Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 31 marzo 2014, n. 14788 Ritenuto in fatto 1. Ricorre per cassazione S.G. unitamente al difensore di fiducia avverso la sentenza emessa in data 7.3.2013 dalla Corte di Appello di Ancona che confermava nei suoi confronti (laddove S.G., direttore dei lavori, veniva assolto) quella in data 15.12.2005 del...
Categoria: Diritto Penale e Procedura Penale
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 18 marzo 2014, n. 12735. In tema di misure cautelari personali, allorche' sia denunciato, con ricorso per cassazione, vizio di motivazione del provvedimento emesso dal Tribunale del riesame in ordine alla consistenza dei gravi indizi di colpevolezza, alla Corte Suprema spetta "il compito di verificare se il giudice di merito abbia dato adeguatamente conto delle ragioni che l'hanno indotto ad affermare la gravita' del quadro indiziario a carico dell'indagato, controllando la congruenza della motivazione riguardante la valutazione degli elementi indizianti, rispetto ai canoni della logica e ai principi di diritto che governano l'apprezzamento delle risultanze probatorie, nella peculiare prospettiva dei procedimenti incidentali de libertate
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 18 marzo 2014, n. 12735 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GALLO Domenico – Presidente Dott. TADDEI Margherita – Consigliere Dott. LOMBARDO Luigi Giovan – Consigliere Dott. PELLEGRINO Andrea – Consigliere Dott. BELTRANI Sergio...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 31 marzo 2014, n. 14785. Non sussiste l'aggravante di cui all'art. 625 c.p., comma 1, n. 7 – "sub specie" di esposizione per consuetudine alla pubblica fede – nel caso in cui si verifichi il furto di una bicicletta, abbandonata senza alcuna custodia in una pubblica via, in quanto la consuetudine di cui al succitato art. 625, comma 1, n. 7 designa la pratica di fatto rientrante negli usi e nelle abitudini sociali, desunta sulla base di condotte verificate come ripetitive in un ampio arco temporale e tali, pertanto, da essere riconducibili a notorietà
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 31 marzo 2014, n. 14785 Ritenuto in fatto Ricorre per cassazione il Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Brescia avverso la sentenza emessa, all’esito del giudizio abbreviato, in data 6.12.2012 dal giudice monocratico del Tribunale di Bergamo con la quale, esclusa l’aggravante di...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 31 marzo 2014, n. 14784. L'incompatibilità della destinazione ad uso non esclusivamente personale desunta dal rinvenuto quantitativo (gr. 62,9 lordi complessivi) dello stupefacente dotato di efficacia drogante, come tale idoneo al confezionamento di un numero definito di dosi medie (238)
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 31 marzo 2014, n. 14784 Ritenuto in fatto Ricorre per cassazione il difensore di fiducia di D.G.G. avverso la sentenza emessa dalla Corte di Appello di L’Aquila in data 4.7.2012 che confermava quella in data 21.6.2010 del Tribunale di Teramo con la quale il predetto era stato condannato,...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 31 marzo 2014, n. 14816. Nel caso in cui reati perseguibili mediante citazione diretta siano connessi a reati per i quali dovrebbe essere promossa l'udienza preliminare – e per tutti i reati in questione vi sia evidenza della prova e ricorrano le ulteriori condizioni di cui all'art. 453 cod. proc. pen. – il pubblico ministero è ammesso a procedere congiuntamente mediante richiesta di giudizio immediato
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 31 marzo 2014, n. 14816 Ritenuto in fatto 1. È impugnata la sentenza n. 2371/12 con la quale la Corte d’appello di Bari, in data 19/10/2012, parzialmente riformando una sentenza resa dal Tribunale di Bari in composizione monocratica, ha ritenuto S.C. responsabile dei delitti di resistenza a pubblico...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 5 marzo 2014, n.10514. L'ipotesi lieve disciplinata dall'art. 73 comma 5 d.P.R. n. 309 del 1990 in materia di sostanze stupefacenti deve essere configurata, a seguito delle modifiche apportate dal d.l. n. 146 del 2013, conv. in l. n. 10 del 2014, quale ipotesi autonoma di reato e non più quale circostanza attenuante, derivandone, tra l'altro, anche retroattivamente, l'applicabilità del termine prescrizionale pari a sei anni di cui all’art. 157 c.p.