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Per configurare il mobbing o lo straining

Corte di Cassazione, sezione lavoro civile, Sentenza 12 luglio 2019, n. 18808 Massima estrapolata: Per configurare il mobbing o lo straining, quali comportamenti vessatori nei confronti del dipendente non è necessario che ricorra conflittualità reciproca. Infatti, a fronte di atteggiamenti ostili del lavoratore, il datore di lavoro non è certamente legittimato ad indursi a comportamenti vessatori....

Il lavoratore al quale il giudice ha riconosciuto il demansionamento e dunque il danno patrimoniale, ma non il mobbing non può proporre nuova richiesta per il danno biologico dopo un infarto a suo avviso collegato al mobbing.
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Il lavoratore al quale il giudice ha riconosciuto il demansionamento e dunque il danno patrimoniale, ma non il mobbing non può proporre nuova richiesta per il danno biologico dopo un infarto a suo avviso collegato al mobbing.

Corte di Cassazione, sezione lavoro, Sentenza 3 settembre 2018, n. 21573. La massima estrapolata: Il lavoratore al quale il giudice ha riconosciuto il demansionamento e dunque il danno patrimoniale, ma non il mobbing non può proporre nuova richiesta per il danno biologico dopo un infarto a suo avviso collegato al mobbing. Sentenza 3 settembre 2018,...

Corte di Cassazione, sezione seconda penale, sentenza 16 febbraio 2018, n. 7639. Gli atti persecutori realizzati in danno del lavoratore dipendente e finalizzati alla sua emarginazione (c.d. mobbing) possono integrare il delitto di maltrattamenti in famiglia esclusivamente qualora il rapporto tra il datore di lavoro e il dipendente assuma natura para -familiare
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Corte di Cassazione, sezione seconda penale, sentenza 16 febbraio 2018, n. 7639. Gli atti persecutori realizzati in danno del lavoratore dipendente e finalizzati alla sua emarginazione (c.d. mobbing) possono integrare il delitto di maltrattamenti in famiglia esclusivamente qualora il rapporto tra il datore di lavoro e il dipendente assuma natura para -familiare

Gli atti persecutori realizzati in danno del lavoratore dipendente e finalizzati alla sua emarginazione (c.d. mobbing) possono integrare il delitto di maltrattamenti in famiglia esclusivamente qualora il rapporto tra il datore di lavoro e il dipendente assuma natura para -familiare, in quanto caratterizzato da relazioni intense ed abituali, dal formarsi di consuetudine di vita tra...

Corte di Cassazione, sezione lavoro, ordinanza 19 febbraio 2018, n. 3977. Riconosciuto nei confronti di una insegnante il risarcimento per straining
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Corte di Cassazione, sezione lavoro, ordinanza 19 febbraio 2018, n. 3977. Riconosciuto nei confronti di una insegnante il risarcimento per straining

Riconosciuto nei confronti di una insegnante il risarcimento per straining, consistente in una forma di mobbing attenuato. Ordinanza 19 febbraio 2018, n. 3977 Data udienza 22 novembre 2017 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. NAPOLETANO Giuseppe – Presidente Dott. TORRICE Amelia...

Corte di Cassazione, sezione III civile, sentenza 28 febbraio 2017, n. 5044
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Corte di Cassazione, sezione III civile, sentenza 28 febbraio 2017, n. 5044

Il fatto che sussista una tutela specifica per la lite temeraria ovviamente non ha alcuna pertinenza con l’ipotesi in cui vi sia una condotta persecutoria che si sia concretizzata proprio nella continuativa pluralita’ di iniziative giudiziarie nei confronti del molestato (ovvero nel c.d. mobbing immobiliare – fattispecie consistente nelle pressioni, anche illegali, dei proprietari “per...

Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 27 gennaio 2017, n. 2142.
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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 27 gennaio 2017, n. 2142.

Nel pubblico impiego privatizzato vi può essere il “mobbing lavorativo”, se vi sono concatenati elementi di carattere persecutorio. Nel caso di specie, un vigile urbano era stato assegnato alle “pratiche cimiteriali”, e la sede di lavoro era una stanza che aveva tutte le caratteristiche della “camera mortuaria”. La sentenza ha anche precisato che – per...

Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 28 settembre 2016, n. 19180
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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 28 settembre 2016, n. 19180

Il giudice anche se esclude il mobbing è tenuto a valutare se le alcuni dei comportamenti denunciati non possano essere considerati di per sé vessatori e mortificanti e dunque utili a far scattare la responsabilità del datore Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 28 settembre 2016, n. 19180 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO...

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In caso di danno biologico, per i danni conseguenti ad infortuni sul lavoro e a malattie professionali verificatisi o denunciati a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto ministeriale di cui al comma 3, l’INAIL nell’ambito del sistema d’indennizzo e sostegno sociale, in luogo della prestazione di cui all’art. 66, comma 1, n. 2), del Testo Unico, eroga l’indennizzo previsto e regolato dalle apposite disposizioni. In particolare, secondo l’art.13, 2 comma lett. a) del d.lgs. n. 38 le menomazioni conseguenti alle lesioni dell’integrità psicofisica di cui al comma 1 sono valutate in base a specifica “tabella delle menomazioni”, comprensiva degli aspetti dinamico-relazionali. L’indennizzo delle menomazioni di grado pari o superiore al 6 per cento ed inferiore al 16 per cento è erogato in capitale, dal 16 per cento è erogato in rendita, nella misura indicata nell’apposita “tabella indennizzo danno biologico”. In definitiva, la liquidazione degli indennizzi operata dall’Inail non si effettua secondo i criteri ordinari, ma in base ai parametri, alle tabelle e alle regole proprie stabilite dal sistema assicurativo e per conseguire i fini suoi propri in conformità all’art. 38 Cost. Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 26 aprile 2016, n. 8243.

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 26 aprile 2016, n. 8243 Svolgimento del processo Con la sentenza n. 1472/2011, pubblicata il 19.1.2012, la Corte d’Appello di Torino respingeva l’appello contro la sentenza di primo grado del Tribunale di Torino con cui era stata respinta la domanda di C.S. volta ad ottenere il riconoscimento di...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 16 marzo 2016, n. 5230. Nell’ipotesi in cui il lavoratore chieda il risarcimento dei danno patito alla propria integrità psico-fisica in conseguenza di una pluralità di comportamenti del datore di lavoro e dei colleghi di lavoro di natura asseritamente vessatoria, il giudice del merito, pur nella accertata insussistenza di un intento persecutorio idoneo ad unificare tutti gli episodi addotti dall’interessato e quindi della configurabilità di una condotta di mobbing, è tenuto a valutare se alcuni dei comportamenti denunciati, pur non essendo accomunati dal medesimo fine persecutorio, possano essere considerati vessatori e mortificanti per il lavoratore e, come tali, siano ascrivibili a responsabilità dei datore di lavoro – presuppone ovviamente che la questione sia stata validamente introdotta nel giudizio di cassazione, il che a sua volta postula che il ricorrente indichi in quale momento dei giudizio di merito la relativa prospettazione sia stata avanzata, solo così assumendo rilievo l’omessa pronuncia

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 16 marzo 2016, n. 5230 Fatto Con sentenza depositata il 1°.10.2012, la Corte d’appello di Milano confermava la statuizione di primo grado che aveva rigettato l`impugnativa proposta da R.P. contro il licenziamento per giusta causa intimatogli dalla s.r.l. S.S.C. nonché la sua domanda risarcitoria per asserita condotta vessatoria...