SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I CIVILE Sentenza 13 ottobre 2015, n. 20559 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CECCHERINI Aldo – Presidente – Dott. NAPPI Aniello – Consigliere – Dott. DI VIRGILIO Rosa Maria – Consigliere – Dott....
Categoria: Cassazione civile 2015
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 10 novembre 2015, n. 22891. Va distinta la vessatorietà in astratto di una clausola claims made, che non può ritenersi sussistente per la mera contrarietà alla disciplina di cui all’art. 1917 c.c., da quella in concreto, che è compito, invece, del giudice di merito valutare caso per caso anche mediante un’interpretazione sistematica della varie clausole contrattuali
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 10 novembre 2015, n. 22891 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VIVALDI Roberta – Presidente Dott. ARMANO Uliana – Consigliere Dott. FRASCA Raffaele – rel. Consigliere Dott. SCARANO Luigi Alessandro – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 10 novembre 2015, n. 22886. I criteri per definire il riparto di responsabilità tra gli enti territoriali nella «complessa e delicata materia» del risarcimento dei danni derivanti dall’attraversamento stradale di animali selvatici. Bisogna identificare, anche sulla base della normativa regionale, quale sia l’amministrazione cui in concreto sono stati affidati i poteri di gestione della fauna e del territorio, invece di ricercare un «astratto riparto di compiti».
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 10 novembre 2015, n. 22886 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CHIARINI Maria Margherita – Presidente Dott. AMENDOLA Adelaide – Consigliere Dott. SESTINI Danilo – Consigliere Dott. SCRIMA Antonietta – Consigliere Dott. CIRILLO...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 25 novembre 2015, n. 24005. La denunzia dell’abusivo riempimento di un foglio firmato in bianco postula la proposizione del rimedio della querela di falso tutte le volte in cui il riempimento risulti avvenuto absgue pactis o sine pactis, ipotesi che ricorre anche quando la difformità della dichiarazione rispetto alla convenzione sia tale da travolgere qualsiasi collegamento tra la dichiarazione stessa e la sottoscrizione. Tale rimedio processuale non è necessario invece nell’ipotesi del riempimento contra pacta, ossia in caso di mancata corrispondenza tra quanto dichiarato e quanto s’intendeva, invece, dichiarare
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 25 novembre 2015, n. 24005 Fatto e diritto Ritenuto che il consigliere designato ha depositato, in data 8 settembre 2015, la seguente proposta di definizione, ai sensi dell’art. 380-bis cod. proc. civ.: “B.P.A. ha appellato due sentenze del Tribunale di Grosseto: la n. 721/2011 in data 7 luglio...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 25 novembre 2015, n. 24074. Nel ricorso per cassazione avverso la sentenza di primo grado, regolato dall’art. 348-ter, terzo comma, cod. proc. civ., il termine perentorio breve di sessanta giorni decorre ordinariamente dalla comunicazione dell’ordinanza di dichiarazione di inammissibilità
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 25 novembre 2015, n. 24074 Svolgimento del processo 1. I genitori, in proprio e quali legali rappresentanti della figlia minore Y.C. , convennero in giudizio il Ministero dell’Istruzione e chiesero il risarcimento dei danni conseguenti ad un sinistro occorso nei locali della scuola materna. Il Tribunale, all’esito del...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 12 novembre 2015, n. 23118. L’assegnazione dei posti-auto nel cortile comune costituisce manifestazione del potere di regolamentazione dell’uso della cosa comune, consentito all’assemblea del condominio; né tale regolamentazione con relativa assegnazione di singoli posti-auto ai vari condomini determina la divisione del bene comune o la nascita di una nuova figura di diritto reale, limitandosi solo a renderne più ordinato e razionale l’uso paritario della cosa comune. È evidente, poi, che in mancanza di accordo tra i condomini o di delibera assembleare (o addirittura – come nella specie – ove l’assemblea non sia stata neppure costituita), la regolamentazione dell’uso della cosa comune ben può essere richiesta al giudice e da lui disposta
