Corte di Cassazione, sezione quarta penale, Sentenza 2 maggio 2018, n. 18669 La massima estrapolata L’articolo 624-bis c.p., pur avendo ampliato l’area della punibilita’ in riferimento al luogo di commissione del reato, per nulla ha innovato rispetto al requisito del nesso finalistico fra l’ingresso nel luogo di privata dimora e l’impossessamento della cosa mobile altrui:...
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Corte di Cassazione, sezione quinta penale, sentenza 7 settembre 2017, n. 40827. Violazione di domicilio e causa di particolare tenuità del fatto
La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto nel caso di un senza fissa dimora accusato del delitto di violazione di domicilio, laddove questi si trovi, al momento del fatto, in particolari circostanze di miseria e di emarginazione, ed agisca per motivi strettamente attinenti al reperimento di un alloggio notturno Sentenza 7 settembre...
Corte di Cassazione, sezione quinta penale, sentenza 5 settembre 2017, n. 40280. Il reato di atti persecutori è configurabile anche quando le singole condotte siamo reiterate in un arco di tempo molto ristretto ma è necessario che si tratti di atti autonomi
Sebbene il reato di atti persecutori sia configurabile anche quando le singole condotte siamo reiterate in un arco di tempo molto ristretto, è tuttavia necessario che si tratti di atti autonomi. Non rileva quindi a questo scopo il tentativo dell’imputato di abbattere la porta d’ingresso dell’abitazione della vittima, seguito dal superamento del balcone e dall’effrazione...
Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 31 gennaio 2017, n. 4690
Assolto dal reato di violazione di domicilio un imputato per mancanza dell’elemento soggettivo in quanto entrato nel terreno altrui dopo aver letto e male interpretato una sentenza che sembrava consentirglielo. Il linguaggio giuridico della sentenza (che distingueva tra decisione con effetti dichiarativi e decisione con effetti costitutivi) non era alla portata dell’imputato, di “umili origini”...
Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 22 settembre 2016, n. 39331
Il reato di maltrattamenti in famiglia si configura anche a seguito della cessazione della convivenza e in presenza della separazione, qualora l’attività persecutoria si contestualizzi in ambito familiare. Ed invero, il vincolo coniugale non viene meno con la separazione legale, ma si attenua soltanto, posto che rimangono integri i doveri di reciproco rispetto, di assistenza...
Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 16 agosto 2016, n. 34892
Ai fini della configurazione del reato di violazione di domicilio, il concetto di privata dimora è più ampio di quello di casa d’abitazione, comprendendo ogni altro luogo che, pur non essendo destinato a casa di abitazione, venga usato, anche in modo transitorio e contingente, per lo svolgimento di una attività personale rientrante nella larga accezione...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 23 novembre 2015, n. 46460. La violazione di domicilio è configurabile anche nella condotta di colui che si introduce nel domicilio altrui con intenzioni illecite, in quanto, in tal caso, si ritiene implicita la contraria volontà dei titolare dello jus excludendi e nessun rilievo svolge la mancanza di clandestinità nell’agente, il quale frequenti o si ritenga autorizzato a frequentare l’abitazione dei soggetto passivo. Il carattere illecito delle intenzioni dell’agente rende irrilevante la clandestinità o non dell’accesso. Ma laddove l’accesso sia stato pacificamente realizzato attraverso l’inganno, l’art. 614 cod. pen., non richiede alcun altro requisito. E ciò non per caso, visto che il ricorso ad artifici per introdursi in uno dei luoghi indicati dall’art. 614 cod. pen. con l’apparente consenso del titolare può ragionevolmente spiegarsi solo con la volontà di sottrarsi all’esercizio dello jus exciudendi di quest’ultimo
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 23 novembre 2015, n. 46460 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 15/10/2014 la Corte d’appello di Palermo ha confermato la decisione di primo grado, che aveva assolto Rosario S. dai reati di cui agli artt. 612, comma secondo, cod. pen., in relazione all’art. 339 cod. pen. (capo...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 3 novembre 2015, n. 44399. Anche chi affitta l’immobile a terzi risponde del reato di violazione di domicilio se, senza autorizzazione, vi accede al suo interno
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 3 novembre 2015, n. 44399 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VESSICHELLI Maria – Presidente Dott. PEZZULLO Rosa – Consigliere Dott. SETTEMBRE Antonio – Consigliere Dott. DE MARZO Giuseppe – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 8 luglio 2015, n. 29093. Ai fini della configurazione dei reato di violazione di domicilio, il concetto di privata dimora è più ampio di quello di casa d’abitazione, comprendendo ogni altro luogo che, pur non essendo destinato a casa di abitazione, venga usato, anche in modo transitorio e contingente, per lo svolgimento di una attività personale rientrante nella larga accezione di libertà domestica, ossia tutti quei luoghi che, oltre all’abitazione, assolvano alla funzione di proteggere la vita privata e che siano perciò destinati al riposo, all’alimentazione, alle occupazioni professionali e all’attività di svago. Nella specie un luogo destinato ad attività culturale presuppone un soggiorno che, per quanto breve, ha comunque una certa durata, tale da far ritenere apprezzabile l’esplicazione di vita privata che vi si svolge, pienamente rientrante nella fattispecie in esame.
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 8 luglio 2015, n. 29093 Ritenuto in fatto Con sentenza in data 18.4.2013 la Corte di Appello di Milano confermava la sentenza del Tribunale di Como dei 26.4.2012 con la quale C.L., Sindaco dei Comune di Locate Varesino, era stato condannato alla pena di mesi otto di reclusione,...
L'art. 4, secondo comma, legge 18 aprile 1975 n. 110, nell'equiparare alle armi improprie alcuni strumenti la cui destinazione naturale non è l'offesa alla persona, ma che tuttavia sono occasionalmente atti ad offendere, ne individua in modo specifico alcuni
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 12 febbraio 2015, n. 6261. L’art. 4, secondo comma, legge 18 aprile 1975 n. 110, nell’equiparare alle armi improprie alcuni strumenti la cui destinazione naturale non è l’offesa alla persona, ma che tuttavia sono occasionalmente atti ad offendere, ne individua in modo specifico alcuni che, per le loro caratteristiche,...
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