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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 28 gennaio 2016, n. 3766. La violazione delle regole per la selezione pubblica di un professionista cui conferire specifici incarichi da parte di una società a partecipazione pubblica non costituisce di per sé sola condotta fraudolenta, ossia idonea a generare l’induzione in errore richiesta dalla norma incriminatrice della truffa

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I SENTENZA 28 gennaio 2016, n.3766  Ritenuto in fatto 1. Nell’ambito di una più ampia indagine avente ad oggetto il ritenuto illecito conferimento di incarichi professionali esterni da parte della dirigenza di Infrastrutture Lombarde S.p.A. (ILSPA), società integralmente partecipata dalla Regione Lombardia, in persona del direttore generale, R.A.G. , e...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 17 dicembre 2015, n. 49878. E’ pienamente valida la notifica dell’estratto contumaciale di una sentenza di appello fatta a mani del collega di studio del difensore domiciliatario, con la conseguenza che deve essere respinta, ai fini del gravame, la richiesta di restituzione in termini avanzata dal condannato da quest’ultimo assistito

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 17 dicembre 2015, n. 49878   REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente Dott. BONITO Francesco M.S. – Consigliere Dott. CASSANO Margherit – rel. Consigliere Dott. LOCATELLI Giuseppe – Consigliere...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 2 dicembre 2015, n. 47712. La buona fede (che esclude nei reati contravvenzionali l’elemento soggettivo) ben può essere determinata da un fattore positivo esterno che abbia indotto il soggetto in errore incolpevole, specie lì dove tale “fattore esterno” sia ricollegabile ad un comportamento della autorità amministrativa (competente alla tutela dell’interesse protetto) idoneo a determinare uno scusabile convincimento di liceità della condotta posta in essere. Nel caso in esame (in relazione al reato di cui all’art. 697 co. 1 cod.pen. – detenzione di 26 cartucce cal. 38 in assenza di previa denunzia all’autorità), secondo la S.C., non poteva essere opposta – al fine di ritenere consumato il reato – la qualifica soggettiva dell’agente, a fronte di una chiara indicazione proveniente dall’ufficio che ebbe a ricevere la denunzia dell’arma (con prassi ribadita nella comunicazione in atti). Detta indicazione, peraltro, pur se da ritenersi erronea (posto che l’obbligo di denunzia va ritenuto insussistente solo lì dove le cartucce per arma comune da sparo non superino la ordinaria capienza del caricatore dell’arma) non era immediatamente percepibile come tale, e ciò in virtù del fatto che la norma di cui all’art. 26 della legge n.110 del 1975 tende, effettivamente, a determinare una qualche incertezza nell’interprete sulla estensione oggettiva della esenzione dall’obbligo di denunzia delle munizioni in presenza di regolare denunzia dell’arma

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 2 dicembre 2015, n. 47712 In fatto e in diritto 1. Con sentenza emessa in data 21 maggio 2013 il GUP del Tribunale di Busto Arsizio ha affermato la penale responsabilità di B.F. in relazione al reato di cui all’art. 697 co. 1 cod.pen. (detenzione di 26 cartucce...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 2 settembre 2015, n. 35818. L’illecito amministrativo addebitabile all’ente ai sensi del d. lgs. n. 231 del 2001 non consiste in una responsabilità sussidiaria del fatto altrui, richiedendo soltanto che il reato risulti espressione di una politica aziendale deviante o, comunque, frutto di una c.d. colpa di organizzazione

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 2 settembre 2015, n. 35818 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente Dott. VECCHIO Massimo – Consigliere Dott. NOVIK Adet Toni – Consigliere Dott. DI TOMASSI M. – rel. Consigliere...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 2 settembre 2015, n. 35820. In tema di dichiarazione di adesione del difensore alla iniziativa dell’astensione dalla partecipazione alle udienze legittimamente proclamata dagli organismi rappresentativi della categoria, la mancata concessione da parte del giudice del rinvio della trattazione dell’udienza camerale in presenza di una dichiarazione effettuata o comunicata dal difensore nelle forme e nei termini previsti dall’art. 3, primo comma, del vigente codice di autoregolamentazione, determina una nullità per la mancata assistenza dell’imputato, ai sensi dell’art. 178, primo comma, lett. c), cod. proc. pen., che ha natura assoluta ove si tratti di udienza camerale a partecipazione necessaria del difensore, ovvero natura intermedia negli altri casi. Nel caso di specie l’udienza per la discussione dell’appello proposto dall’imputato risulta essere stata fissata ai sensi dell’art. 599 c.p.p. e cioè nelle forme dell’udienza in camera di consiglio, in relazione alla quale la partecipazione delle parti e dei loro difensori al giudizio è solo eventuale

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 2 settembre 2015, n. 35820 La Corte osserva in fatto ed in diritto: 1. Con sentenza del 18 settembre 2013 la Corte di appello di Milano confermava quella pronunciata dal Tribunale della stessa sede, in composizione monocratica, con la quale C.G., all’esito di giudizio abbreviato, era stato condannato...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 2 settembre 2015, n. 35784. Non può farsi luogo al differimento facoltativo dell’esecuzione della pena ai sensi dell’art. 147, primo comma, n. 2 cod. pen. quando il condannato si rifiuti, senza plausibile giustificazione, di sottoporsi ai necessari interventi sanitari e l’infermità da cui è affetto è curata con terapia medica, non risolutiva, ma regolarmente effettuata in regime di detenzione. Nel caso di specie laa motivazione finale dei Tribunale di sorveglianza, che ha ritenuto sussistente anche la condizione ostativa della pericolosità del condannato quale esponente di spicco della criminalità organizzata campana, costituisce argomentazione ultronea, atteso che l’accertamento della condizione aggiuntiva di non pericolosità dei condannato prevista dall’art.147 ult.comma cod.pen. è richiesta solo in caso di ritenuta sussistenza dei presupposti previsti dall’art.147 comma 1 n.2 cod.pen. per il differimento facoltativo della esecuzione della pena, presupposti esclusi dal Tribunale di sorveglianza nel caso in esame

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 2 settembre 2015, n. 35784 Ritenuto in fatto R.E., detenuto in espiazione della pena dell’ergastolo per i delitti di omicidio volontario e violazione della legge sulle armi aggravati ai sensi dell’art.7 legge n.203 del 1991, presentava istanza di differimento facoltativo della pena per grave infermità ai sensi dell’art.147...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 18 giugno 2015, n. 25832. La “sospensione” della pena irrogata con sentenza di condanna avente ad oggetto anche un reato associativo mafioso, in assenza di richiesta specifica di sospensione da parte dell’organo dell’Accusa in ordine a quel determinato reato associativo, non determina il venir meno del titolo giustificativo per l’applicazione del regime differenziato di cui all’art. 41-bis O.P.

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 18 giugno 2015, n. 25832 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente Dott. TARDIO Angela – Consigliere Dott. SANDRINI Enrico Giuseppe – Consigliere Dott. CASA Filippo – rel. Consigliere Dott....