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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 5 gennaio 2015, n. 5. Siccome non è stata ancora esercitata, la delega al Governo (contenuta nella legge 67/2014) volta ad abrogare, rendendolo un illecito amministrativo, il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio italiano, non è idonea a scriminare le condotte che dunque restano sanzionabili

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 5 gennaio 2015, n. 5 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente Dott. DI TOMASSI Mariastefan – rel. Consigliere Dott. CAVALLO Aldo – Consigliere Dott. CAPRIOGLIO Piera Maria S. –...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 5 gennaio 2015, n. 53.

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 5 gennaio 2015, n. 53 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. DI VIRGINIO Adolfo – Presidente Dott. PAOLONI Giacomo – Consigliere Dott. VILLONI Orlando – Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 5 gennaio 2015, n. 40. E' ammissibile il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di somme di denaro che costituiscono profitto di reato, sia nel caso in cui la somma si identifichi proprio in quella che e' stata acquisita attraverso l'attivita' criminosa, sia quando sussistono indizi per i quali il denaro di provenienza illecita risulti depositato in banca, ovvero investito in titoli, trattandosi di assicurare cio'che proviene dal reato e che si e' cercato di occultare. In tema di bancarotta fraudolenta, e' legittimo il sequestro preventivo di conti correnti e depositi di titoli, pertinenti alle vicende di una societa' dichiarata fallita, quando il pericolo derivante dalla libera disponibilita' delle cose sottratte o delle risorse economiche frutto della loro alienazione, presenti i requisiti della concretezza e della attualita', nel senso che in seguito alla consumazione del reato possano prodursi conseguenze ulteriori, connotate in termini di antigiuridicita', in quanto consistenti nel volontario aggravarsi o protrarsi dell'offesa al bene protetto, in rapporto di stretta connessione con la condotta penalmente illecita perseguita; e', pertanto, legittimo il sequestro preventivo preordinato all'esigenza di fermare la circolazione del denaro e dei beni fungibili che siano acquisiti dagli indagati in condizioni di presunta antigiuridicita', anche per consentire, nell'ambito del procedimento penale per bancarotta, la verifica definitiva della riferibilita' delle somme sequestrate all'attivita' di sottrazione di beni e risorse della societa' fallita

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 5 gennaio 2015, n. 40 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente Dott. ROCCHI Giacomo – Consigliere Dott. BONI Monica – rel. Consigliere Dott. MAGI Raffaello – Consigliere Dott. CENTONZE...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 14 gennaio 2015, n. 1388. L'ipotesi della desistenza volontaria presuppone una determinazione da parte del soggetto agente di non proseguire nell'azione criminosa indipendentemente dall'intervento di cause esterne che impediscano comunque la prosecuzione dell'azione o la rendano vana (esclusa, nella specie, la sussistenza della desistenza nella condotta dell'imputato che, entrato in un negozio brandendo all'indirizzo del commerciante un coltello dal manico nero, intimandogli di consegnargli tutti i soldi che aveva, era uscito precipitosamente perché la vittima sottrattasi alla sua signoria temporanea era riuscita a guadagnare la fuga, uscire dal negozio e chiamare in soccorso il commerciante esercente l'attività accanto alla sua). Nel caso di specie, la condotte delittuosa è stata interrotta dalla decisione della vittima di venire alle mani con il processo aggressore. Si ha recesso attivo quando, ad attività criminosa compiuta, e mentre è in svolgimento l'ormai autonomo processo naturale (che è in rapporto necessario di causa ed effetto tra una determinata condotta ed un determinato effetto cui la prima mette capo), l'agente si riattiva, interrompendo tale processo, così da impedire il verificarsi dell'evento (nella specie l'imputato, immediatamente dopo aver colpito la vittima cagionandone gravissime lesioni, si era adoperato per soccorrerla, per un verso frenando l'emorragia dalle ferite con un asciugamano bagnato d'acqua avvolto attorno al capo e, per altro verso, altrettanto immediatamente adoperandosi per consentire il pronto intervento dei sanitari e di una ambulanza. Tale condotta aveva consentito il ricovero della vittima in ospedale e l'intervento chirurgico in tempi estremamente ravvicinati rispetto all'insorgenza delle patologie cagionate, dovendo, pertanto, essere preso in considerazione dai giudici del merito per stabilire la sussistenza gli estremi della diminuente di cui all'art. 56, comma 4, c.p.) Ne discende l'inconfigurabilità dell'azione in termini di recesso attivo non essendo la stessa giunta al compimento attesa la violenta reazione della vittima.

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 14 gennaio 2015, n. 1388 Ritenuto in fatto Con la sentenza in epigrafe la corte di appello di Catania ha confermato la sentenza del tribunale di Caltagirone in data 14/4/2001, appellata dall’odierno ricorrente, di condanna dello stesso per il delitto di estorsione tentata per essere il B. entrato...