In tema di giudicato cautelare al fine di garantire la stabilità dei provvedimenti cautelare, si ritiene che, una volta esperiti tutti i mezzi di impugnazione previsti dal codice di rito avverso le misure cautelari, o trascorsi inutilmente i termini per presentarli, si formi una sorta di giudicato (cd. giudicato cautelare). L’operazione risponde a chiare necessità...
Categoria: Cassazione penale 2016
Corte di Cassazione, sezione III penale, sentenza 24 agosto 2016, n. 35386
In materia di notificazione all’imputato non detenuto, ai fini della applicazione dell’art. 157, cod. proc. pen., per familiari conviventi devono intendersi non soltanto le persone che convivono stabilmente con il destinatario dell’atto e che anagraficamente facciano parte della sua famiglia, ma anche quelle che si trovino al momento della notificazione nella sua casa di abitazione,...
Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 26 agosto 2016, n. 35540
Il termine “animali” utilizzato dall’imputato nel rivolgersi alle p.o. si presenta offensivo dell’onore e decoro dei destinatari, con esso volendosi attribuire alle persone offese mancanza di senso civico e di educazione, caratteristica questa, secondo la comune sensibilità, lesiva dell’ altrui reputazione. Se, infatti, il bene giuridico tutelato dalla norma ex art. 595 c.p., è l’onore...
Corte di Cassazione, sezione III penale, sentenza 29 agosto 2016, n. 35598
La circostanza attenuante speciale del fatto di lieve entità la fattispecie di cui al comma 5 dei d.P.R. 309/90 (ora fattispecie autonoma) può essere ravvisata solo in ipotesi di minima offensività penale della condotta, desumibile sia dal dato quantitativo e qualitativo della sostanza stupefacente oggetto di reato, sia dagli altri parametri richiamati dal D.P.R. 9...
Corte di Cassazione, sezione IV penale, sentenza 27 luglio 2016, n. 32551
Non è consentito al G.I.P., in presenza di temi suppletivi d’indagine, anche se di presumibile scarsa incidenza, obliterare la regola del contraddittorio, anticipando valutazioni di merito in ordine alla fondatezza o all’esito delle indagini suppletive indicate, in quanto l’opposizione è preordinata esclusivamente a sostituire il provvedimento “de plano” con il rito camerale Suprema Corte di...
Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 25 luglio 2016, n. 32162
Il nuovo testo dell’articolo 625 bis c.p.p. prevede due istituti distinti: uno, il ricorso per la correzione di errore materiale, costituisce un mezzo di emenda del testo grafico; l’altro (il ricorso per correzione di errori di fatto) costituisce una vera e propria impugnazione, dovendosi qualificare come errore di fatto che legittima il ricorso avverso sentenze...
Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 25 luglio 2016, n. 31957
Rapporto tra fattispecie di truffa e fattispecie delittuosa di indebita utilizzazione o falsificazione di carte di credito o di pagamento di cui all’art. 12 legge n. 197/1991 Suprema Corte di Cassazione sezione II penale sentenza 25 luglio 2016, n. 31957 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE...
Corte di Cassazione, sezione III penale, sentenza 22 luglio 2016, n. 31865
La prova del dolo intenzionale deve essere ricavata da elementi ulteriori rispetto al comportamento non iure osservato dall’agente, che evidenzino la effettiva ratio ispiratrice del comportamento dell’agente, senza che al riguardo possa rilevare la compresenza di una finalità pubblicistica, salvo che il perseguimento del pubblico interesse costituisca l’obiettivo principale dell’agente Suprema Corte di Cassazione sezione...
Corte di Cassazione, sezione III penale, 28 luglio 2016, n.33051
Il requisito della attualità non può essere equiparato all’imminenza del pericolo di commissione di un ulteriore reato (o di fuga, o di inquinamento probatorio), ma sta invece ad indicare la continuità del periculum libertatis nella sua dimensione temporale, che va apprezzata sulla base della vicinanza ai fatti in cui si è manifestata la potenzialità criminale...
Corte di Cassazione, S.U.P., sentenza 29 luglio 2016, n. 33216
L’ordinanza di rigetto della richiesta di messa alla prova non è autonomamente impugnabile, ma è appellabile unitamente alla sentenza di primo grado, ai sensi dell’art. 586 c.p.p., in quanto l’art. 464 -quater, comma 7, c.p.p., nel prevedere il ricorso per cassazione, si riferisce unicamente al provvedimento con cui il giudice, in accoglimento della richiesta dell’imputato,...