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 12 novembre 2015, n. 23118 Ritenuto in fatto 1. – F.E. convenne in giudizio, innanzi al Tribunale di Chiavari, il fratello F.M. , chiedendo procedersi allo scioglimento della comunione esistente sul cortile adiacente al fabbricato di loro proprietà ovvero in subordine – ove la divisione non fosse stata...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 24 novembre 2015, n. 23914. In relazione alla nullità del contratto per contrarietà a norme imperative, in difetto di espressa previsione in tal senso (cd. “nullità virtuale”), deve trovare conferma la tradizionale impostazione secondo la quale, ove non altrimenti stabilito dalla legge, unicamente la violazione di norme inderogabili concernenti la validità del contratto è suscettibile di determinarne la nullità e non già la violazione di norme, anch’esse imperative, riguardanti il comportamento dei contraenti, la quale può essere fonte di responsabilità
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE II SENTENZA 24 novembre 2015, n. 23914 Ritenuto in fatto La S.r.l. Metalfix conveniva in giudizio, innanzi al Tribunale di Ancona, la ditta Italtecno Inpianti di M.V. esponendo che: a fine anno 1993 – inizio 1994, essa attrice aveva incaricato la predetta impresa di effettuare i lavori di manutenzione straordinaria,...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 23 novembre 2015, n. 23868. Anche in presenza di clausola risolutiva espressa, i contraenti sono tenuti a rispettare il principio generale della buona fede ed il divieto di abuso del diritto, preservando l’uno gli interessi dell’altro. Il potere di risolvere di diritto il contratto avvalendosi della clausola risolutiva espressa, in particolare, è necessariamente governato dal principio di buona fede, da tempo individuato dagli interpreti sulla base del dettato normativo (art. 1175, 1375, 1356, 1366, 1371, c.c., ecc.) come direttiva fondamentale per valutare l’agire dei privati e come concretizzazione delle regole di azione per i contraenti in ogni fase del rapporto (precontrattuale, di conclusione e di esecuzione del contratto)
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I SENTENZA 23 novembre 2015, n. 23868 Ritenuto in fatto Con sentenza del 26 aprile 2010, la Corte d’appello di Torino, in riforma della sentenza impugnata, ha dichiarato risolto per fatto e colpa della Mistral s.p.a. il contratto di licenza di marchio concluso fra la medesima e la licenziataria Coriex...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 26 ottobre 2015, n. 21721. L’obbligazione del cedente che non proceda al ripristino del rapporto di lavoro deve essere qualificata come risarcimento del danno con la conseguente detraibilità dell’aliunde perceptum. Quando i lavoratori hanno continuato a prestare l’attività lavorativa alle dipendenze della cessionaria, venendo retribuiti, incombe su di loro l’onere di dedurre e dimostrare i danni sofferti tra i quali l’inferiorità di quanto ricevuto rispetto alla retribuzione che sarebbe loro spettata alle dipendenze della società cedente
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 26 ottobre 2015, n. 21721 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE L Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CURZIO Pietro – Presidente Dott. ARIENZO Rosa – Consigliere Dott. FERNANDES Giulio – Consigliere Dott. GARRI Fabrizia – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 27 ottobre 2015, n. 21784. In tema di compensazione, nel caso in cui alla domanda della curatela di un fallimento per la riscossione di un credito sia contrapposta domanda riconvenzionale riguardante un controcredito, il giudice di merito, accertati gli stessi, è tenuto a dichiarare la compensazione, ove richiesta, dei reciproci debiti e fino alla loro concorrenza. La compensazione nel fallimento è ammessa anche quando il controcredito del fallito divenga liquido od esigibile dopo il fallimento, purché il fatto genetico dell’obbligazione sia anteriore alla dichiarazione di fallimento, con la conseguenza che è sufficiente che i requisiti di cui all’art. 1243 c.c. ricorrano da ambedue i lati e sussistano al momento della pronuncia
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 27 ottobre 2015, n. 21784 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BERRUTI Giuseppe Maria – Presidente Dott. SPIRITO Angelo – Consigliere Dott. ARMANO Uliana – Consigliere Dott. D’AMICO Paolo – rel. Consigliere Dott....