L’art. 7, comma 1, n. 1, della legge fallimentare legittima il pubblico ministero a richiedere il fallimento in tutti i casi ove lo stesso abbia ad ogni modo ed istituzionalmente appreso la “notizia decoctionis“. Pertanto, il P.M. risulta legittimato a chiedere il fallimento dell’imprenditore anche se la notitia decoctionis sia stata dal medesimo appresa in occasione di indagini svolte nei confronti di soggetti differenti dall’imprenditore medesimo, sia esso individuale ovvero collettivo.
Suprema Corte di Cassazione
sezione I civile
sentenza 30 gennaio 2017, n. 2228
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE PRIMA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. NAPPI Aniello – Presidente
Dott. CRISTIANO Magda – Consigliere
Dott. FERRO Massimo – Consigliere
Dott. TERRUSI Francesco – rel. Consigliere
Dott. DOLMETTA Aldo Angelo – Consigliere
ha pronunciato la seguente:
SENTENZA
sul ricorso 7379/2011 proposto da:
SOSTITUTO PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA PRESSO LA CORTE DI APPELLO DI MILANO DOTT. (OMISSIS);
– ricorrente –
contro
(OMISSIS) S.R.L., (P.I. (OMISSIS)), in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliata in (OMISSIS), presso l’avvocato (OMISSIS), che la rappresenta e difende unitamente agli avvocati (OMISSIS), (OMISSIS), giusta procura in calce al controricorso;
– controricorrente –
contro
FALLIMENTO (OMISSIS) S.R.L., PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI MILANO;
– intimati –
avverso la sentenza n. 55/2011 della CORTE D’APPELLO di MILANO, depositata il 13/01/2011;
udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 30/11/2016 dal Consigliere Dott. FRANCESCO TERRUSI;
udito, per la controricorrente, l’Avvocato (OMISSIS), con delega, che si riporta. In caso di accoglimento, rimessione atti alla Corte di Appello di Milano;
udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. SALVATO Luigi, che ha concluso per l’accoglimento del ricorso.
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con sentenza in data 13-1-2011 la corte d’appello di Milano revocava il fallimento della (OMISSIS) s.r.l., che era stato dichiarato dal tribunale su iniziativa del pubblico ministero. Osservava che alla data della presentazione della richiesta di fallimento nessun procedimento penale era stato promosso nei confronti della societa’, e che la notitia decoctionis era stata appresa nell’ambito del procedimento n. 52429-09 instaurato contro soggetti diversi ( (OMISSIS) e altri).
Ad avviso della corte d’appello, il presupposto del potere di iniziativa del pubblico ministero, ai sensi della L. Fall., articolo 7, doveva essere individuato nell’essere l’insolvenza apprezzabile nell’ambito del procedimento penale di cui la societa’ fosse stata parte alla data della richiesta.
Il procuratore generale della Repubblica ha proposto ricorso per cassazione deducendo due profili di censura. La societa’ ha replicato con controricorso.
MOTIVI DELLA DECISIONE
1. – Il pubblico ministero deduce, a sostegno del ricorso, l’erronea interpretazione della L. Fall., articolo 7, n. 1, e l’errata valutazione degli atti processuali.
Assume che la pendenza del procedimento penale nei confronti dell’imprenditore non puo’ essere considerata alla stregua di condicio sine qua non del citato potere di iniziativa, poiche’ diversi sono i presupposti della responsabilita’ penale, necessariamente individuale, e i sintomi dell’insolvenza: difatti il procedimento penale puo’ risultare pendente anche contro persone ignote e, in tali casi, l’impossibilita’ di identificare il soggetto penalmente responsabile finirebbe ingiustificatamente per precludere, nell’interpretazione restrittiva della corte d’appello, ogni potere di iniziativa pur dinanzi a uno stato di insolvenza conclamato.
In ogni caso il ricorrente lamenta l’eccentricita’ delle prospettate argomentazioni del giudice a quo rispetto all’intero sistema della responsabilita’ delle persone giuridiche disciplinato dal Decreto Legislativo n. 231 del 2001: se e’ vero che nessun procedimento penale era stato aperto nei confronti della societa’, non essendo possibile un’iscrizione di societa’ nel registro degli indagati al di fuori delle ipotesi appunto disciplinate dal Decreto Legislativo n. 231 del 2001, e’ altrettanto vero che alla data della richiesta di fallimento era pendente il procedimento n. 52429-09 nei confronti del legale rappresentante della societa’ medesima ( (OMISSIS)) e nei confronti di (OMISSIS) quale amministratore di fatto.
2. – Deve innanzi tutto osservarsi che non ha fondamento l’eccezione di inammissibilita’ del ricorso che la parte controricorrente ha sollevato per una presunta violazione dell’articolo 366 c.p.c., n. 6, addebitando al pubblico ministero di non aver esattamente indicato la documentazione tesa a dimostrare che il procedimento penale a carico del (OMISSIS) fosse gia’ pendente al momento della richiesta di fallimento.
La questione non rileva in prospettiva di autosufficienza, essendo il ricorso affidato a profili di puro diritto attinenti all’esegesi della L. Fall., articolo 7.
Finanche la sentenza impugnata ha evidenziato che la notitia decoctionis era stata appresa nell’ambito del procedimento penale n. 52429-09 contro (OMISSIS) e altri.
3. – Il profilo delle modalita’ con le quali e’ stata appresa la detta notizia, se cioe’ nell’ambito di procedimento in essere nei riguardi di soggetti diversi dall’imprenditore, non ha alcuna incidenza sulla legittimazione del pubblico ministero all’iniziativa di fallimento.
Il pubblico ministero e’ legittimato a chiedere il fallimento dell’imprenditore anche se la notitia decoctionis sia stata da lui appresa nel corso di indagini svolte nei confronti di soggetti diversi dall’imprenditore medesimo, sia esso individuale o collettivo.
Invero, la volonta’ legislativa che emerge dalla lettura delle ipotesi alternative previste dalla L. Fall., articolo 7, comma 1, n. 1, una volta venuta meno la possibilita’ di dichiarare il fallimento d’ufficio, e’ nel senso di ampliare la legittimazione del pubblico ministero a tutti i casi nei quali egli abbia comunque istituzionalmente appreso la detta notizia (v. Sez. 1 n. 10679-14 cui adde Sez. 6 – 1 n. 8977-16).
Ne’ si comprende in qual senso abbia a rilevare la circostanza, enfatizzata dalla corte d’appello, che la “qualita’ di parte” del procedimento penale sia stata assunta dall’imprenditore prima dell’acquisizione o dopo l’acquisizione della notitia decoctionis.
Esattamente al contrario, va ribadito che l’unico profilo che conta, in relazione alla legittimazione, e’ che la notitia decoctionis sia stata appresa nel corso di indagini comunque legittimamente svolte, finanche nei confronti di soggetti diversi o collegati all’imprenditore medesimo, e a prescindere dai tempi di approfondimento investigativo direttamente incidenti sulla societa’ insolvente.
4. – L’impugnata sentenza va dunque cassata.
Segue il rinvio alla medesima corte d’appello di Milano, diversa sezione, per le valutazioni che il caso richiede in ordine ai presupposti di fallibilita’ e all’insolvenza. Il giudice del rinvio provvedera’ anche sulle spese del giudizio svoltosi in questa sede di legittimita’.
P.Q.M.
La Corte accoglie il ricorso, cassa l’impugnata sentenza e rinvia, anche per le spese del giudizio di cassazione, alla corte d’appello di Milano.
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