Nella procedura di riscossione il titolo esecutivo è costituito dal ruolo

Corte di Cassazione, sezione sesta (terza) civile, Ordinanza 19 luglio 2019, n. 19619.

La massima estrapolata:

Nella procedura di riscossione il titolo esecutivo è costituito dal ruolo e di esso non è prevista una notificazione preventiva rispetto a quella della cartella di pagamento

Ordinanza 19 luglio 2019, n. 19619

Data udienza 4 aprile 2019

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA CIVILE

SOTTOSEZIONE TERZA

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FRASCA Raffaele – Presidente

Dott. VINCENTI Enzo – Consigliere

Dott. IANNELLO Emilio – Consigliere

Dott. GIANNITI Pasquale – Consigliere

Dott. TATANGELO Augusto – rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA
sul ricorso iscritto al numero 8595 del ruolo generale dell’anno 2018, proposto da:
(OMISSIS) (C.F.: (OMISSIS)), avvocato difensore di se’ stesso;
– ricorrente –
nei confronti di
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (C.F.: (OMISSIS)), in persona del Ministro pro tempore rappresentato e difeso dall’Avvocatura Generale dello Stato (C.F.: (OMISSIS));
AGENZIA DELLE ENTRATE – (OMISSIS) (C.F.: non indicato), in persona del legale rappresentante pro tempore;
– intimati –
per la cassazione della sentenza del Tribunale di Cagliari n. 2583/2017, pubblicata in data 31 agosto 2017;
udita la relazione sulla causa svolta nella camera di consiglio in data 4 aprile 2019 dal consigliere Tatangelo Augusto.

RILEVATO

Che:
(OMISSIS) ha proposto opposizione all’esecuzione ed agli atti esecutivi, ai sensi degli articoli 615 e 617 c.p.c., avverso alcune cartelle di pagamento notificategli dall’agente della riscossione (OMISSIS) S.p.A. per crediti di titolarita’ del Ministero della Giustizia (importi dovuti a titolo di spese di giustizia e accessori e/o alla Cassa delle ammende, emesse su richiesta degli uffici recupero crediti di uffici giudiziari), convenendo in giudizio sia l’agente che l’ente creditore e chiedendo la dichiarazione di nullita’ delle cartelle opposte, di inesistenza del diritto dell’agente di procedere alla riscossione e comunque dei crediti fatti valere, nonche’ il risarcimento del danno. Le domande proposte sono state rigettate dal Tribunale di Cagliari.
Ricorre lo Stara, sulla base di sei motivi.
Non hanno svolto attivita’ difensiva in questa sede gli enti intimati.
E’ stata disposta la trattazione in camera di consiglio, in applicazione degli articoli 375, 376 e 380-bis c.p.c., in quanto il relatore ha ritenuto che il ricorso fosse destinato ad essere dichiarato manifestamente infondato.
E’ stata quindi fissata con decreto l’adunanza della Corte, e il decreto e’ stato notificato alle parti con l’indicazione della proposta.
Il ricorrente ha inviato a mezzo posta memoria ai sensi dell’articolo 380-bis c.p.c., comma 2.

