In linea generale, la qualità di persona di famiglia o di addetta alla casa, all’ufficio o all’azienda di chi ha ricevuto l’atto si presume iuris tantum dalle dichiarazioni recepite dall’ufficiale giudiziario nella relata di notifica, incombendo al destinatario dell’atto, che contesti la validità della notificazione, l’onere di fornire la prova contraria In ipotesi di consegna...
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Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 23 maggio 2016, n. 21394
In tema di lesioni gravissime, integra lo sfregio permanente qualsiasi nocumento che, senza determinare la più grave conseguenza della deformazione, importi un turbamento irreversibile dell’armonia e dell’euritmia delle linee del viso, con effetto sgradevole o d’ilarità, anche se non di ripugnanza, secondo un osservatore comune, di gusto normale e di media sensibilità Suprema Corte di...
Corte di Cassazione,s ezione V, sentenza 8 gennaio 2016, n. 451. In tema di ingiuria, la nozione di onore è relativa alle qualità che concorrono a determinare il valore di un determinato individuo, mentre quella di decoro si riferisce al rispetto o al riguardo di cui ciascuno, in quanto essere umano, è comunque degno. Ai fini dei l’apprezzamento della valenza lesiva di determinate espressioni, le stesse debbano essere contestualizzate, ossia rapportate al contesto spaziotemporale nel quale siano state pronunciate, tenuto altresì conto dello standard di sensibilità sociale dei tempo
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 8 gennaio 2016, n. 451 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 23/07/2013 il giudice di pace di Firenze ha condannato, previo riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, alla pena di euro 800,00 di multa G.M.G., avendola ritenuta responsabile del reato di ingiuria nei confronti dell’avvocato D.C., alle cui...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 28 dicembre 2015, n. 50743. Quanto all’esimente della reciprocità di cui al primo comma dell’art. 599 cod. pen.i che non è necessario un rapporto di immediatezza delle accuse, pur essendo richiesto che tra le stesse intercorra un evidente nesso di dipendenza nel senso che li secondo offensore offende solo perché il primo ha precedentemente offeso; quanto alla esimente della provocazione, che il dato temporale deve essere interpretato con elasticità, non essendo necessaria una reazione istantanea, fermo restando che l’immediatezza della reazione rispetto al fatto ingiusto altrui rende più evidente la sussistenza dei presupposti di taie circostanza attenuante, mentre il passaggio di un lasso di tempo considerevole può assumere rilevanza ai fine di escludere il rapporto causale e di riferire la reazione ad un sentimento differente, quale l’odio o il rancore a lungo provato
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 28 dicembre 2015, n. 50743 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 10/10/2014, il Tribunale di Campobasso ha confermato la decisione di primo grado, che aveva condannato U. D.G. alla pena di giustizia e al risarcimento dei danni in favore della costituita parte civile, avendolo ritenuto responsabile dei...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 18 novembre 2015, n. 23624. Stante l’art. 360, comma primo, n. 5, cod. proc. civ., nel testo risultante dalle modifiche apportate dall’art. 54, comma 1, lett. b) del d.l. 22 giugno 2012, n. 83, cony., con modificazioni, dalla I. 7 agosto 2012, n. 134 e che, pertanto, è denunciabile in cassazione solo l’anomalia motivazionale che si esaurisce nella “mancanza assoluta di motivi sotto l’aspetto materiale e grafico”, nella “motivazione apparente”, nel “contrasto irriducibile tra affermazioni inconciliabili” e nella “motivazione perplessa ed obiettivamente incomprensibile”, esclusa qualunque rilevanza del semplice difetto di “sufficienza” della motivazione
