Ai fini del riconoscimento del vizio totale o parziale di mente, rilevano solo i «disturbi della personalità» che siano di consistenza, intensità e gravità tali da incidere concretamente sulla capacità di intendere o di volere
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Ai fini del riconoscimento del vizio totale o parziale di mente, rilevano solo i «disturbi della personalità» che siano di consistenza, intensità e gravità tali da incidere concretamente sulla capacità di intendere o di volere

Corte di Cassazione, Sezione sesta penale, Sentenza 6 luglio 2018, n. 30733. La massima estrapolata: Ai fini del riconoscimento del vizio totale o parziale di mente, rilevano solo i «disturbi della personalità» che siano di consistenza, intensità e gravità tali da incidere concretamente sulla capacità di intendere o di volere, escludendola o scemandola grandemente, e...

La violazione dell’articolo 609 quinquies c.p., comma 1, e’ caratterizzato dalla necessita’ che la condotta da esso descritta – consistente nel compimento di atti sessuali, dovendo essere ricompresi in tale nozione non solamente le condotte di congiunzione carnale fra soggetti diversi ma anche le condotte onanistiche nonche’ gli atti di mero esibizionismo degli organi genitali, ove connessi a manifestazioni della vita sessuale, in presenza di persona avente eta’ inferiore ad anni 14
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La violazione dell’articolo 609 quinquies c.p., comma 1, e’ caratterizzato dalla necessita’ che la condotta da esso descritta – consistente nel compimento di atti sessuali, dovendo essere ricompresi in tale nozione non solamente le condotte di congiunzione carnale fra soggetti diversi ma anche le condotte onanistiche nonche’ gli atti di mero esibizionismo degli organi genitali, ove connessi a manifestazioni della vita sessuale, in presenza di persona avente eta’ inferiore ad anni 14

Corte di Cassazione, sezione terza penale, sentenza 26 marzo 2018, n. 13996. La violazione dell’articolo 609 quinquies c.p., comma 1, e’ caratterizzato dalla necessita’ che la condotta da esso descritta – consistente nel compimento di atti sessuali, dovendo essere ricompresi in tale nozione non solamente le condotte di congiunzione carnale fra soggetti diversi ma anche...

Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 24 ottobre 2016, n.44659
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Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 24 ottobre 2016, n.44659

Ai fini del riconoscimento del vizio totale o parziale di mente, anche i “disturbi della personalità”, che non sempre sono inquadrabili nel ristretto novero delle malattie mentali, possono rientrare nel concetto di “infermità”, purché siano di consistenza, intensità e gravità tali da incidere concretamente sulla capacità di intendere o di volere, escludendola o scemandola grandemente,...

Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 28 giugno 2016, n. 26779
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Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 28 giugno 2016, n. 26779

Ai fine dell’esclusione dell’imputabilità, i disturbi della personalità possono indurre infermità di mente, pur quando non siano inquadrabili nelle categorie delle malattie mentali in senso stretto, purché si tratti di disturbi di consistenza, intensità e gravità tali da incidere concretamente sulla capacità di intendere e di volere e sempre che ricorra un legame eziologico tra...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 6 agosto 2015, n. 34466. La malattia di mente rilevante per l’esclusione o per la riduzione dell’imputabilità è solo quella medico-legale, dipendente da uno serio stato patologico, che comporti una degenerazione della sfera intellettiva o volitiva dell’agente. I disturbi della personalità, o ogni altro disturbo mentale, sono in grado di influire sulla capacità di intendere e volere solo quando intervengono con un nesso eziologico nella condotta criminosa, per effetto dei quali il reato viene ritenuto causalmente determinato proprio dal disturbo mentale; si deve trattare cioè di turbe mentali di tale consistenza e gravità da determinare una situazione psichica che impedisca al soggetto di gestire le proprie azioni e faccia sì che non ne percepisca il disvalore; oppure di impulsi all’azione, pur riconosciuta come riprovevole, che siano tali da vanificare la capacità di apprezzarne le conseguenze. Nel caso in esame, di fronte all’omicidio di tre persone, un mero disturbo dell’adattamento non è stato assunto come sintomo di una mancante o ridotta capacità di intendere e volere.

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 6 agosto 2015, n. 34466 Rilevato in fatto 1. Con sentenza in data 5 marzo 2013 il G.U.P. del Tribunale di Cagliari, a seguito di rito abbreviato, ha dichiarato M.F. colpevole dei reati di omicidio continuato aggravato di cui agli artt. 81 cpv., 575 e 577 n. 3...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 22 ottobre 2014, n. 22331. Qualsiasi struttura sanitaria, nel momento stesso in cui accetta il ricovero d'un paziente, stipula un contratto dal quale discendono naturalmente, ai sensi dell'articolo 1374 c.c., due obblighi: il primo e' quello di apprestare al paziente le cure richieste dalla sua condizione; il secondo e' quello di assicurare la protezione delle persone di menomata o mancante autotutela, per le quali detta protezione costituisce la parte essenziale della cura. Ove un paziente ricoverato per disturbi mentali tenti il suicidio, riportando lesioni personali, la struttura sanitaria che l'aveva in cura risponde di tali lesioni, a prescindere dal carattere volontario od obbligatorio del trattamento sanitario praticato in concreto, non potendo quest'ultimo condizionare l'obbligo di sorveglianza da parte del medico e del personale sanitario

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 22 ottobre 2014, n. 22331 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AMATUCCI Alfonso – Presidente Dott. VIVALDI Roberta – Consigliere Dott. SESTINI Danilo – Consigliere Dott. CIRILLO Francesco Maria – Consigliere Dott. ROSSETTI Marco...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 30 giugno 2014, n. 14794. Gli eredi non possono annullare il matrimonio contratto dal de cuius in stato di assoluta incapacita' di intendere e di volere se l’azione non è stata gia' esercitata dallo stesso prima della morte

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 30 giugno 2014, n. 14794 Svolgimento del processo La Corte di appello di Roma, con sentenza 30 novembre 2011, ha rigettato il gravame proposto da T.A. e T.C. avverso la sentenza del Tribunale di Roma che aveva rigettato la loro domanda di annullamento del matrimonio contratto, in data...

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