Suprema Corte di Cassazione sezione V Sentenza 9 gennaio 2014, n. 597 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FERRUA Giulian – Presidente Dott. OLDI Paolo – Consigliere Dott. LAPALORCIA Grazia – Consigliere Dott. VESSICHELLI M. – rel. Consigliere Dott. DEMARCHI...
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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 9 gennaio 2014, n. 585. Violazione e sottrazione di corrispondenza per la moglie per avere aperto e preso visione della corrispondenza bancaria del marito poi utilizzata in un procedimento di separazione
Suprema Corte di Cassazione sezione V Sentenza 9 gennaio 2014, n. 585 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BEVERE Antonio – Presidente Dott. DE BERARDINIS Silvana – Consigliere Dott. VESSICHELLI Maria – Consigliere Dott. GUARDIANO Alfredo – Consigliere Dott. DE...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 8 gennaio 2014, n. 348. La possibilità di riproporre la richiesta condizionata di giudizio abbreviato prima dell’apertura del dibattimento, e proprio davanti al quel giudice che se lo ritiene può celebrare direttamente secondo il rito richiesto, come sancito dalla Corte costituzionale, si applica anche alle ipotesi di diniego dell’abbreviato “ordinario”
Suprema Corte di Cassazione sezione I Sentenza 8 gennaio 2014, n. 348 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GIORDANO Umberto – Presidente Dott. VECCHIO Massimo – Consigliere Dott. CAIAZZO Luigi – Consigliere Dott. LA POSTA Lucia – Consigliere Dott. MAGI...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 8 gennaio 2014, n. 172. In caso di mobbing, l’accertamento del danno alla salute del dipendente non comporta necessariamente anche il riconoscimento del danno alla professionalità.
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro Sentenza 8 gennaio 2014, n. 172 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. LAMORGESE Antonio – Presidente Dott. VENUTI Pietro – Consigliere Dott. NAPOLETANO Giuseppe – Consigliere Dott. MAISANO Giulio – rel. Consigliere Dott. BRONZINI Giuseppe...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 10 gennaio 2014, n. 725. La circostanza aggravante di avere adoperato sevizie e di avere agito con crudeltà verso le persone (art. 61 c.p., n. 4) ricorre nella seconda ipotesi quando le modalità della condotta esecutiva di un delitto rendano evidente la volontà di infliggere alla vittima sofferenze che trascendono il normale processo di causazione dell’evento e costituiscono un elemento aggiuntivo, un “quid pluris” rispetto all’attività necessaria ai fini della consumazione del reato. La condotta del reo merita dunque più severa punizione perché resa particolarmente riprovevole dalla gratuità e superfluità, rispetto al processo causale, dei patimenti cagionati alla vittima mediante un’azione perciò indicativa di malvagità, insensibilità e di mancanza di qualsiasi sentimento di umana pietà
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I SENTENZA 10 gennaio 2014, n. 725 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza resa il 19 giugno 2012 la Corte di Assise di Appello di Bari confermava la pronuncia del G.U.P. del locale Tribunale che in data 9 giugno 2011, all’esito del giudizio celebrato nelle forme del rito abbreviato, aveva...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 17 gennaio 2014, n. 872. Oggetto del contratto di appalto è il risultato di un facere (anche se comprensivo di un dare) che può concretarsi sia nel compimento di un’opera che di un servizio che l’appaltatore assume verso il committente dietro corrispettivo, mentre oggetto del contratto di vendita è il trasferimento di un bene a cui può essere connessa un’obbligazione di fare, cioè, l’obbligazione di mettere in opera il bene venduto. Nel contratto di appalto vi è un fare che può essere comprensivo di un dare, mentre nel contratto di compravendita vi è un dare che può comportare anche un fare