CONSIDERATO

Che:
1. Non puo’ prendersi in considerazione la memoria inviata dal ricorrente a mezzo posta (cfr. in proposito Cass., Sez. 6 – 3, Ordinanza n. 8835 del 10/04/2018, Rv. 648717 – 01; Sez. 2, Sentenza n. 7704 del 19/04/2016, Rv. 639477 – 01; Sez. 2, Ordinanza n. 182 del 04/01/2011, Rv. 616374 – 01: “l’articolo 134 disp. att. c.p.c., comma 5, a norma del quale il deposito del ricorso e del controricorso, nei casi in cui sono spediti a mezzo posta, si ha per avvenuto nel giorno della spedizione, non e’ applicabile per analogia al deposito della memoria, perche’ il deposito di quest’ultima e’ esclusivamente diretto ad assicurare al giudice ed alle altre parti la possibilita’ di prendere cognizione dell’atto con il congruo anticipo – rispetto alla udienza di discussione – ritenuto necessario dal legislatore, e che l’applicazione del citato articolo 134 finirebbe con il ridurre, se non con l’annullare, con lesione del diritto di difesa delle controparti”) e, di conseguenza, le argomentazioni in essa contenute, peraltro non idonee a superare i motivi di infondatezza del ricorso che si esporranno.
2. Le questioni poste dal presente ricorso sono in buona parte analoghe a quelle gia’ affrontate in due precedenti di questa Corte tra le medesime parti (Cass., Sez. 3, Sentenza n. 2553 del 30/01/2019; Sez. 3, Sentenza n. 2797 del 31/01/2019) in fattispecie sostanzialmente sovrapponibili, decise con pronunzie di espresso valore nomofilattico, emesse all’esito della pubblica udienza della Terza Sezione Civile, nell’ambito della particolare metodologia organizzativa adottata dalla suddetta sezione per la trattazione dei ricorsi su questioni di diritto di particolare rilevanza in materia di esecuzione forzata (cd. “progetto esecuzioni”, sul quale v. gia’ Cass., Sez. 3, Ordinanza n. 26049 del 26/10/2018, nonche’ Sez. 6 – 3, Ordinanza n. 4964 del 20/02/2019), cui si intende dare piena continuita’.
Come gia’ osservato nei suddetti precedenti, va quindi in primo luogo rilevato che in questa sede sono ammissibili, e verranno pertanto scrutinati – oltre che le censure per prospettati errori “in procedendo” – esclusivamente i profili di opposizione agli atti esecutivi ai sensi dell’articolo 617 c.p.c., poiche’ ogni deduzione afferente all’inesistenza del titolo esecutivo e/o comunque al diritto di procedere ad esecuzione forzata, traducendosi in opposizione all’esecuzione ai sensi dell’articolo 615, c.p.c., non e’ suscettibile di ricorso straordinario per cassazione “per saltum” a questa Corte. Cio’ in ragione dell’appellabilita’ delle pronunce sulle opposizioni all’esecuzione di cui all’articolo 615 c.p.c., secondo la disciplina applicabile “ratione temporis”, ai sensi della L. 18 giugno 2009 n. 69, articolo 49, comma 2.
3.1 Con il primo motivo del ricorso si denunzia “Ex articolo 360 c.p.c., n. 4, nullita’ della pronuncia qui impugnata per violazione degli articoli 112, 132 e 277, per mancata pronuncia sulle difese svolte in opposizione e ulteriormente illustrate nelle note autorizzate 05/12/2011, nella comparsa conclusionale 2-4/7/16 e di replica 24-25/7/16, (atti n. 1, 3, 5, 6, del fascicolo di primo grado qui prodotto), nella parte che qui occupa e precisamente quella relativa all’obbligo di notifica del titolo giurisdizionale posto a fondamento del ruolo”.
