Non può invocarsi il legittimo esercizio del diritto di cronaca da parte di chi riveli fatti, immagini, informazioni coperti da segreto nell’ambito del processo penale, poiché il legislatore in queste situazioni valuta preminente l’interesse alla non divulgazione dei dati processuali, specie se riferiti a persone minori di età, rispetto all’utilità sociale dell’informazione Suprema Corte di...
Categoria: Cassazione penale 2016
Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 6 luglio 2016, n. 27933
I limiti processuali e temporali cesellati all’interno della previsione normativa di cui all’art. 376 cod. pen. risultano funzionali ad indurre l’agente – che della causa di punibilità della ritrattazione voglia beneficiare – a riparare le conseguenze della propria condotta criminale quanto prima possibile, allo scopo di scongiurare lo svolgimento di un’inutile attività processuale Suprema...
Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 4 luglio 2016, n. 27404
In merito al ricorso al cosiddetto “intrusore” o “captatore informatico” per fini investigativi, il riferimento ad un luogo ben determinato in cui la captazione avrà luogo non vale per i reati di criminalità organizzata, in relazione ai quali vige un regime più attenuato di garanzie. Suprema Corte di Cassazione sezione VI penale sentenza 4 luglio...
Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 5 luglio 2016, n. 27604
Il soggetto chiamato a deporre in qualità di parte offesa o di persona informata dei fatti di un reato di cui sia rimasto vittima ovvero mero protagonista, quale mero acquirente-consumatore di stupefacenti, non lo abilita a violare l’obbligo su di lui gravante di riferire quanto di sua conoscenza, a meno che non espliciti, in maniera...
Corte di Cassazione, S.U.P., sentenza 6 luglio 2016, n. 27620
I principi contenuti nella Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle liberta’ fondamentali, come viventi nella giurisprudenza consolidata della Corte EDU, pur non traducendosi in norme di diretta applicabilita’ nell’ordinamento nazionale, costituiscono criteri di interpretazione (“convenzionalmente orientata”) ai quali il giudice nazionale e’ tenuto a ispirarsi nell’applicazione delle norme interne. La previsione...
Corte di Cassazione, sezione IV penale, sentenza 4 luglio 2016, n. 27165
La figura del coordinatore dell’esecuzione dei lavori non va confusa con quella del datore di lavoro, spettando ad essa la sola vigilanza delle lavorazioni che comportano rischio interferenziale ma non anche il puntuale controllo delle singole attività lavorative, demandato, invece, al datore, al dirigente ed al preposti Suprema Corte di Cassazione sezione IV penale sentenza...
Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 28 giugno 2016, n. 26811
Risponde del reato di rivelazione di segreto professionale l’operatore sanitario (nella specie, l’ostetrica del reparto maternità di un ospedale pubblico) che riveli senza giustificato motivo a terzi che una paziente della struttura ha interrotto la gravidanza, ciò costituendo un segreto d’ufficio, avendo questi appreso della notizia di carattere sanitario, in ragione del proprio ufficio ossia,...
Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 28 giugno 2016, n. 26810
L’extracomunitario, che sia trovato nel territorio dello Stato sprovvisto di qualsivoglia documento identificativo e del permesso di soggiorno, per non incorrere nell’affermazione di responsabilità per il reato di cui all’art. 10 bis D.Lgs. n. 286 del 1998 di ingresso illegale, ha l’onere di dimostrare l’esistenza di un titolo di ingresso o soggiorno, legittimante la sua...
Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 27 giugno 2016, n. 26742
Salve le eccezioni previste dalla legge, come regola generale i provvedimenti di sorveglianza emessi prima dell’entrata in vigore del d.l. 146/2013 (conv. con modificaioni in l. 10/2014), non potevano essere adottati de plano, ma solo, a garanzia del contraddittorio, a seguito di udienza camerale partecipata (a pena di nullità). Se emessi de plano e senza...
Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 27 giugno 2016, n. 26687
Poiché non esiste una sorta di presunzione generale di affidabilità di ciascuno al servizio sociale, ma al contrario devono sussistere elementi positivi sulla base dei quali il giudice possa ragionevolmente “ritenere” che l’affidamento si riveli proficuo, appare evidente che – in relazione agli obbiettivi di rieducazione e di prevenzione propri dell’istituto – la reiezione dell’istanza...