Incombe sul lavoratore l’onere di dimostrare che il trasferimento, che ha portato al licenziamento per il rifiuto del dipendente di spostarsi, è ritorsivo. Mentre il datore deve provare la giusta causa. Sentenza 30 novembre 2017, n. 28791 Data udienza 5 luglio 2017 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE...
Tag: trasferimento
Consiglio di Stato, sezione IV, sentenza 17 luglio 2017, n. 3472
In materia di indennità di trasferimento le distanze si computano di norma tra le case comunali, valendo il criterio derogatorio della sede dell’ufficio solo quando questo si trova in località isolata Consiglio di Stato sezione IV sentenza 17 luglio 2017, n. 3472 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede...
Consiglio di Stato, sezione III, sentenza 20 gennaio 2015, n. 161. In materia di trasferimento nell'ambito del pubblico impiego, il beneficio dell'assegnazione temporanea previsto dall'art. 42 bis, D.Lgs. n. 151 del 2001 deve ritenersi applicabile anche al personale non contrattualizzato ed al trasferimento tra sedi della stessa Amministrazione. In tale contesto, ai fini del diniego di trasferimento per asserita mancanza di posti disponibili nella sede richiesta spetta unicamente all'Amministrazione che opponga il predetto diniego.
Consiglio di Stato sezione III sentenza 20 gennaio 2015, n. 161 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE TERZA ha pronunciato la presente SENTENZA ex artt. 38 e 60 cod. proc. amm. sul ricorso numero di registro generale 7702 del 2014, proposto da: Ministero dell’Interno, rappresentato...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 10 giugno 2014, n. 13060. L'ottemperanza del datore di lavoro all'ordine giudiziale di riammissione in servizio a seguito di accertamento della nullità dell'apposizione di un termine al contratto di lavoro implica il ripristino della posizione di lavoro del dipendente, il cui reinserimento nell'attività lavorativa deve quindi avvenire nel luogo e nelle mansioni originarie, atteso che il rapporto contrattuale si intende come mai cessato e quindi la continuità dello stesso implica che la prestazione deve persistere nella medesima sede. Resta salva la facoltà del datore di lavoro di disporre il trasferimento del lavoratore ad altra unità produttiva, ma in tal caso devono sussistere le ragioni tecniche, organizzative e produttive richieste dall'art. 2103 c.c.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO sentenza 10 giugno 2014, n. 13060 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VIDIRI Guido – Presidente – Dott. MANNA Antonio – Consigliere – Dott. TRIA Lucia – Consigliere – Dott. BALESTRIERI Federico – Consigliere –...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 19 marzo 2014, n. 6325. Gli accordi sindacali, di ambito nazionale, che regolino i trasferimenti dei lavoratori e concordino i criteri per la loro individuazione, costituiscono una disposizione speciale, perciò da applicare, rispetto al contratto collettivo nazionale di lavoro applicato, il quale costituisce una disciplina generale per la materia
Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 19 marzo 2014, n. 6325 Svolgimento del processo La Corte d’Appello di Napoli, giudice del rinvio disposto dalla Corte di Cassazione con la sentenza n 10219 del 2008 per insufficienza della motivazione della sentenza gravata, con la sentenza 7287 del 2011 accogliendo il ricorso incidentale di Telecom Italia...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 5 novembre 2013 n. 24775. Il diritto della persona handicappata di non essere trasferita senza il suo consenso ad altra sede, mentre non può subire limitazioni in caso di mobilità connessa ad ordinarie esigenze tecnico-produttive dell’azienda, non è invece attuabile ove sia accertata la incompatibilità della permanenza del lavoratore nella sede di lavoro.
Il testo integrale Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 5 novembre 2013 n. 24775[1] Nella specie, avendo il giudice d’appello accertato – con valutazioni di merito non sindacabili in questa sede – che non poteva protrarsi la permanenza della odierna ricorrente nella sede di lavoro, in ragione delle tensioni e dei contrasti creatisi...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza del 14 maggio 2013, n. 11527. In tema di trasferimento e demansionamento
La massima Il pregiudizio non si pone come conseguenza automatica di ogni comportamento illegittimo del datore di lavoro, per cui non è sufficiente dimostrare la mera potenzialità lesiva della condotta datoriale, incombendo sul lavoratore non solo di allegare la illegittimità della condotta datoriale ma anche di fornire la prova ex art. 2697 c.c., anche con...