Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 26 maggio 2015, n. 22065. Le forze dell’ordine devono rispettare la legalità “sempre e comunque quand’anche si trovino in situazioni pericolose per la propria incolumità personale” Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 26 maggio 2015, n. 22065 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI...
Tag: Presidente PAOLONI Giacomo
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 15 maggio 2015, n. 20314. La fattispecie di falsa perizia è speciale rispetto a quella di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 15 maggio 2015, n. 20314 Ritenuto in fatto Con sentenza del 6 dicembre 2012, in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Torino dei 4 aprile 2011 appellata dal pubblico ministero e dall’imputato, la Corte d’appello di Torino ha riconosciuto a M.G. il beneficio della non menzione, confermando...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 19 marzo 2015, n. 11640. In tema di falso in atto pubblico, il pubblico ufficiale estensore dell’atto non puo’ invocare la scriminante dell’esercizio del diritto (articolo 51 c.p.), “sub specie” del principio “nemo tenetur se detegere”, per avere attestato il falso al fine di non fare emergere la propria penale responsabilita’ in ordine all’episodio in esso rappresentato, non potendo la finalita’ probatoria dell’atto pubblico essere sacrificata all’interesse del singolo di sottrarsi alle conseguenze di un delitto.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 19 marzo 2015, n. 11640 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PAOLONI Giacomo – Presidente Dott. CITTERIO C. – rel. Consigliere Dott. VILLONI Orlando – Consigliere Dott. BASSI A. – Consigliere Dott. PATERNO’...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 31 marzo 2015, n. 13799. Sussiste la potenziale responsabilità civile della pubblica amministrazione per le condotte dei propri dipendenti che sfruttando l’adempimento di funzioni pubbliche a essi attribuite, e in esclusiva ragione di un tale contatto, tengano condotte, anche di rilevanza penale e pur volte a conseguire finalità esclusivamente personali, che cagionino danni a terzi, ogniqualvolta le condotte che cagionano danno risultino non imprevedibili. Con questa affermazione la Cassazione ha delineato il collegamento tra la responsabilità penale del dipendente pubblico e la responsabilità civile della pubblica amministrazione in caso di danni arrecati a terzi
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 31 marzo 2015, n. 13799 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PAOLONI Giacomo – Presidente Dott. LEO Guglielmo – Consigliere Dott. CITTERIO Carlo – rel. Consigliere Dott. VILLONI Orlando – Consigliere Dott. DE...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 2 febbraio 2015, n. 4876. La nomina di un codifensore sul piano logico non può, per sé, essere considerata indicativa di una situazione reddituale in atto incompatibile o anche solo incoerente con la necessità di lavorare
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 2 febbraio 2015, n. 4876 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PAOLONI Giacomo – Presidente Dott. LEO Guglielmo – Consigliere Dott. CITTERIO Carlo – rel. Consigliere Dott. VILLONI Orlando – Consigliere Dott. DE AMICIS...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 2 febbraio 2015, n. 4849. Il reato di maltrattamenti in famiglia è integrato dalla condotta dell'agente che sottopone la moglie e i familiari ad atti di vessazione reiterata e tali da cagionare sofferenza, prevaricazione ed umiliazioni, in quanto costituenti fonti di uno stato di disagio continuo ed incompatibile con le normali condizioni di esistenza Rilevano infatti, entro tale prospettiva, non soltanto le percosse, le lesioni, le ingiurie, le minacce, le privazioni ed umiliazioni imposte alla vittima, ma anche gli atti di disprezzo e di offesa arrecati alla sua dignità, che si risolvano nell'inflizione di vere e proprie sofferenze morali
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 2 febbraio 2015, n. 4849 Ritenuto in fatto Con sentenza emessa in data 4 aprile 2014 la Corte d’appello di Palermo ha confermato la sentenza dei 3 ottobre 2012 del G.u.p. presso il Tribunale di Palermo, che all’esito di giudizio abbreviato dichiarava Z. G. colpevole dei reato di...