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Consiglio di Stato, sezione III, sentenza 13 novembre 2015, n. 5197. Il rischio di infiltrazione deve trovare motivazione in circostanze di cui si possa apprezzare la attualità al momento della valutazione, premesso che l’attualità può escludersi quando le circostanze riportate nell’informativa appaiono in buona parte molto risalenti nel tempo e che tale connotato non si ravvisa nella fattispecie all’esame in cui la sentenza di condanna per il delitto-spia è divenuta definitiva meno di cinque anni prima dell’interdittiva (la condanna è dunque un fatto attuale, ancorché intervenuta dopo qualche anno dai fatti di reato, alla luce del disposto dell’art. 84, comma 4, lett. a), del D. Lgs. n. 159/2011 e deve essere presa in considerazione ai sensi della norma citata ai fini del rilascio dell’informativa) e che cariche sociali nelle società “indagate” sono state ricoperte dall’interessato fino ad un tempo relativamente recente ( tale potendosi ancora considerare un periodo di 6 – 7 anni ), comunque le deduzioni dell’appellante sul punto non risultano né convincenti né probanti, non solo perché il mero decorso del tempo è in sé un elemento neutro, che non smentisce, da solo, la persistenza di legami, vincoli e sodalizi e comunque non dimostra, da solo, l’interruzione di questi, se non corroborato da ulteriori e convincenti elementi indiziarii, ma anche perché trascura di considerare che l’infiltrazione mafiosa, per la natura stessa delle organizzazioni criminali dalle quali promana e per la durezza e, insieme, durevolezza dei legami che esse instaurano con il mondo imprenditoriale, ha una stabilità di contenuti e, insieme, una mutevolezza di forme, economiche e giuridiche, capace di sfidare il più lungo tempo e di occupare il più ampio spazio possibile

Consiglio di Stato sezione III sentenza 13 novembre 2015, n. 5197 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE TERZA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 9689 del 2014, proposto da: -OMISSIS- in persona del legale rappresentante p.t., rappresentata e difesa dagli avv.ti...

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Consiglio di Stato, sezione III, sentenza 24 luglio 2015, n. 3653. È legittima un’informativa antimafia che si fonda anche su fatti risalenti nel tempo, quando da questi indizi deriva che l’attività dell’impresa è stata condizionata. Tali situazioni di condizionamento possono essere desunte anche da una sentenza del Tribunale penale, che ha condannato l’interessato per il delitto dell’art. 644 del Codice penale, relativo all’usura

Consiglio di Stato sezione III sentenza 24 luglio 2015, n. 3653 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE TERZA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 4702 del 2015, proposto da: Ministero dell’Interno, in persona del Ministro pro tempore, U.T.G. – Prefettura di...

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Consiglio di Stato, sezione III, sentenza 19 gennaio 2015, n. 115. La misura interdittiva antimafia consiste in una tipica misura cautelare di polizia, avente natura preventiva, che si aggiunge alle misure di prevenzione antimafia di natura giurisdizionale e prescinde dall'accertamento in sede penale di uno o più reati connessi all'associazione di tipo mafioso. Per la sua adozione non occorre, inoltre, né la prova di fatti di reato, né la prova dell'effettiva infiltrazione mafiosa nell'impresa, né quella del reale condizionamento delle scelte dell'impresa da parte di associazioni o soggetti mafiosi. Ai fini della sua adozione è, pertanto, sufficiente un compiuto quadro fattuale ed indiziario di un "tentativo di infiltrazione" avente lo scopo di condizionare le scelte dell'impresa, anche se tale scopo non si è in concreto realizzato. Detta scelta è coerente con le caratteristiche fattuali e sociologiche del fenomeno mafioso, che non necessariamente si concreta in fatti univocamente illeciti, potendo fermarsi alla soglia dell'intimidazione, dell'influenza e del condizionamento latente di attività economiche formalmente lecite

Consiglio di Stato sezione III sentenza 19 gennaio 2015, n. 115 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE TERZA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 6291 del 2009, proposto da Al.Ma. di Al.Mi. e C. s.a.s., rappresentata e difesa dall’avv. Ga.Ia., con...