Con il secondo motivo si denunzia “Ex articolo 360 c.p.c., n. 3 per violazione e falsa applicazione, in rapporto all’articolo 617 c.p.c., -del Decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, articolo 25, a proposito della formazione delle cartelle; – del Decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, articolo 49, a proposito della valenza del ruolo riportato cartella; – del Decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, articolo 36-bis e della giurisprudenza della Corte intestata in proposito; – dell’articolo 212 TU 115/02 – della pronuncia Cassaz. penale 45773/08; delle disposizioni di cui al Decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, articolo 12, articolo 25 in specie; degli articoli 479-480 c.p.c. e del Testo Unico n. 115 del 2002, articolo 226; – del principio relativo al divieto di duplicazione del titolo esecutivo; – del principio affermato dalla pronuncia Cassaz. Pen. 45773/08 e ancora da Cassaz. Pen. 7529/11; – dei principi affermati dalla pronunce della Cassazione civile 8267/2010 e 22398/09; – del principio di subordinazione delle norme regolamentari alle norme di legge; – dei principi di cui agli articoli 324 e 111 Cost.”.
I primi due motivi del ricorso sono logicamente connessi e quindi possono essere esaminati congiuntamente.
Essi sono per alcuni versi inammissibili e per altri versi manifestamente infondati.
Il tribunale ha espressamente preso in esame (al paragrafo 3 della decisione impugnata) la questione posta dall’opponente, relativa alla omessa notificazione dei titoli giudiziari posti a base delle cartelle di pagamento ed ha rigettato il relativo motivo di opposizione (che qui rileva nella misura in cui esso possa essere qualificato in termini di opposizione agli atti esecutivi, ai sensi dell’articolo 617 c.p.c., vale a dire nei limiti in cui con esso e’ stata proposta una questione di regolarita’ della procedura di riscossione, senza mettere in discussione la stessa efficacia esecutiva dei provvedimenti giurisdizionali posti a base del ruolo, che costituisce invece motivo di opposizione all’esecuzione, non esaminabile, per quanto precisato in premessa, nella presente sede).
La decisione impugnata, in proposito, risulta del tutto conforme ai principi di diritto costantemente affermati da questa Corte, che il ricorso non contiene argomenti idonei a rivedere e ai quali va data continuita’.
Nella procedura di riscossione il titolo esecutivo e’ costituito dal ruolo e di esso non e’ prevista una notificazione preventiva rispetto a quella della cartella di pagamento, di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, articoli 25 e 26.
Quest’ultima, peraltro, dovendo essere redatta in conformita’ a modello approvato con decreto del Ministero delle finanze, oltre a contenere l’intimazione ad adempiere l’obbligo risultante dal ruolo entro il termine di sessanta giorni dalla notificazione (con l’avvertimento che, in mancanza, si procedera’ ad esecuzione forzata) e l’indicazione della data in cui il ruolo e’ stato reso esecutivo, ne riporta anche gli estremi ed il contenuto (la cartella, secondo il modello ministeriale, contiene in sostanza un vero e proprio estratto del ruolo).
In altri termini, alla sola notificazione della cartella di pagamento, nella procedura di (OMISSIS) esattoriale, sono attribuite dalla legge, contemporaneamente, le medesime funzioni che, nell’esecuzione forzata ordinaria, sono svolte (distintamente, di regola) dalla notifica del titolo esecutivo prevista dall’articolo 479 c.p.c. e dell’atto di precetto di cui all’articolo 480 c.p.c. (si tratta di una situazione analoga a quella dell’esecuzione forzata fondata su titoli di credito, in cui non e’ prevista notificazione del titolo esecutivo anteriormente a quella del precetto, che deve peraltro contenere la trascrizione – in tal caso integrale – del titolo stesso; altre ipotesi in cui non e’ prevista la notificazione del titolo esecutivo anteriormente a quella del precetto, che ne riporta gli estremi e/o il contenuto, ricorrono nell’esecuzione per credito fondiario ed in quella fondata su decreto ingiuntivo non opposto).
Conseguenza e conferma della conformazione e della ratio della descritta disciplina e’ poi la disposizione di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, articolo 57, in base al quale – nella procedura di riscossione – non sono ammesse le opposizioni regolate dall’articolo 617 c.p.c. relative alla regolarita’ formale ed alla notificazione del titolo esecutivo (nel senso appena indicato, cfr., in particolare: Cass., Sez. 3, Sentenza n. 2553 del 30/01/2019, Rv. 652486 – 01; nel medesimo senso, sostanzialmente, cfr. anche: Sez. 3, Sentenza n. 3021 del 08/02/2018, Rv. 647938 – 01).
