La revoca dell’agevolazione “prima casa” resta impedita dal sopravvenire di una causa di forza maggiore, da intendersi quale impedimento oggettivo caratterizzato dalla non imputabilità (anche a titolo di colpa), inevitabilità ed imprevedibilità dell’evento
Suprema Corte di Cassazione
sezione VI civile
ordinanza 9 marzo 2017, n. 6076
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SESTA CIVILE
SOTTOSEZIONE T
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. SCHIRO’ Stefano – Presidente
Dott. CIRILLO Ettore – Consigliere
Dott. MANZON Enrico – Consigliere
Dott. NAPOLITANO Lucio – Consigliere
Dott. VELLA Paola – rel. Consigliere
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso 21326/2015 proposto da:
AGENZIA DELLE ENTRATE, (OMISSIS), in persona del Direttore pro tempore, elettivamente domiciliata in ROMA, VIA DEI PORTOGHESI 12, presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che la rappresenta e difende ope legis;
– ricorrente –
contro
(OMISSIS), elettivamente domiciliato in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), rappresentato e difeso dall’avvocato (OMISSIS), giusta procura speciale in calce al controricorso;
– controricorrente –
avverso la sentenza n. 974/30/2015 della COMMISSIONE TRIBUTARIA REGIONALE di VENEZIA del 25/05/2015, depositata il 09/06/2015;
udita la relazione della causa svolta nella Camera di consiglio non partecipata del 14/12//2016 dal Consigliere Relatore Dott. PAOLA VELLA.
RILEVATO IN FATTO
che:
1. il giudizio concerne il recupero della maggior Iva dovuta sull’acquisto di un immobile e dell’imposta sostitutiva sul relativo mutuo ipotecario, a seguito di revoca dell’agevolazione cd. “prima casa” prevista dall’articolo 1 della Tariffa, Parte Prima, allegata al Decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986, per avere il contribuente alienato in data 29/06/2010 l’immobile acquistato con detta agevolazione in data 13/06/2006 senza pero’ procedere ad un nuovo acquisto entro un anno dall’alienazione;
2. all’esito della Camera di consiglio, il Collegio ha disposto l’adozione della motivazione in forma semplificata.
CONSIDERATO IN DIRITTO
che:
3. il giudice d’appello ha condivisibilmente ravvisato l’esistenza di una “causa di forza maggiore”, poiche’ il contribuente si e’ reso aggiudicatario all’asta del nuovo immobile in data 18/01/2011 ed ha provveduto a versare il relativo prezzo in data 15/02/2011 – quindi ampiamente entro l’anno prescritto dalla legge – ottenendo pero’ il decreto giudiziale di trasferimento ex articolo 586 c.p.c., solo in data 6/07/2011, con un ritardo di sette giorni rispetto alla scadenza dell’anno, ritardo pero’ a lui non imputabile, ne’ (data la sua estensione) prevedibile;
4. di recente si e’ data continuita’ al consolidato orientamento di questa Corte in base al quale l’analoga fattispecie di decadenza dall’agevolazione “prima casa – per mancato stabilimento della residenza nel comune ove e’ ubicato l’immobile entro il termine di 18 mesi dall’acquisto – resta impedita dal sopravvenire di una causa di forza maggiore, da intendersi quale impedimento oggettivo caratterizzato dalla non imputabilita’ (anche a titolo di colpa), inevitabilita’ ed imprevedibilita’ dell’evento (Cass. sez. 5, sent. n. 13148/16; cfr. Cass. sez. 5, sent. n. 14399/13; Cass. sez. 6-5, ord. n. 864/16 e n. 25/16).
5. non e’ nemmeno ipotizzabile una “sopravvenuta mancanza di causa del beneficio invocato all’atto della registrazione dell’acquisto”, per il “mancato reinvestimento del ricavato della vendita nell’acquisto di altra abitazione” (tale da rendere irrilevante ogni rilievo di forza maggiore, come nel precedente di Cass. sez. 5, sent. n. 2552/03), poiche’ nel caso di specie l’acquisto invece vi e’ stato, ed e’ stato anche tempestivo con riguardo agli adempimenti pretendibili dal contribuente, quanto ad aggiudicazione e pagamento del prezzo, mentre il (lieve) ritardo e’ dipeso solo dalla emissione del decreto di trasferimento ex articolo 586 c.p.c. – necessario per il realizzarsi dell’effetto traslativo della vendita forzata a distanza di circa cinque mesi dall’avvenuto pagamento del prezzo;
6. risultando soccombente una parte ammessa alla prenotazione a debito del contributo unificato, in quanto amministrazione pubblica difesa dall’Avvocatura Generale dello Stato, non si applica il Decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, articolo 13, comma 1-quater (Cass. S.U. sent. n. 9338/14; conf. Cass. sez. ord. n. 1778/16 e 6-T, ord. n. 18893/16).
P.Q.M.
rigetta il ricorso.
Condanna la ricorrente al pagamento, in favore del controricorrente, delle spese del giudizio di legittimita’, che liquida in Euro 4.100,00 per compensi, oltre alle spese forfettarie nella misura del 15 per cento agli esborsi liquidati in Euro 200,00 ed agli accessori di legge
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