tipo probabilistico (e dunque di ogni forma di “sapere incerto”) – possono essere utilizzate allo scopo di alimentare la concretezza di un’ipotesi causale, secondo il procedimento logico dell’abduzione. Alla posizione (in termini congetturali) di tale ipotesi deve peraltro necessariamente far seguito, ai fini dell’affermazione concreta della relazione causale, il rigoroso e puntuale riscontro critico fornito dalle evidenze probatorie e dalle contingenze del caso concreto (secondo il procedimento logico dell’induzione), suscettibili di convalidare o falsificare l’ipotesi originaria e, contestualmente, di escludere o meno la plausibilità di ogni altro decorso causale alternativo, al di là di ogni ragionevole dubbio. Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 24 marzo 2016, n. 12478.

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 24 marzo 2016, n. 12478 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IZZO Fausto – Presidente Dott. PICCIALLI Patrizia – Consigliere Dott. DOVERE Salvatore – rel. Consigliere Dott. MONTAGNI Andrea – Consigliere Dott. DELL’UTRI...

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In tema di delitti contro la persona, per distinguere il reato di lesione personale da quello di tentato omicidio, occorre avere riguardo sia al diverso atteggiamento psicologico dell’agente sia alla differente potenzialità dell’azione lesiva, desumibili dalla sede corporea attinta, dall’idoneità dell’arma impiegata nonché dalle modalità dell’atto lesivo. Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 14 aprile 2016, n. 15479.

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 14 aprile 2016, n. 15479 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 13 dicembre 2013, il Tribunale di Roma, dichiarava R.U. responsabile dei reati di tentato omicidio ai danni di C.E. e della propria moglie S.R. e, unificati gli stessi sotto il vincolo della continuazione, esclusa l’aggravante di...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 19 aprile 2016, n. 16141. Nelle ipotesi di abolitio criminis di cui al d.lgs. n. 7/2016 è precluso al giudice penale, nel giudizio di impugnazione, disporre in ordine alle statuizioni civili. Tale decreto, invero, prevede che, in tali ipotesi, sia competente a decidere il giudice civile che, peraltro, può applicare una sanzione civile in caso di accoglimento della domanda risarcitoria

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 19 aprile 2016, n. 16141 Ritenuto in fatto Con sentenza deliberata il 30/03/2015, il Tribunale di Taranto ha confermato la sentenza in data 24/07/2014 con la quale il Giudice di pace di Taranto aveva dichiarato R.R. colpevole dei reato di ingiuria in danno di S.C., condannandolo alla pena...

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E’ parte del nostro ordinamento il principio generale volto ad assicurare la tutela dell’interesse del bambino , tanto che l’articolo 18, lettera s), L. 22 aprile 2005, n. 69, in tema di mandato di arresto Europeo, che di quel principio costituisce significativa estrinsecazione, prevede il divieto della consegna della madre con prole convivente di eta’ inferiore ai tre anni. Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 4 aprile 2016, n. 13440.

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 4 aprile 2016, n. 13440 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CITTERIO Carlo – Presidente Dott. GIORDANO Emilia Anna – Consigliere Dott. CALVANESE Ersilia – rel. Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – Consigliere...