Ne deriva, da una parte, che la mancata notificazione del titolo esecutivo anteriormente a quella delle cartelle di pagamento non determina affatto la nullita’ di queste ultime, diversamente da quanto sostenuto dall’opponente e, dall’altra parte (il che e’ assorbente), che l’opposizione agli atti esecutivi, ai sensi dell’articolo 617 c.p.c., per dedurre tale omessa notificazione non e’ ammissibile (ferma restando la possibilita’ per l’intimato di contestare la sussistenza dei presupposti per l’iscrizione a ruolo della pretesa creditoria, per qualunque ragione, anche laddove questa sia fondata su provvedimento che si assuma non esistente e/o non efficace prima della sua notificazione, contestazione che costituisce peraltro motivo di opposizione all’esecuzione, ai sensi dell’articolo 615 c.p.c.).
3.2 Con il terzo motivo si denunzia “Ex articolo 360 c.p.c., n. 3, per violazione e falsa applicazione, in rapporto all’articolo 617 c.p.c.,: degli articoli 221 e 222 c.p.c.; – degli articoli 1365, 1366 e 1367 c.c., e dei principi ivi enunciati in punto di interpretazione; degli articoli 615/3 c.p.p., e 610-127 c.p.p.”.
Con il quarto motivo si denunzia “Ex articolo 360 c.p.c., n. 5, per il mancato esame di fatto decisivo per il giudizio che e’ stato oggetto di discussione fra le parti”.
Con il quinto motivo si denunzia “Violazione e falsa applicazione in rapporto all’articolo 617 c.p.c.: – della L. n. 241 del 1990, articolo 3 e L. n. 212 del 2000, articoli 7-17; – del Decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, articoli 12 e 25, a proposito della formazione delle cartelle; – degli articoli 3-24 Cost. e articoli 111 e 97 Cost.; -con i principi di cui agli articoli 1365, 1366 e 1367 c.c.”
Il terzo, il quarto ed il quinto motivo del ricorso sono logicamente connessi e quindi possono essere esaminati congiuntamente.
Anch’essi sono per alcuni versi inammissibili e per altri versi manifestamente infondati.
Il ricorrente deduce che, nel corso del giudizio di merito, l’amministrazione creditrice aveva prodotto alcuni estratti dei provvedimenti giudiziari (penali) in base ai quali erano stati iscritti a ruolo i crediti oggetto delle cartelle pagamento opposte, documenti in relazione ai quali egli aveva proposto querela di falso (dichiarata inammissibile) e dei quali aveva comunque contestato la utilizzabilita’ al fine dell’identificazione dei titoli dei crediti iscritti a ruolo. A suo dire, pero’, il tribunale avrebbe errato a ritenere la querela di falso proposta irrilevante ai fini della decisione (terzo motivo), non avrebbe tenuto conto della contestazione sull’utilizzabilita’ dei documenti in questione (quarto motivo) e comunque avrebbe erroneamente affermato la regolarita’ formale delle cartelle opposte, anche tenendo conto di quei documenti, sotto il profilo della idoneita’ delle indicazioni in esse contenute a consentire l’identificazione dei titoli posti a base dell’iscrizione a ruolo (quinto motivo).
Orbene, le censure (di cui al terzo motivo) attinenti alla rilevanza della querela di falso proposta sono senz’altro inammissibili: con tale querela l’opponente mirava infatti a dimostrare l’inesistenza dei provvedimenti giudiziari posti a base dell’iscrizione a ruolo o, quanto meno, l’insussistenza delle condizioni per l’iscrizione a ruolo delle relative pretese, cioe’ questioni relative alla sussistenza del diritto dell’agente della riscossione di procedere (per conto dell’ente creditore) ad esecuzione forzata, questioni evidentemente estranee all’oggetto dell’opposizione agli atti esecutivi di cui all’articolo 617 c.p.c. e riconducibili nell’ambito dell’opposizione all’esecuzione di cui all’articolo 615 c.p.c., che – per quanto chiarito nella premessa – non possono essere prese in considerazione in questa sede.
