Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 22 luglio 2015, n. 31955 Ritenuto in fatto 1. La Corte di appello di Napoli, con ordinanza del 21/10/2013 ha respinto la domanda di revoca dell’ordine di demolizione disposto con sentenza del Pretore di Pozzuoli del 21/3/1994, irrevocabile il 13/6/1996 e concernente un “manufatto composto di piano...
Categoria: Diritto Penale e Procedura Penale
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 22 luglio 2015, n. 31991. In tema di ricettazione, l’elemento psicologico può essere integrato anche dal dolo eventuale, configurabile quando l’agente si rappresenti la concreta possibilità della provenienza della cosa da delitto e accetti il relativo rischio
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 22 luglio 2015, n. 31991 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 19.6.2008 il G.U.P. dei Tribunale di La Spezia assolse S.F. dal reato di ricettazione di un telefono cellulare contestato come accertato il 9.8.2007 perché il fatto non costituisce reato. 2. II Procuratore Generale della Repubblica...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 29 luglio 2015, n. 33560. La tutela accordata dalla legge alla riservatezza, poi, non è assoluta e cede dinanzi alle esigenze di tutela della collettività e del patrimonio e, in specie, alle esigenze di accertamento probatorio proprie del processo penale, essendosi affermato come tali esigenze possono essere conseguite anche attraverso le videoriprese effettuate con telecamere installate all’interno dei luoghi di lavoro al fine di esercitare un controllo a beneficio del patrimonio aziendale, in quanto il divieto posto dallo Statuto dei Lavoratori riguarda il diritto alla riservatezza dei lavoratori e non si estende sino ad impedire i controlli difensivi dei patrimonio aziendale; inoltre, nella specie si trattava di telecamere situate in luogo frequentato da una molteplicità di persone, i fedeli della chiesa, e pertanto oggettivamente visibili da più persone, sicché non vi era alcuna intrusione nella privata dimora o nel domicilio e non sussistevano le ragioni di tutela, sub specie di diritto alla riservatezza o alla “privacy” ad esse connessi. In tale ipotesi, il diritto alla riservatezza non è tutelabile in via assoluta per la semplice ed intuitiva ragione che, poiché il comportamento tenuto da chi invoca il diritto alla riservatezza, è percettibile da chiunque si trovi in un luogo frequentato da più persone, viene meno la ragione della tutela dei luoghi stessi, pur se di proprietà privata e pur costituendo domicilio
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 29 luglio 2015, n. 33560 Ritenuto in fatto 1. La Corte di Appello di Genova, con sentenza del 17 aprile 2014, ha sostanzialmente confermato, rimodulando la pena per l’esclusione della contestata aggravante di cui all’articolo 61 n. 5 cod.pen., la sentenza del Tribunale di Genova del 18...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 24 luglio 2015, n. 32594. In tema di omissione di atti di ufficio
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 24 luglio 2015, n. 32594 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 1 aprile 2014 la Corte d’appello di Bologna, in parziale riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Modena in data 15 dicembre 2008, ha assolto N.V. , Carabiniere in servizio presso la Tenenza di X,...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 28 luglio 2015, n. 33274. L’esimente della provocazione è prevista a favore di chi commette uno dei fatti previsti dagli artt. 594 e 595 cod. pen. nello stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui, e subito dopo di esso. Sebbene è stato precisato che, nei reati contro l’onore, ai fini dell’integrazione dell’esimente della provocazione, l’immediatezza della reazione deve essere intesa in senso relativo, avuto riguardo alla situazione concreta e alle stesse modalità di reazione, in modo da non esigere una contemporaneità che finirebbe per limitare la sfera di applicazione dell’esimente in questione e di frustarne la “ratio”, occorre comunque, come pure è stato aggiunto, che l’azione reattiva sia condotta a termine persistendo l’accecamento dello stato d’ira provocato dal fatto ingiusto altrui e che tra l’insorgere della reazione e tale fatto sussista una reale contiguità temporale, così da escludere che il fatto ingiusto altrui diventi pretesto di aggressione alla sfera morale dell’offeso, da consumare nei tempi e con le modalità ritenute più favorevoli
