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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 9 novembre 2015, n. 44811. Le norme antinfortunistiche sono destinate a garantire la sicurezza delle condizioni di lavoro, anche in considerazione della disattenzione con la quale gli stessi lavoratori effettuano le prestazioni. Nel campo della sicurezza del lavoro, gli obblighi di vigilanza che gravano sul datore di lavoro risultano funzionali anche rispetto alla possibilità che il lavoratore si dimostri imprudente o negligente verso la propria incolumità; che può escludersi l’esistenza del rapporto di causalità unicamente nei casi in cui sia provata l’abnormità del comportamento del lavoratore infortunato e sia provato che proprio questa abnormità abbia dato causa all’evento; che, nella materia che occupa, deve considerarsi abnorme il comportamento che, per la sua stranezza e imprevedibilità, si ponga al di fuori di ogni possibilità di controllo da parte delle persone preposte all’applicazione delle misure di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro; e che l’eventuale colpa concorrente dei lavoratore non può spiegare alcuna efficacia esimente per i soggetti aventi l’obbligo di sicurezza che si siano comunque resi responsabili della violazione di prescrizioni in materia antinfortunistica. Non può affermarsi che abbia queste caratteristiche il comportamento dei lavoratore – come certamente è avvenuto nel caso di specie – che abbia compiuto un’operazione rientrante pienamente, oltre che nelle sue attribuzioni, nel segmento di lavoro attribuitogli

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza  9 novembre 2015, n. 44811 Ritenuto in fatto 1. La Corte di Appello di Milano, con sentenza del 13.11.2014, ha confermato la sentenza di condanna resa dal Tribunale di Como in data 25.02.2014, nei confronti di B.F., in riferimento al reato di cui all’art. 590, cod. pen. Al...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 3 novembre 2015, n. 44403. Integra pacificamente il delitto di rivelazione di segreti d’ufficio la condotta del collaboratore di cancelleria che fornisca a terzi non autorizzati a riceverla, e senza rispettare la procedura prevista dall’art. 110 bis disp. att. c.p.p., in relazione all’art. 335, c.p.p. – secondo la quale la segreteria della procura può rispondere alla richiesta di comunicazione delle iscrizioni contenute nel registro delle notizie di reato, solo dopo che il pubblico ministero vi abbia dato espressa risposta e nel senso derivante dalla risposta stessa, competendo al pubblico ministero di verificare se ricorra la preclusione connessa a uno dei delitti di cui all’art. 407 co. 2, lett. a), c.p.p., ovvero se sussistano specifiche esigenze che giustifichino la temporanea segretazione sulle iscrizioni – la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di una determinata, in una fase di assoluta delicatezza, quale quella delle indagini preliminari, a persona non autorizzata a riceverle

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 3 novembre 2015, n. 44403 Fatto e diritto Con sentenza emessa il 13.10.2014 la corte di appello di Roma confermava la sentenza con cui il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma, decidendo in sede di giudizio abbreviato, in data 17.11.2009, aveva condannato M.A.C. alla...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 26 ottobre 2015, n. 42964. Scatta il reato di produzione, e poi detenzione, di materiale pedopornografico per l’allenatore della squadra di calcio dilettantistica che riprende di nascosto le parti intime dei ragazzi, in questo caso minori di 14 anni, mentre si trovano negli spogliatoi, e poi lo archivia su hard disk esterni al pc

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 26 ottobre 2015, n. 42964 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIALE Aldo – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. DI NICOLA Vito – Consigliere Dott. MENGONI Enrico – Consigliere Dott. ANDRONIO...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 22 ottobre 2015, n. 42610. Punibile per omissione di atti d’ufficio il pubblico ufficiale che non risponde ad una richiesta di provvedere anche se la stessa non è direttamente a lui rivolta. Integra gli estremi del reato di omissione di atti d’ufficio il comportamento del responsabile di un ufficio tecnico comunale che, ricevuta dal Sindaco una lettera di diffida e messa in mora direttamente rivolta all’organo politico – lettera inoltrata dal Sindaco medesimo al responsabile dell’U.T. comunale con l’esplicito “invito a darne immediato riscontro e relativa comunicazione al sottoscritto” -, non provveda nel termine di legge, atteso che detta diffida, pur essendo stata inviata a soggetto diverso da quello competente a provvedere, era giunta nella sfera di conoscenza del funzionario dell’ente locale, ponendolo in condizione di conoscere l’oggetto dell’incarico da adempiere, a lui affidato nella rispettiva qualità

