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Corte di Cassazione, sezione lavoro, ordinanza del 21 maggio 2014, n. 11204. L'interesse che determina l'incapacità a testimoniare, ai sensi dell'art. 246 c.p.c., è solo quello giuridico, personale, concreto ed attuale, che comporta o una legittimazione principale a proporre l'azione ovvero una legittimazione secondaria ad intervenire in un giudizio già proposto da altri cointeressati. Tale interesse non si identifica con l'interesse di mero fatto, che un testimone può avere a che venga decisa in un certo modo la controversia in cui esso sia stato chiamato a deporre, pendente fra altre parti, ma identica a quella vertente tra lui ed un altro soggetto ed anche se quest'ultimo sia, a sua volta, parte del giudizio in cui la deposizione deve essere resa. Nè l'eventuale riunione delle cause connesse (per identità di questioni) può far insorgere l'incapacità delle rispettive parti a rendersi reciproca testimonianza, potendo tale situazione soltanto incidere sull'attendibilità delle relative deposizioni. E, comunque, la capacità a testimoniare (che, dunque, permane nonostante la disposta riunione, che lascia immutata l'autonomia dei singoli giudizi e non pregiudica la sorte delle singole azioni) differisce dalla valutazione sull'attendibilità del teste, operando le stesse su piani diversi, atteso che l'una, ai sensi dell'art. 246 c.p.c., dipende, come detto, dalla presenza in un interesse giuridico (non di mero fatto) che potrebbe legittimare la partecipazione del teste al giudizio, mentre la seconda afferisce alla veridicità della deposizione che il giudice deve discrezionalmente valutare alla stregua di elementi di natura oggettiva (la precisione e completezza della dichiarazione, le possibili contraddizioni, ecc.) e di carattere soggettivo (la credibilità della dichiarazione in relazione alle qualità personali, ai rapporti con le parti ed anche all'eventuale interesse ad un determinato esito della lite), con la precisazione che anche uno solo degli elementi di carattere soggettivo, se ritenuto di particolare rilevanza, può essere sufficiente a motivare una valutazione di inattendibilità

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro ordinanza del 21 maggio 2014, n. 11204 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE L Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CURZIO Pietro – Presidente – Dott. BLASUTTO Daniela – Consigliere – Dott. FERNANDES Giulio – Consigliere – Dott. GARRI Fabrizia...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 14 maggio 2014, n. 10599. Prove raccolte in differenti procedimenti, siano essi civili e penali. La possibilità per il giudice civile, a seguito dell'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, di accertare autonomamente, con pienezza di cognizione, i fatti dedotti in giudizio e di pervenire a soluzioni e qualificazioni non vincolate all'esito del processo penale, non comporta alcuna preclusione per detto giudice di utilizzare come fonte del proprio convincimento le prove raccolte in un giudizio penale e di fondare il proprio giudizio su elementi e circostanze già acquisiti con le garanzie di legge in quella sede, procedendo a tal fine a diretto esame del contenuto del materiale probatorio ovvero ricavandoli dalla sentenza penale o, se necessario, dagli atti del relativo processo, in modo da individuare esattamente i fatti materiali accertati per poi sottoporli a proprio vaglio critico svincolato dalla interpretazione e dalla valutazione che ne abbia dato il giudice penale

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 14 maggio 2014, n. 10599 Svolgimento del processo Con atto di citazione notificato il 26 luglio 1995, M.E. conveniva in giudizio, dinnanzi al Tribunale di Roma, U.M.D. , esponendo che era figlia naturale riconosciuta di P.A. , deceduto in (omissis) ; che il riconoscimento era avvenuto con testamento...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 2 aprile 2014, n. 7698. Il giudice di merito può utilizzare, in mancanza di qualsiasi divieto di legge, anche le prove raccolte in un diverso giudizio tra le stesse parti o tra altre parti, delle quali la sentenza che in detto giudizio sia stata pronunciata costituisce documentazione. Utilizza anche i documenti in quella sede acquisiti e, liberamente apprezzandoli nell'ambito della formazione del proprio libero convincimento

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 2 aprile 2014, n. 7698 Svolgimento del processo Nel 1991 B.F. rimase coinvolto in un grave incidente stradale, mentre viaggiava trasportato a bordo della motocicletta Suzuki 600 condotta dal cugino Bi.Vi. (deceduto pochi giorni dopo l’incidente per la gravità delle ferite riportate), che si scontrava con la Fiat...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 31 gennaio 2014, n. 2147. Lo scontrino non può avere valenza probatoria del versamento del corrispettivo dei beni in questione , avuto riguardo alla natura obbligatoria della sua emissione al momento della consegna della merce all’acquirente, a prescindere dal concreto pagamento del prezzo relativo, quando sulla base della valutazione delle deposizioni testimoniali non è provato che fosse stato corrisposto il saldo del corrispettivo ancora dovuto

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza  31 gennaio 2014, n. 2147 Svolgimento del processo Con atto di citazione notificato il 23.4.1998, la Bianchi & Bellini s.n.c., rivenditrice di mobili, conveniva in giudizio, innanzi al Tribunale di La Spezia, Z.C. per sentirlo condannare al pagamento della somma di 12.600.000, a saldo dell’acquisto di una sala...

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Corte di Cassazione sezione I sentenza 15 ottobre 2013, n. 23386. La sentenza di patteggiamento non ha efficacia di giudicato nel procedimento civile però può costituire per il giudice civile un decisivo elemento di prova per il suo convincimento

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza  15 ottobre 2013, n. 23386 Svolgimento del processo 1. R..B. , titolare di un conto corrente e di un dossier titoli presso la Banca Mercantile Italiana s.c.a. r.l., convenne in giudizio l’Istituto dinanzi al Tribunale di Firenze chiedendone dichiararsi la responsabilità per la sottrazione di somme ivi depositate...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 19 settembre 2013, n. 21433. In tema di giuramento decisorio

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza  19 settembre 2013, n. 21433 Svolgimento del processo 1. – Con atto di citazione notificato il 29 dicembre 2000, P.M. società semplice si oppose al decreto ingiuntivo del 30 ottobre 2000, emesso dal Tribunale di Alba in favore dello Studio Carbone Franco Dottori Commercialisti, società semplice, per il...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 23 luglio 2013, n. 17876. Appalto: la prova dell’avvenuta denuncia dei difetti in corso d’opera può essere data anche con testimoni

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza  23 luglio 2013, n. 17876 Svolgimento del processo Con atto di citazione notificato il 7-2-1998 la B. P & C. s.n.c. conveniva dinanzi al Tribunale di Bergamo la Lavori Edili s.r.l., per sentirla condannare al pagamento della somma di L. 186.229.273, a saldo dei lavori edili eseguiti su...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 3 aprile 2013, n. 8118. La proroga del contratto, senza necessità di apposita conferma per iscritto anche se prevista da apposita clausola contrattuale, ben può essere stata concordata tra la parti nella vigenza del contratto. La prova della stipulazione di questo patto può essere ricavata dalle deposizioni testimoniali

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III CIVILE Sentenza 3 aprile 2013, n. 8118 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. TRIFONE Francesco – Presidente – Dott. CARLEO Giovanni – Consigliere – Dott. CHIARINI Maria Margherita – Consigliere – Dott. DE STEFANO...