Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 26 marzo 2014, n. 14287 Ritenuto in fatto 1. Il 7 dicembre 2011 il Tribunale di Bassano del Grappa condannò alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione O.R. e S.G., rispettivamente Sindaco e Assessore del Comune di Romano d’Ezzelino per avere, abusando della loro qualità...
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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 3 marzo 2014, n. 4919. Non può attribuirsi rilevanza al motivo delle dimissioni presentate nel periodo di gravidanza anche nelle ipotesi in cui le stesse risultino preordinate all'assunzione della lavoratrice alle dipendenze di altro datore di lavoro
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 3 marzo 2014, n. 4919 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VIDIRI Guido – Presidente Dott. BERRINO Umberto – Consigliere Dott. ARIENZO Rosa – rel. Consigliere Dott. LORITO Matilde – Consigliere Dott. FERNANDES Giulio...
Corte di Cassazione, sezione IV , sentenza 30 agosto 2013 n. 35828. Condanna per il medico del pronto soccorso che dimette un paziente senza accorgersi di una perforazione gastrica in corso anche se poi segue un successivo ricovero ed una operazione con nuove dimissioni una volta accertato che la situazione è disperata
Il testo integrale Corte di Cassazione, sezione IV , sentenza 30 agosto 2013 n. 35828[1] Al momento della sua ultima dimissione trovavasi in condizioni irreversibilmente indirizzate verso l’assai prossimo decesso. Per cui in una tale situazione la decisione di sospendere il trattamento ospedaliero non assume affatto i connotati di un evento imprevedibile ed eccezionale,...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza n. 31058 del 24 luglio 2013. Le dimissioni volontarie da amministratore unico non determina per l’imprenditore l’elusione dagli arresti domiciliari
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza n. 31058 del 24 luglio 2013 OSSERVA Con ordinanza del 21 febbraio 2013, il Tribunale di Taranto, accogliendo parzialmente la richiesta di riesame avanzata nell’interesse di G. S. avverso l’ordinanza pronunciata dal locale Giudice per le indagini preliminari in data 8 febbraio 2013, con la quale era stata...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 2 luglio 2013, n. 16507. L’assenza ingiustificata del lavoratore non è equparabile ad una dichiarazione di dimissioni
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 2 luglio 2013, n. 16507 Svolgimento del processo La Corte di Appello di Roma, confermando la sentenza di primo grado, rigettava la domanda di P.A. , proposta nei confronti della società Poste italiane, avente ad oggetto l’impugnazione della comunicazione con la quale la società le rendeva noto che,...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 8 settembre 2011, n. 18438. Nonostante la Legge Fallimentare preveda l’ipotesi della revoca del curatore prima dell’esercizio dell’azione di responsabilità, tale indicazione non deve considerarsi tassativa, bensì solo normale, secondo l’id quod plerumque accidit; con esclusione, quindi, di alcun effetto preclusivo in dipendenza di dimissioni volontarie e preventive, accettate dall’ufficio e seguite da sostituzione
Corte di Cassazione, Sezione I – Sentenza 8 settembre 2011, n. 18438. Nonostante la Legge Fallimentare preveda l’ipotesi della revoca del curatore prima dell’esercizio dell’azione di responsabilità, tale indicazione non deve considerarsi tassativa, bensì solo normale, secondo l’id quod plerumque accidit; con esclusione, quindi, di alcun effetto preclusivo in dipendenza di dimissioni volontarie e preventive,...
Responsabilità medica e le carenze colpose della condotta del medico che abbiano reso impossibile l’accertamento del nesso eziologico
Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|11 dicembre 2023| n. 34427.
In tema di responsabilità medica, ove le carenze colpose della condotta del medico, tipicamente omissive e astrattamente idonee a causare il pregiudizio lamentato, abbiano reso impossibile l'accertamento del nesso eziologico, tale deficit, non potendo logicamente riflettersi a danno della vittima, sia pur in generale onerata della dimostrazione del rapporto causale, rileva non solo in punto di accertamento della colpa ma anche al fine di ritenere dimostrata l'esistenza di un valido nesso causale tra l'operato del medico e il danno patito dal paziente.
Risultanze della consulenza e critiche specifiche avanzate dai consulenti di parte e dai difensori
Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|20 novembre 2023| n. 32069.
Qualora nei confronti delle risultanze della consulenza tecnica d'ufficio siano state avanzate critiche specifiche e circostanziate, sia dai consulenti di parte che dai difensori, il giudice del merito, per non incorrere nel vizio ex art. 360, comma 1, n. 5 c.p.c., è tenuto a spiegare in maniera puntuale e dettagliata le ragioni della propria adesione all'una o all'altra conclusione.
Inesistenza o mancanza in atti della procura
Corte di Cassazione, civile, Sentenza|9 ottobre 2023| n. 28251.
L'art. 182, comma 2, c.p.c., nella formulazione anteriore alla c.d. riforma Cartabia, non consente di "sanare" l'inesistenza o la mancanza in atti della procura alla lite giacché in tale testo espressamente si fa riferimento ad "un vizio che determina la nullità della procura", a differenza di quanto accade nel testo come novellato dal d.lgs. n. 149 del 2022, ove si è espressamente esteso il fenomeno giuridico della sanatoria anche alla fattispecie di inesistenza.
L’azione revocatoria ordinaria accoglie una nozione lata di credito
Corte di Cassazione|Sezione 3|Civile|Ordinanza|6 ottobre 2023| n. 28141.
In tema di azione revocatoria ordinaria, l'art. 2901 c.c. accoglie una nozione lata di "credito", comprensiva della ragione o aspettativa, con conseguente irrilevanza della certezza del fondamento dei relativi fatti costitutivi, coerentemente con la funzione propria dell'azione, che non persegue scopi specificamente restitutori, bensì mira a conservare la garanzia generica sul patrimonio del debitore in favore di tutti i creditori, compresi quelli meramente eventuali; pertanto, deve ritenersi sufficiente ragione di credito, ai fini dell'esercizio dell'azione in questione, quella dedotta dal portatore di un assegno bancario emesso dal debitore, costituendo detto titolo una promessa di pagamento ai sensi dell'art. 1988 c.c., che inverte l'onere della prova a carico del debitore in ordine all'inesistenza della relativa obbligazione.