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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 6 marzo 2015, n. 9892. La notifica mediante posta elettronica certificata è valida ed efficace, trattandosi di uno strumento di comunicazione di atti ed avvisi a soggetti diversi dall'imputato previsto direttamente dalla legge, per cui il destinatario dell'atto non può eccepire di non aver letto il messaggio o di non averlo ricevuto per difficoltà tecniche o malfunzionamenti della rete telefonica o telematica presso lo studio professionale

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 6 marzo 2015, n. 9892 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ZECCA Gaetanino – Presidente Dott. BLAIOTTA Rocco Marco – Consigliere Dott. ZOSO Liana M. – rel. Consigliere Dott. IANNELLO Emilio – Consigliere...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 19 marzo 2015, n. 11467. Nel delitto di rapina il profitto può concretarsi in qualsiasi utilità, anche solo morale, in qualsiasi soddisfazione o godimento che l'agente si riprometta di ritrarre, anche non immediatamente, dalla propria azione, purché questa sia attuata impossessandosi con violenza o minaccia della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene. Pertanto la Corte ha ritenuto che anche il fine di ottenere "un bacio" dalla parte offesa, in cambio della restituzione del monile sottratto, integra quell'utilità, anche solo morale, che qualifica il dolo specifico del reato di rapina, distinguendolo dalla violenza privata. Nel caso di specie il ricorrente riconosce di aver agito per perseguire un'utilità di carattere morale (non patrimoniale), sottraendo il telefono cellulare alla ex fidanzata, ma contesta il carattere "ingiusto" di tale utilità, osservando che l'azione dell'imputato è stata finalizzata esclusivamente a dimostrare al padre della sua (ex) fidanzata, attraverso i messaggini telefonici, i tradimenti perpetrati dalla figlia, e, dunque, l'esistenza di una relazione con un altro uomo “sicché l'intento del prevenuto è stato quello non già di conseguire un profitto ingiusto, bensì di dimostrare al genitore della sua ragazza l'ingiustizia e la scorrettezza del comportamento tenuto dalla figlia. A parere del Collegio, proprio tale riconosciuta finalità integra pienamente il requisito dell'ingiustizia del profitto morale che l'agente voleva ricavare dall'impossessamento del telefono cellulare della sua ex fidanzata

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 19 marzo 2015, n. 11467 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza in data 20/11/2012, la Corte di appello di Bari confermava la sentenza del Gup presso il Tribunale di Barletta, in data 16/10/2006, che aveva condannato C.P. alla pena di anni due, mesi due di reclusione ed Euro.600,00...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 18 marzo 2015, n. 11394. Ai fini dell'integrazione del reato di abuso d'ufficio (art. 323 cod. pen.)

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 18 marzo 2015, n. 11394 Fatto e diritto Premesso che con la decisione indicata in epigrafe la Corte d’Appello di Trieste ha disposto la sostituzione, con multa pari a 6840 Euro, della pena detentiva di mesi sei di reclusione irrogata con sentenza del Tribunale di Udine del 15...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 18 marzo 2015, n. 11409. Il limite immanente all'esercizio del diritto di critica

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 18 marzo 2015, n. 11409 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 6.4.2011 il Tribunale di Rimini confermava la sentenza con la quale, in data 4.11.2009, il locale Giudice di Pace aveva assolto R.G. dal delitto di cui all’art. 595 c.p. ascrittogli, per aver diffamato, la società Petroltecnica...