Del resto, una volta chiarito che il titolo esecutivo nella procedura di riscossione e’ costituito dal ruolo e non va notificato prima della cartella di pagamento, che ne contiene un estratto idoneo ad individuare la pretesa per cui si procede, risulta evidente che tutte le questioni legate alla validita’ ed efficacia dei provvedimenti in base ai quali e’ avvenuta l’iscrizione a ruolo non possono assumere alcun rilievo in relazione alla regolarita’ degli atti della riscossione (ne’ comunque le ragioni della sussistenza di un siffatto rilievo risultano chiarite nel ricorso, che per tale profilo sconta un evidente difetto di specificita’) ma soltanto, al piu’, in relazione all’esistenza del diritto di procedere ad esecuzione forzata.
Inoltre, l’eventuale mancato esame della contestazione del ricorrente relativa alla utilizzabilita’ ed al valore probatorio degli estratti prodotti dall’amministrazione, cui si fa riferimento nel quarto motivo, e cioe’ il mancato esame di una deduzione difensiva, non potrebbe in nessun caso costituire omesso esame di un fatto decisivo per il giudizio. Secondo la giurisprudenza di questa Corte, l’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 5, come riformulato dal Decreto Legge n. 83 del 2012, articolo 54, convertito con modificazioni dalla L. n. 134 del 2012, introduce infatti nell’ordinamento un vizio specifico denunciabile per cassazione, relativo all’omesso esame di un fatto storico, principale o secondario, nel cui paradigma non e’ inquadrabile la censura concernente la omessa valutazione di deduzioni difensive (cfr., ex multis: Cass., Sez. 1, Ordinanza n. 26305 del 18/10/2018, Rv. 651305 – 01; Sez. 2, Sentenza n. 14802 del 14/06/2017, Rv. 644485 – 01; Sez. 5, Sentenza n. 21152 del 08/10/2014, Rv. 632989 – 01).
In ogni caso, non vi e’ dubbio che il Tribunale abbia espressamente preso in esame le contestazioni dell’opponente in relazione alla regolarita’ formale delle cartelle di pagamento, accertando, sulla base di una valutazione di fatto sostenuta da motivazione non apparente ne’ insanabilmente contraddittoria sul piano logico, come tale non sindacabile nella presente sede, che le indicazioni in esse contenute erano sufficienti a consentire l’individuazione dei provvedimenti giudiziari posti a base delle sottostanti iscrizioni a ruolo. Nell’effettuare tale accertamento di fatto non ha affatto valutato gli estratti dei provvedimenti giudiziari prodotti dall’amministrazione in sede di opposizione, oggetto delle contestazioni del ricorrente, come elemento integrativo esterno delle indicazioni riportate nelle cartelle di pagamento e quindi della loro regolarita’ formale, ma ha fatto ad essi riferimento esclusivamente al fine di confermare l’intelligibilita’ e l’autosufficienza del contenuto delle cartelle per l’esatta individuazione dei provvedimenti giudiziari in questione.
Sotto questo profilo, anche al di la’ da un evidente difetto di specificita’ delle censure esposte nel quarto motivo (che non contengono la trascrizione e/o uno specifico richiamo all’integrale contenuto delle cartelle di pagamento di cui si discute, come richiesto dall’articolo 366 c.p.c., comma 1, n. 6), e’ sufficiente osservare che con esse, nella sostanza, il ricorrente contesta accertamenti di fatto incensurabilmente operati dal giudice del merito, finendo in sostanza per chiedere una nuova e diversa valutazione delle prove.
Questa Corte, comunque, nei precedenti richiamati in premessa (Cass., Sez. 3, Sentenza n. 2553 del 30/01/2019; Sez. 3, Sentenza n. 2797 del 31/01/2019) ha gia’ riconosciuto l’idoneita’ delle indicazioni contenute nelle cartelle di pagamento redatte in conformita’ al modello ministeriale a mettere il debitore intimato in condizione di identificare il titolo per cui si procede e le relative pretese creditorie, in modo da poter esercitare adeguatamente il proprio diritto di difesa, ed il ricorso non contiene elementi tale da indurre a rivedere tale orientamento.
