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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 19 marzo 2014, n. 6341. L'accertamento di postumi permanenti, incidenti con una certa entità sulla capacità lavorativa specifica, non comporta l'automatico obbligo del danneggiante di risarcire il danno patrimoniale, conseguenza della riduzione della capacità di guadagno – derivante dalla ridotta capacità lavorativa specifica – e quindi di produzione di reddito; detto danno patrimoniale da invalidità deve perciò essere accertato in concreto attraverso la dimostrazione che il soggetto leso svolgesse o, trattandosi di persona non ancora dedita ad attività lavorativa, presumibilmente avrebbe svolto, un'attività produttiva di reddito. La liquidazione del danno, peraltro, non può essere fatta in modo automatico in base ai criteri dettati dall'art. 4 legge 26 febbraio 1977 n. 39, che non comporta alcun automatismo di calcolo, ma si limita ad indicare alcuni criteri di quantificazione del danno sul presupposto della prova relativa che incombe al danneggiato e può essere anche data in via presuntiva, purché sia certa la riduzione di capacità lavorativa specifica

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza  19 marzo 2014, n. 6341 Svolgimento del processo p.1. S.A. ha proposto ricorso per cassazione contro l’Azienda sanitaria RM – F Polo Ospedaliero Civitavecchia Bracciano e Si.Cl. avverso la sentenza del 19 maggio 2009, con la quale la Corte d’Appello di Roma ha rigettato il suo appello contro...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 14 marzo 2014, n. 12253. La facolta' dell'imputato di accedere a un rito alternativo (nella specie, il patteggiamento) puo' essere esercitata, in caso d'imputazione alternativa, fino a quando viene meno l'incertezza determinata dalla duplicita' della contestazione mediante la formulazione da parte del P.M., ove effettuata, dell'imputazione definitiva

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 14 marzo 2014, n. 12253 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SQUASSONI Claudia – Presidente Dott. GENTILE Mario – Consigliere Dott. ACETO Aldo – Consigliere Dott. GENTILI Andrea – Consigliere Dott. SCARCELLA Alessio...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 19 marzo 2014, n. 6432. Gli agenti ed ufficiali di polizia municipale, in conformità della regola generale stabilita dall'art. 13 della l. n. 689 del 1981 in tema di accertamento delle sanzioni amministrative pecuniarie, in quanto organi di polizia giudiziaria con competenza estesa all'intero territorio comunale, hanno il potere di accertare le violazioni in materia di circolazione stradale punite con sanzioni amministrative pecuniarie in tutto tale territorio, anche, quindi, su strade statali al di fuori del centro abitato. Ne deriva che, una volta stabilito che gli ufficiali e gli agenti della polizia municipale hanno tale potere nell'ambito dell'intero territorio comunale, gli accertamenti di violazioni del codice della strada da essi compiuti in tale territorio debbono ritenersi per ciò stesso legittimi sotto il profilo della competenza dell'organo accertatore, restando l'organizzazione, la direzione e il coordinamento del servizio elementi esterni all'accertamento, ininfluenti su detta competenza

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza  19 marzo 2014, n. 6432 Svolgimento del processo Con ricorso depositato il 29-4-2006 N.M. proponeva opposizione avverso il verbale di accertamento n. 327/2006. emesso dalla Polizia Municipale di Riace, notificatogli il 24-3-2006, con il quale gli era stata contestata la violazione dell’art. 142 comma 8 C.d.S., per eccesso...

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Corte di Cassazione, S.U.P., sentenza 14 marzo 2014, n. 12228. Il reato di cui all'articolo 317 c.p., come novellato dalla Legge n. 190 del 2012, e' designato dall'abuso costrittivo del pubblico ufficiale

Le massime 1) “il reato di cui all’articolo 317 c.p., come novellato dalla Legge n. 190 del 2012, e’ designato dall’abuso costrittivo del pubblico ufficiale, attuato mediante violenza o – piu’ di frequente – mediante minaccia, esplicita o implicita, di un danno contra ius, da cui deriva una grave limitazione, senza tuttavia annullarla del tutto,...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 3 marzo 2014, n. 4919. Non può attribuirsi rilevanza al motivo delle dimissioni presentate nel periodo di gravidanza anche nelle ipotesi in cui le stesse risultino preordinate all'assunzione della lavoratrice alle dipendenze di altro datore di lavoro

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 3 marzo 2014, n. 4919 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VIDIRI Guido – Presidente Dott. BERRINO Umberto – Consigliere Dott. ARIENZO Rosa – rel. Consigliere Dott. LORITO Matilde – Consigliere Dott. FERNANDES Giulio...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 17 marzo 2014, n. 12473. Sussiste la circostanza aggravante della destrezza (art. 625, comma primo, n. 4, cod. pen.), qualora la condotta di sottrazione e di impossessamento del bene si realizzi mediante approfittamento delle condizioni più favorevoli per cogliere l'attimo del momentaneo distacco del proprietario della cosa e, dunque, di una condizione di attenuata difesa, quale è quella di colui che la perda di vista, per una frazione di tempo, senza precludersi, tuttavia, il controllo e l'immediato ricongiungimento con essa; l'approfitta mento di questa frazione di tempo, in permanenza della vigilanza diretta e immediata della cosa, configura la condotta elusiva che il legislatore intende punire più gravemente, in quanto espressione di una particolare attitudine criminale del soggetto. Ne consegue che detta aggravante non ricorre nel caso in cui il derubato si trovi in altro luogo, ancorché contiguo, rispetto a quello in cui si sia consumata l'azione furtiva o comunque si sia allontanato da esso, in quanto in questo caso la condotta non è caratterizzata da particolare abilità dell'agente nell'eludere il controllo di cui sia consapevole, ma dalla semplice temerarietà di cogliere un'opportunità in assenza di detto controllo, il che è estraneo alla fattispecie dell'aggravante della destrezza

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 17 marzo 2014, n. 12473 Ritenuto in fatto 1. Per quanto ancora rileva, la Corte d’appello de L’Aquila ha confermato l’affermazione di responsabilità di C.R. in relazione al reato di cui agli artt. 624, 625, comma primo, n. 4 e 7, 61 n. 10, cod. pen., per avere...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 11 marzo 2014, n. 5599. Quando una controversia è incardinata dalla parte con un certo rito (nel caso rito del lavoro), perché si passi alla trattazione e decisione con un rito diverso occorre un provvedimento del giudice che muti il rito

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 11 marzo 2014, n. 5599 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MASSERA Maurizio – Presidente Dott. AMBROSIO Annamaria – Consigliere Dott. ARMANO Uliana – Consigliere Dott. FRASCA Raffaele – rel. Consigliere Dott. STALLA...