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV SENTENZA 5 marzo 2014, n.10514 Svolgimento del processo 1. – Con sentenza resa in data 11.11.2008, il tribunale di Lecce ha condannato V.M. alla pena di sei anni di reclusione ed Euro 30.000,00 di multa in relazione a un reato concernente il traffico di sostanze stupefacenti (cocaina ed eroina)...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 28 marzo 2014, n. 14610. Il reato di cui all'art. 189, comma settimo, cod. strada contempla tra gli elementi costitutivi della fattispecie obiettiva la necessità di assistenza alle persone ferite sicché, ove insussistente, non rileva che l'autore del fatto ne abbia avuto contezza o meno; peraltro, trattasi di reato punibile esclusivamente a titolo di dolo, quantomeno eventuale, nel cui oggetto deve rientrare dunque anche il bisogno di assistenza delle persone ferite
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 28 marzo 2014, n. 14610 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza indicata in epigrafe la Corte di Appello di Milano ha confermato la condanna pronunciata nei confronti di R.C.F. dal Tribunale di Vigevano, che ha riconosciuto il medesimo colpevole dei reati rispettivamente previsti dai commi 6 e...
Corte di Cassazione, szione I, sentenza 28 marzo 2014, n. 14647. In tema di reati contro la persona, l'omicidio preterintenzionale si configura allorquando l'azione aggressiva dell'autore del reato sia diretta soltanto a percuotere la vittima o a causarle lesioni, così che la morte costituisca un evento non voluto, ancorché legato da nesso causale alla condotta dell'agente, di guisa che il criterio distintivo tra l'omicidio volontario e l'omicidio preterintenzionale risiede nel fatto che nel secondo caso la volontà dell'agente esclude ogni previsione dell'evento morte, mentre nell'omicidio volontario la volontà dell'agente è costituita dall'"animus necandi", ossia dal dolo intenzionale, nelle gradazioni del dolo diretto o eventuale, il cui accertamento è rimesso alla valutazione rigorosa di elementi oggettivi desunti dalle concrete modalità della condotta
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 28 marzo 2014, n. 14647 Ritenuto in fatto e considerato in diritto 1. Con sentenza del 9 aprile 2013 la Corte di assise di appello di Bari confermava quella pronunciata il 19 marzo 2012, all’esito di giudizio abbreviato, dal GUP del Tribunale di Trani, con la quale...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 28 marzo 2014, n. 14766. Il giudice ha la possibilità di adeguare l'intervento cautelare previsto dall'art. 282 ter c.p.p. alle esigenze di specie attraverso le tre diverse flessioni previste, ma la scelta del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa deve rispettare la connotazione legale che lo vuole riferito a “determinati” luoghi, che è compito del giudice indicare a pena di una censurabile indeterminatezza
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 28 marzo 2014, n. 14766 Considerato in fatto e ritenuto in diritto 1. Con ordinanza del 17.12.2013 il Tribunale di Roma ex art. 310 c.p.p. – a seguito di appello del P.M. avverso la ordinanza emessa il 13.11.2013 dal G.I.P. dello stesso Tribunale con la quale è stata...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 24 marzo 2014, n. 13553. E' sottratto al sindacato di legittimita' il provvedimento con cui il giudice di merito rigetta l'istanza di rinvio del dibattimento sulla base di una motivazione immune da vizi logici e giuridici con la quale si da ragione del fatto che l'impedimento dedotto non riveste i caratteri di assolutezza richiesti dalla legge e che l'assoluta impossibilita' a comparire necessita la precisa rappresentazione al giudice della natura della patologia, sicche' generiche certificazioni dalle quali non si identifica la natura dell'infermita' ed i suoi concreti profili ostativi non sono idonee a provare il legittimo impedimento
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 24 marzo 2014, n. 13553 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CASUCCI Giuliano – Presidente Dott. GALLO Domenico – Consigliere Dott. TADDEI Margherita Bian – Consigliere Dott. CERVADORO Mirella – rel. Consigliere Dott. VERGA...