3.3 Con il sesto motivo si denunzia “Ex articolo 360 c.p.c., n. 3 per violazione e falsa applicazione degli articoli 91 c.p.c. e ss. in ordine alla liquidazione delle spese in favore degli opposti”.
L’assunto del ricorrente, secondo il quale il tribunale avrebbe dovuto disporre la compensazione delle spese del giudizio di merito, e’ manifestamente infondato. Essendo state le sue domande integralmente rigettate (nessun rilievo ha in tale ottica l’esito delle questioni pregiudiziali di rito e/o preliminari di merito che non si siano tradotte in specifiche domande giudiziali), il giudice del merito ha correttamente applicato il disposto dell’articolo 91 c.p.c., secondo il quale la parte soccombente va condannata al rimborso delle spese in favore di quella vittoriosa (cd. principio di soccombenza).
Del resto, la facolta’ di disporre la compensazione delle spese processuali tra le parti rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, il quale non e’ tenuto a dare ragione con una espressa motivazione del mancato uso di tale sua facolta’, con la conseguenza che la pronuncia di condanna alle spese, anche se adottata senza prendere in esame l’eventualita’ di una compensazione, non puo’ essere censurata in cassazione, neppure sotto il profilo della mancanza di motivazione (cfr. Cass., Sez. U, Sentenza n. 14989 del 15/07/2005, Rv. 582306 01; conf., in precedenza: Cass., Sez. 3, Sentenza n. 851 del 01/03/1977, Rv. 384463 – 01; Sez. 3, Sentenza n. 1898 del 11/02/2002, Rv. 552178 – 01; Sez. L, Sentenza n. 10861 del 24/07/2002, Rv. 556171 – 01; Sez. 1, Sentenza n. 17692 del 28/11/2003, Rv. 572524 – 01; successivamente: Sez. 3, Sentenza n. 22541 del 20/10/2006, Rv. 592581 – 01; Sez. 1, Sentenza n. 28492 del 22/12/2005, Rv. 585748 – 01; Sez. 3, Sentenza n. 7607 del 31/03/2006, Rv. 590664 – 01).
Del pari manifestamente infondato e’ l’ulteriore assunto secondo cui non avrebbero dovuto essere liquidate le spese del giudizio di opposizione sia in favore dell’agente della riscossione che in favore dell’amministrazione creditrice: detti enti sono stati evocati in giudizio dallo stesso opponente, si sono costituiti con diversi difensori e dunque hanno svolto distinte difese e sono risultati entrambi integralmente vittoriosi nel merito. Non vi e’ alcun dubbio, quindi, che avessero entrambi diritto al rimborso delle spese sostenute per le rispettive difese.
Neanche le censure esposte nel motivo di ricorso in esame possono quindi trovare accoglimento.
4. Il ricorso e’ rigettato.
Nulla e’ a dirsi con riguardo alle spese del giudizio non avendo le parti intimate svolto attivita’ difensiva nella presente sede. Deve darsi atto della sussistenza dei presupposti processuali (rigetto, ovvero dichiarazione di inammissibilita’ o improcedibilita’ dell’impugnazione) di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, articolo 13, comma 1-quater, introdotto dalla L. 24 dicembre 2012 n. 228, articolo 1, comma 17.

P.Q.M.

La Corte:
– rigetta il ricorso;
– nulla per le spese.
Si da’ atto della sussistenza dei presupposti processuali (rigetto, ovvero dichiarazione di inammissibilita’ o improcedibilita’ dell’impugnazione) di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, articolo 13, comma 1-quater, inserito dalla L. 24 dicembre 2012 n. 228, articolo 1, comma 17, per il versamento, da parte del ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso (se dovuto e nei limiti in cui lo stesso sia dovuto), a norma dello stesso articolo 13, comma 1-bis.

 

In caso di diffusione omettere le generalità e gli altri dati identificativi dei soggetti interessati nei termini indicati.

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