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 28 luglio 2015, n. 33274 Ritenuto in fatto 1. Il Giudice di pace di Roma, con sentenza confermata dal locale Tribunale, ha ritenuto M.L. responsabile di diffamazione in danno dell’avv. L.P. per aver steso, fuori della finestra della propria abitazione, un lenzuolo raffigurante l’immagine della propria madre...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 28 luglio 2015, n. 33335. In tema di circolazione stradale, risponde del reato previsto dall’art. 189, comma 6, c.d.s. il soggetto che, dopo essere rimasto coinvolto in un sinistro con danni alle persone, si limiti ad effettuare una sosta momentanea, non sufficiente a garantire l’adempimento degli obblighi di fermarsi e fornire le proprie generalità ai fini del risarcimento
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 28 luglio 2015, n. 33335 Ritenuto in fatto 1. Con l’impugnata sentenza resa in data 5 ottobre 2012 la Corte d’Appello di Ancona confermava la sentenza dei Tribunale di Pesaro in data 22 giugno 2011 appellata dall’imputato M.G. e dal Procuratore Generale. Il M. era stato tratto...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 29 luglio 2015, n. 33550. Il diritto di critica si concretizza in un giudizio valutativo che postula l’esistenza del fatto assunto ad oggetto o spunto del discorso critico ed una forma espositiva non ingiustificatamente sovrabbondante rispetto al concetto da esprimere, e, conseguentemente, esclude la punibilità di coloriture ed iperboli, toni aspri o polemici, linguaggio figurato o gergale, purché tali modalità espressive siano proporzionate e funzionali all’opinione o alla protesta, in considerazione degli interessi e dei valori che si ritengono compromessi (Sez. 1, n. 36045 del 13/06/2014, Surano, Rv. 261122). In questa prospettiva, si è, ad es., ritenuto che sussiste l’esimente dei diritto di critica qualora – con una missiva indirizzata al Sindaco e alla Giunta locali – si accusino alcuni vigili urbani di ‘scarsa professionalità’ e di ‘superficialità mista a incoscienza e presuntuosità’ in relazione al rilevamento degli incidenti stradali, considerato che tali espressioni costituiscono giudizi di valore e che essi rispettano i canoni della pertinenza e della continenza
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 29 luglio 2015, n. 33550 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 10/03/2014 il Tribunale di Messina ha confermato la decisione di primo grado che aveva condannato alla pena di giustizia e al risarcimento dei danno, C.P., avendolo ritenuto responsabile del reato di diffamazione, per avere inviato al...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 8 luglio 2015, n. 29085. Anche se l’opera è ormai ultimata, la semplice messa in funzione dell’impianto fotovoltaico realizzato senza la prevista autorizzazione amministrativa regionale integra quel periculum in mora che ne autorizza il sequestro preventivo
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 8 luglio 2015, n. 29085 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FRANCO Amedeo – Presidente Dott. RAMACCI Luca – rel. Consigliere Dott. ANDREAZZA Gastone – Consigliere Dott. PEZZELLA Vincenzo – Consigliere Dott. ANDRONIO...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 29 luglio 2015, n. 33434. Il divieto di testimonianza indiretta della polizia giudiziaria non è assoluto, ma limitato ad evitare l’aggiramento del divieto di utilizzare le dichiarazioni inizialmente rese da soggetti che nel processo assumono la veste di dichiaranti a vario titolo. Tale divieto, infatti, va necessariamente correlato con la norma di cui all’art. 203c.p.p., che vieta l’utilizzo di informazioni confidenziali solo fino a quando l’ufficiale di polizia giudiziaria non indichi l’identità del confidente, diventando a quel punto, invece, utilizzabili
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 29 luglio 2015, n. 33434 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 9.1.2013 la Corte d’appello di Catania confermò, in punto di responsabilità, la sentenza di condanna emessa in primo grado il 22.11.2010 dal Tribunale di Catania nei confronti di S.G. in ordine: A) al delitto di cui...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 29 luglio 2015, n. 33441. Costituisce raggiro o artificio, elemento integrante il delitto di truffa, il pagamento di merci con un assegno di conto corrente postdatato, fornendo al contempo rassicurazioni sulla capacità economica di adempiere all’obbligazione pecuniaria che si appresta ad assumere
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 29 luglio 2015, n. 33441 Ritenuto in fatto Con sentenza in data 27/2/2015 la Corte di Appello di Milano, in riforma della sentenza emessa in data 10/1/2012 dal Tribunale di Lodi appellata dal Procuratore Generale e dalla parte civile, ha dichiarato D.G.E. colpevole del reato di truffa aggravata...