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 18 novembre 2015, n. 23624 Svolgimento del processo 1. Con sentenza depositata il 28 luglio 2014 la Corte d’appello di Torino ha rigettato le impugnazioni proposte da M.A. e da F.C. avverso la dichiarazione di adottabilità dei minore H. A.. 2. La Corte territoriale ha posto a fondamento...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 23 novembre 2015, n. 46460. La violazione di domicilio è configurabile anche nella condotta di colui che si introduce nel domicilio altrui con intenzioni illecite, in quanto, in tal caso, si ritiene implicita la contraria volontà dei titolare dello jus excludendi e nessun rilievo svolge la mancanza di clandestinità nell’agente, il quale frequenti o si ritenga autorizzato a frequentare l’abitazione dei soggetto passivo. Il carattere illecito delle intenzioni dell’agente rende irrilevante la clandestinità o non dell’accesso. Ma laddove l’accesso sia stato pacificamente realizzato attraverso l’inganno, l’art. 614 cod. pen., non richiede alcun altro requisito. E ciò non per caso, visto che il ricorso ad artifici per introdursi in uno dei luoghi indicati dall’art. 614 cod. pen. con l’apparente consenso del titolare può ragionevolmente spiegarsi solo con la volontà di sottrarsi all’esercizio dello jus exciudendi di quest’ultimo
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 23 novembre 2015, n. 46460 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 15/10/2014 la Corte d’appello di Palermo ha confermato la decisione di primo grado, che aveva assolto Rosario S. dai reati di cui agli artt. 612, comma secondo, cod. pen., in relazione all’art. 339 cod. pen. (capo...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 3 novembre 2015, n. 44399. Anche chi affitta l’immobile a terzi risponde del reato di violazione di domicilio se, senza autorizzazione, vi accede al suo interno
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 3 novembre 2015, n. 44399 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VESSICHELLI Maria – Presidente Dott. PEZZULLO Rosa – Consigliere Dott. SETTEMBRE Antonio – Consigliere Dott. DE MARZO Giuseppe – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 29 luglio 2015, n. 33550. Il diritto di critica si concretizza in un giudizio valutativo che postula l’esistenza del fatto assunto ad oggetto o spunto del discorso critico ed una forma espositiva non ingiustificatamente sovrabbondante rispetto al concetto da esprimere, e, conseguentemente, esclude la punibilità di coloriture ed iperboli, toni aspri o polemici, linguaggio figurato o gergale, purché tali modalità espressive siano proporzionate e funzionali all’opinione o alla protesta, in considerazione degli interessi e dei valori che si ritengono compromessi (Sez. 1, n. 36045 del 13/06/2014, Surano, Rv. 261122). In questa prospettiva, si è, ad es., ritenuto che sussiste l’esimente dei diritto di critica qualora – con una missiva indirizzata al Sindaco e alla Giunta locali – si accusino alcuni vigili urbani di ‘scarsa professionalità’ e di ‘superficialità mista a incoscienza e presuntuosità’ in relazione al rilevamento degli incidenti stradali, considerato che tali espressioni costituiscono giudizi di valore e che essi rispettano i canoni della pertinenza e della continenza
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 29 luglio 2015, n. 33550 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 10/03/2014 il Tribunale di Messina ha confermato la decisione di primo grado che aveva condannato alla pena di giustizia e al risarcimento dei danno, C.P., avendolo ritenuto responsabile del reato di diffamazione, per avere inviato al...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 2 luglio 2015, n. 28199. Commercialisti custodi in una procedura di prevenzione: come si determina il compenso
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 2 luglio 2015, n. 28199 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. LOMBARDI Alfredo Maria – Presidente Dott. BEVERE Antonio – Consigliere Dott. ZAZA Carlo – Consigliere Dott. DE MARZO Giuseppe – rel. Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 18 giugno 2015, n. 12645. Nessun rendiconto è dovuto al marito che versa il mantenimento per la figlia minore anche se la madre, per non aver saldato le spese condominiali, lascia che la casa coniugale venga sottoposta ad azioni espropriative. L’assegno posto a carico del coniuge non affidatario quale concorso agli oneri è determinato in misura forfetaria ed è proporzionato alle sostanze dei genitori e, quindi, l’onerato non ha diritto ad un rendiconto delle spese effettivamente sostenute per il suddetto mantenimento
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I SENTENZA 18 giugno 2015, n. 12645 Motivi della decisione Con il primo motivo di ricorso si lamenta violazione dell’art. 156 cod. civ. nonché mancata ammissione di prova testimoniale su un fatto determinante per la quantificazione dell’assegno di mantenimento, nonché omesso esame di prova documentale decisiva. In particolare, il...