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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 14 gennaio 2014, n. 589. Gli venne contestato di essersi rifiutato di mostrare il contenuto del “borsello” al personale di sorveglianza a seguito della accensione della luce rossa del sistema “imparziale” di controllo e di essersi poi allontanato: ingiusto il licenziamento.

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 14 gennaio 2014, n. 589 Svolgimento del processo Con ricorso al Tribunale di Nola, T.R. esponeva di avere prestato la propria attività lavorativa alle dipendenze dell’Alfa Romeo Avio (a seguito di cessione di ramo d’azienda divenuta Fiat Avio s.p.a.) la quale il 28.11.95 gli aveva intimato un licenziamento...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 9 gennaio 2014, n. 290. Deve ritenersi collaboratore fisso colui che mette a disposizione le proprie energie lavorative per fornire con continuità ai lettori della testata un flusso di notizie in una specifica e predeterminata area dell’informazione, attraverso la redazione sistematica di articoli o con la tenuta di rubriche, con conseguente affidamento dell’impresa giornalistica, che si assicura così la copertura di detta area informativa, contando per il perseguimento degli obiettivi editoriali sulla disponibilità del lavoratore anche nell’intervallo tra una prestazione e l’altra. Pertanto il collaboratore fisso assicura un contributo professionale ed una continuità di rapporto che lo rendono organizzabile in modo strutturale dalla Direzione, in relazione ai requisiti contrattualmente previsti della “prestazione continuativa”, della “responsabilità di un servizio” e del “vincolo di dipendenza”. In materia di lavoro giornalistico la subordinazione non è esclusa dal fatto che il prestatore goda di una certa libertà di movimento e non sia obbligato al rispetto di un orario predeterminato o alla quotidiana permanenza sul luogo di lavoro, non essendo neanche incompatibile con il suddetto vincolo la commisurazione della retribuzione a singole prestazioni, essendo invece determinante che il giornalista si sia tenuto stabilmente a disposizione dell’editore

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza  9 gennaio 2014, n. 290 Svolgimento del processo D.F.F. chiedeva al Tribunale di Roma di ingiungere all’ANSA il pagamento di crediti a suo avviso conseguenti l’intercorso rapporto di lavoro con la detta società per due anni circa. Il Tribunale di Roma emetteva il decreto ingiuntivo n.2189/2002, con il...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 9 gennaio 2014, n. 294. Le espressioni utilizzate nei rapporti informativi possono essere ingiuriose e diffamatorie e tendere a porre in cattiva luce il soggetto leso quando veine definito presuntuoso, arrogante e sleale nonché solito ad agire in modo abnorme

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 9 gennaio 2014, n. 294 Svolgimento del processo Con ricorso al Tribunale di Monza M.R. , funzionario in servizio presso l’Ufficio delle imposte dirette di quella città, chiedeva l’annullamento dei rapporti informativi relativi agli anni 1996 e 1997, redatti dal reggente di detto Ufficio, Ma.Do. , e la...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 19 dicembre 2013, n. 28430. Il regime dell’assicurazione della responsabilita’ civile contenuto nell’articolo 1917 cod. civ.

Suprema Corte di Cassazione Sezione Lavoro Sentenza 19 dicembre 2013, n. 28430 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. LAMORGESE Antonio – Presidente Dott. NAPOLETANO Giuseppe – Consigliere Dott. CURZIO Pietro – Consigliere Dott. BERRINO Umberto – rel. Consigliere Dott. ARIENZO Rosa...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 18 dicembre 2013, n. 28318. In tema di lavoro a termine, la Legge 28 febbraio 1987, n. 56, articolo 23 che demanda alla contrattazione collettiva la possibilita’ di individuare nuove ipotesi, ulteriori rispetto a quelle legali, di apposizione di un termine alla durata del rapporto di lavoro richiede che “i contratti collettivi di lavoro” (non qualificati quanto al loro livello) siano “stipulati con i sindacati nazionali o locali aderenti alle confederazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale” e, dunque, non richiede che il contratto collettivo debba essere nazionale, ne’ compie alcuna selezione con riferimento alla parte datoriale, che puo’ essere pertanto anche una singola azienda; ne deriva che anche un contratto aziendale, purche’ stipulato con un’organizzazione sindacale che presenti i requisiti su indicati, puo’ legittimamente individuare nuove ipotesi di apposizione del termine.

  SUPREMA Corte di Cassazione Sezione Lavoro Sentenza 18 dicembre 2013, n. 28318     REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. LAMORGESE Antonio – Presidente Dott. NOBILE Vittorio – Consigliere Dott. MANCINO Rossana – Consigliere Dott. PAGETTA Antonella – rel. Consigliere...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 19 dicembre 2013, n. 28448. Nei casi di mobbing è il lavoratore che deve provare la condotta persecutoria e ciò non può avvenire con una ctu, che non è mezzo di prova

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 19 dicembre 2013, n. 28448 Svolgimento del processo La Cassa di Risparmio di Chieti impugnava – con distinti ri­corsi – la sentenza non definitiva n. 806/2006 del Tribunale di Chieti, che aveva dichiarato l’illegittimità del licenzia­mento intimato da tale società al dipendente S.U. con lettera del 5.02.2002 per...