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 22 ottobre 2015, n. 42610 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AGRO’ Antonio – Presidente Dott. ROTUNDO Vincenzo – Consigliere Dott. VILLONI Orlando – Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – rel. Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 22 ottobre 2015, n. 42579. Per la configurabilità del reato di «impiego di denaro di provenienza illecita», previsto dall’articolo 648-ter del codice penale, non è necessario che la condotta abbia anche connotazioni dissimulatorie, necessarie invece per contestare il reato di riciclaggio

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 22 ottobre 2015, n. 42579 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VESSICHELLI Maria – Presidente Dott. SETTEMBRE Antonio – Consigliere Dott. DE MARZO Giusepp – Consigliere Dott. POSITANO G. – rel. Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 22 ottobre 2015, n. 42566. Per il dolo degli atti persecutori è sufficiente la consapevolezza della idoneità causale delle condotte

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 22 ottobre 2015, n. 42566 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. NAPPI Aniello – Presidente Dott. BRUNO P. A. – rel. Consigliere Dott. PEZZULLO Rosa – Consigliere Dott. PISTORELLI Luca – Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 22 ottobre 2015, n. 42464. Poiché il sequestro penale presso il creditore di beni costituiti dall’indagato-debitore in pegno irregolare, vincolerebbe a garanzia degli interessi perseguiti con la misura cautelare reale, beni non più di proprietà del costituente, non potendo d’altra parte il sequestro presso terzi avere ad oggetto crediti puramente eventuali, sussiste la legittimazione della banca, quale persona giuridica alla quale le cose sono state sequestrate, a ricorrere per cassazione

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 22 ottobre 2015, n. 42464 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIALE Aldo – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. DI NICOLA Vito – Consigliere Dott. MENGONI Enrico – Consigliere Dott. ANDRONIO...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 21 ottobre 2015, n. 42235. Con riguardo al sequestro preventivo per reati paesaggistici, la sola esistenza di una struttura abusiva integra il requisito dell’attualità del pericolo indipendentemente dall’essere l’edificazione ultimata o meno, in quanto il rischio di offesa al territorio e all’equilibrio ambientale, a prescindere dall’effettivo danno al paesaggio e dall’incremento del carico urbanistico, perdura in stretta connessione con l’utilizzazione della costruzione ultimata

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 21 ottobre 2015, n. 42235 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MANNINO Saverio Felice – Presidente Dott. RAMACCI Luca – Consigliere Dott. ROSI Elisabett – rel. Consigliere Dott. ANDREAZZA Gastone – Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 6 novembre 2015, n. 44670. Se l’imputato è assistito da due difensori, l’avviso della data di udienza deve essere dato ad entrambi, con la conseguenza che l’omesso avviso ad uno dei difensori determina una nullità a regime intermedio che deve essere eccepita a opera dell’altro difensore al più tardi immediatamente dopo gli atti preliminari, prima delle conclusioni qualora il procedimento non importi altri atti, in quanto il suo svolgersi (in udienza preliminare, riesame cautelare o giudizio) presume la rinuncia all’eccezione I due difensori (art.96 cod. proc. pen.)costituiscono il “difensore” di cui tratta il titolo VII del Libro I del codice di procedura penale, ossia un unico soggetto processuale , che si contrappone in tale unitarietà, agli altri soggetti e segnatamente al pubblico ministero : pertanto quando l’avviso sia stato dato ad uno dei difensori, questi, anche se non compaia in udienza, formalmente è come se fosse presente.In conseguenza non si potrà parlare di “assenza” della difesa (la sola che darebbe luogo a nullità insanabile ex artt. 178, comma 1, lett. c) e 179 cod. proc. pen.) per il mancato avviso all’altro difensore

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 6 novembre 2015, n. 44670 In fatto e in diritto l. Con l’ordinanza indicata in epigrafe il Tribunale del riesame di Torino confermava l’ordinanza del GIP del Tribunale di quella città, che aveva applicato la misura cautelare della custodia in carcere a B. Rosario per il reato di...