In caso di fallimento il rapporto di lavoro, pur essendo formalmente in essere, non è automaticamente proseguito e difettando così l’esecuzione della prestazione lavorativa, non vi è obbligo da parte della procedura di corrispondere al lavoratore la retribuzione maturata.
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In caso di fallimento il rapporto di lavoro, pur essendo formalmente in essere, non è automaticamente proseguito e difettando così l’esecuzione della prestazione lavorativa, non vi è obbligo da parte della procedura di corrispondere al lavoratore la retribuzione maturata.

Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 23 marzo 2018, n. 7308. In caso di fallimento il rapporto di lavoro, pur essendo formalmente in essere, non è automaticamente proseguito e difettando così l’esecuzione della prestazione lavorativa, non vi è obbligo da parte della procedura di corrispondere al lavoratore la retribuzione maturata. Ciò perché il fallimento non...

Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 9 dicembre 2016, n. 25263
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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 9 dicembre 2016, n. 25263

Il giudizio di proporzionalita’ tra licenziamento disciplinare e addebito contestato e’ devoluto al giudice di merito, la cui valutazione non e’ censurabile in sede di legittimita’, ove sorretta da motivazione sufficiente e non contraddittoria. Trattandosi di una decisione che e’ il frutto di selezione e valutazione di una pluralita’ di elementi la parte ricorrente, per...

Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 4 novembre 2016, n. 22473
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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 4 novembre 2016, n. 22473

Legittimo il licenziamento dell’agente assicurativo che abbia omesso di effettuare contabilizzazioni, abbia smarrito quietanze e che abbia proceduto a liquidare sinistri senza autorizzazione   Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 4 novembre 2016, n. 22473 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:...

Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 18 agosto 2016, n. 17166
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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 18 agosto 2016, n. 17166

Il datore di lavoro che intenda adottare una sanzione disciplinare nei confronti del dipendente non può omettere l’audizione del lavoratore incolpato che ne abbia fatto espressa ed inequivocabile richiesta contestualmente alla comunicazione – nel termine di cui all’art. 7, quinto comma, della legge 20 maggio 1970 n. 300 – di giustificazioni scritte, anche se queste...

Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 2 settembre 2016, n. 17526
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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 2 settembre 2016, n. 17526

Il datore è tenuto a versare al trasportatore la somma in più richiesta in funzione della produzione di copia dei dischi cronotachigrafi Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 2 settembre 2016, n. 17526 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. DI...

Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 6 luglio 2016, n. 13787
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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 6 luglio 2016, n. 13787

In materia di licenziamenti disciplinari, deve escludersi che, ove un determinato comportamento del lavoratore, invocato dal datore di lavoro come giusta causa di licenziamento, sia contemplato dal contratto collettivo come integrante una specifica infrazione disciplinare cui corrisponda una sanzione conservativa, essa possa formare oggetto di una autonoma e più grave valutazione da parte del giudice...

Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 30 maggio 2016, n. 11130
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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 30 maggio 2016, n. 11130

Licenziamento per il dirigente medico della Asl che nell’ambito della sua attività libero professionale extra moenia rilasci un certificato di idoneità per il conseguimento del porto d’armi   Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 30 maggio 2016, n. 11130 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 21 marzo 2016, n. 5538. Il danno da stress o usura psicofisica derivante dal mancato riconoscimento delle soste obbligatorie nella guida

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 21 marzo 2016, n. 5538 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MACIOCE Luigi – Presidente Dott. D’ANTONIO Enrica – Consigliere Dott. BLASUTTO Daniela – Consigliere Dott. PATTI Adriano Piergiovanni – Consigliere Dott. AMENDOLA Fabrizio...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 22 febbraio 2016, n. 3422. Via libera al danno per dequalificazione professionale al dipendente della poste messo a fare lavori manuali come svuotare sacchi o trasportare carrelli mentre prima svolgeva un ruolo di natura tecnica. Il datore doveva fornire la prova dell’impossibilità di adibirlo a mansioni equivalenti

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 22 febbraio 2016, n. 3422 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MACIOCE Luigi – Presidente Dott. D’ANTONIO Enrica – Consigliere Dott. DE GREGORIO Federico – Consigliere Dott. BLASUTTO Daniela – Consigliere Dott. AMENDOLA Fabrizio...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 13 novembre 2015, n. 23202. Presupposto della responsabilità dell’insegnante per il danno subito dall’allievo, nonché fondamento del dovere di vigilanza sul medesimo, è la circostanza che costui gli sia stato affidato, sicché chi agisce per ottenere il risarcimento deve dimostrare che l’èvento dannoso si è verificato nel tempo in cui l’alunno era sottoposto alla sorveglianza del docente, restando indifferente che venga invocata la responsabilità contrattuale per negligente adempimento dell’obbligo di sorveglianza o la responsabilità extracontrattuale per omissione delle cautele necessarie. A ciò aggiungasi, con particolare riguardo alla prova liberatoria richiesta dall’art. 2048 cod. civ., sì, dirimente la dimostrazione, da parte dell’insegnante, dell’esercizio della vigilanza nella misura dovuta nonché della imprevedibilità e repentinità in concreto dell’azione dannosa, ma costantemente avverte che, ove manchino le più elementari misure organizzative per mantenere la disciplina tra gli allievi, non si può neppure invocare l’imprevedibilità del fatto. Ne deriva che questa ha portata liberatoria solo nell’ipotesi in cui non sia stato possibile evitare l’evento nonostante l’approntamento di un sistema di vigilanza adeguato alle circostanze

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 13 novembre 2015, n. 23202 Svolgimento del processo Il presente giudizio ha ad oggetto la domanda di risarcimento danni proposta da A.M. e da T.T., in proprio e quali esercenti la potestà genitoriale sul figlio minore S., nei confronti di A.M., di S.Q., di R.B., del Ministero della...

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