La massima 1. Oggetto del contratto di appalto è il risultato di un facere (anche se comprensivo di un dare) che può concretarsi sia nel compimento di un’opera che di un servizio che l’appaltatore assume verso il committente dietro corrispettivo, mentre oggetto del contratto di vendita è il trasferimento di un bene a cui può...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 20 gennaio 2014, n. 2343. Condannato per omicidio colposo il responsabile del Kartdromo per aver cagionato la morte di una ragazza consentendole di accedere al kart nonostante indossasse una sciarpa che le cingeva il collo, indumento ad alto rischio per quel tipo di attività, nonché un casco non omologato. Per la S.C. è contraria alle regole di comune prudenza la condotta del gestore di una pista per “go-karts” di noleggio di uno di tali veicoli senza la contemporanea fornitura del casco integrale e senza previa eliminazione dalla pista di tutto quanto potesse costituire pericolo o intralcio alla circolazione, compreso il pietrisco del fondo, inoltre, a fortiori deve ritenersi improntata all’assenza di un minimo di buon senso ed in palese violazione del disposto dell’art. 4 D.lvo n. 626 del 1994, la gestione dell’impianto laddove non fu impedito radicalmente l’uso della sciarpa a bordo dei kar
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 20 gennaio 2014, n. 2343 Ritenuto in fatto Ricorre per cassazione il comune difensore di fiducia di S.G. e C.S. avverso la sentenza emessa in data 18.6.2012 dalla Corte di Appello di Salerno che, in totale riforma di quella assolutoria del Giudice monocratico del Tribunale di Nocera Inferiore...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 20 gennaio 2014, n. 1071. Ai fini dell’interruzione e sospensione dell’usucapione vige il principio della tassatività degli atti interruttivi, costituiti dalla perdita materiale del potere di fatto sulla cosa o da specifici atti giudiziali, per cui la “mera diffida a riconsegnare la res da altri posseduta, non può ritenersi atto idoneo a sospendere o interrompere il possesso ai fini dell’usucapione ex artt. 2943 e 1165 c.c. cioè la perdita materiale del potere di fatto sul bene
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 20 gennaio 2014, n. 1071 Svolgimento del processo Con atto di citazione notificato il 17.4.1989 C.F. evocava in giudizio A.V. e L.V.M. , esponendo di essere proprietario di un fondo sito nella via (omissis) , confinante ad Est con il fondo di proprietà dei convenuti e che...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 21 gennaio 2014 n. 2659. Annullato il provvedimento di sequestro in danno dell’ILVA per 8,1 mld di euro per essere viziato da abnormità
Il testo integrale Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 21 gennaio 2014 n. 2659 [1] Il provvedimento è viziato da abnormità non risultando inquadrabile normativamente, avendo di fatto consentito, in assenza dl una domanda cautelare proveniente dall’unico organo in tal senso legittimato, ossia dal P.M., una indebita estensione dell’ambito di applicazione dell’originario vincolo cautelare reale...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 20 gennaio 2014, n. 999. Proposta azione di risarcimento danno conseguenti ad una caduta dovuta al manto stradale sconnesso e dissestato in danno del Comune di Sorrento, in Appello veniva confermata la sentenza di rigetto poichè l’attrice aveva chiesto in primo grado la condanna ai sensi dell’art. 2043 cod. civ., sicché non poteva essere proposta per la prima volta in appello la diversa domanda fondata sull’art. 2051 cod. civ., richiedendo i due tipi di responsabilità l’accertamento di elementi di fatto diversi. La Cassazione conferma il provvedimento della Corte di merito affermando principi già consolidati, ovvero: una volta proposta in primo grado una domanda ai sensi dell’art. 2043 cod. civ. – fondata, ad esempio, sulle figure dell’insidia e del trabocchetto, ancorché impropriamente richiamate – non è consentito alla parte in grado di appello fondare la medesima domanda sulla violazione dell’obbligo di custodia, perché ciò verrebbe inevitabilmente a stravolgere il processo, mettendo il danneggiante nella situazione di doversi attivare quando una serie di preclusioni processuali si sono già maturate. Infine anche nel merito viene confermato la responsabilità del pedone: in una strada dissestata è del tutto ragionevole l’esistenza di un tombino malfermo e mobile, sicché la caduta in una situazione del genere può ricondursi anche alla esclusiva responsabilità del pedone, ovvero non si deve ritenere di necessità “cagionata dalla cosa in custodia
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 20 gennaio 2014, n. 999 Svolgimento del processo 1. V.E. conveniva in giudizio il Comune di Sorrento, davanti al Tribunale di Torre Annunziata, Sezione distaccata di Sorrento, chiedendo il risarcimento dei danni conseguenti ad una caduta dovuta al manto stradale sconnesso e dissestato. Costituitosi il Comune, il Tribunale...