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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 6 luglio 2015, n. 28616. Gli obblighi per la sicurezza di cui all’art. 26, D.Lgs. 81/2008, presuppongono l’interferenza tra imprese, anche in caso di mancanza di appalto. La ratio dell’art. 26, con cui s’impongono al datore di lavoro che si avvale di soggetti terzi obblighi informativi, di verifica e di prevenzione per la sicurezza sui luoghi di lavoro, è di fare in modo che si prevengano i rischi derivati dall’interferenza di più imprese nel medesimo luogo di lavoro

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 6 luglio 2015, n. 28616 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUSCO Carlo Giuseppe – Presidente Dott. D’ISA Claudio – rel. Consigliere Dott. CIAMPI Francesco Mari – Consigliere Dott. ESPOSITO Lucia – Consigliere...

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 16 luglio 2015, n. 30989. Nella circolazione stradale non può farsi affidamento sulla assoluta diligenza e rispetto delle regole degli utenti della strada, per cui la violazione dell’obbligo di precedenza non è un evento imprevedibile ed impone quindi, al conducente favorito ad un incrocio di moderare la velocità ed ispezionare la strada per evitare sinistri

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV SENTENZA 16 luglio 2015, n. 30989 Ritenuto in fatto Con sentenza dei 27/11/2013 la Corte di Appello di Napoli confermava la condanna di M.C. per il delitto di omicidio colposo in danno di F.A.. Veniva anche confermata la pena di anni uno di reclusione e la condanna al risarcimento...

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 16 luglio 2015, n. 31001. Nel caso in cui l’agente ha ritenuto per errore, determinato da colpa, di trovarsi nelle condizioni previste dalla difesa legittima, obiettivamente non sussistenti, la punibilità non è esclusa, quando il fatto è preveduto dalla legge come delitto colposo. Tuttavia, non ogni pericolo che si concretizza nell’ambito del domicilio giustifica la reazione difensiva, atteso che restano fermi i requisiti strutturali posti dall’art. 52 c.p., e cioè: pericolo attuale di offesa ingiusta, da un lato, costrizione e necessità della difesa, dall’altro. Le modifiche apportate dalla legge 13 febbraio 2006, n. 59 all’art. 52 c.p., hanno riguardato solo il concetto di proporzionalità, fermi restando i presupposti dell’attualità dell’offesa e della inevitabilità dell’uso delle armi come mezzo di difesa della propria o dell’altrui incolumità; di conseguenza, la reazione a difesa dei beni è legittima solo quando non vi sia desistenza ed anzi sussista un pericolo attuale per l’incolumità fisica dell’aggredito o di altri. Il giudizio sulla sussistenza di una causa di giustificazione, reale o presunta, deve compiersi “ex ante” sulla base delle circostanze caratterizzanti il caso concreto, dovendo il giudice esaminare, di volta in volta e in concreto, la particolare situazione di fatto che escluderebbe l’antigiuridicità della condotta prevista dalla legge come reato.

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 16 luglio 2015, n. 31001 Ritenuto in fatto La Corte d’Assise di Appello di Caltanissetta, con la sentenza indicata in epigrafe, dopo aver rinnovato l’istruttoria dibattimentale, disponendo perizia d’ufficio, ha confermato quella del GUP del Tribunale di Nicosia di condanna di F.S. , in quanto colpevole del reato...

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 30 giugno 2015, n. 27183. In caso di infortunio sul lavoro originato dall’assenza o inidoneità delle misure di prevenzione, nessuna efficacia causale esclusiva, per escludere la responsabilità del datore di lavoro, può essere attribuita al comportamento imprudente del lavoratore infortunato realizzato nello svolgimento delle proprie mansioni

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 30 giugno 2015, n. 27183 Ritenuto in fatto F.A. e B.B. ricorrono avverso la sentenza che ha confermato quella di primo grado con la quale sono stati riconosciuti colpevoli del reato di cui all’articolo 589 c.p., commesso in violazione della normativa antinfortunistica, in danno del lavoratore D.L. (fatto...

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 30 giugno 2015, n. 27165. Il risarcimento, anche quello eseguito dalla società assicurativa, deve ritenersi effettuato personalmente dall’imputato tutte le volte in cui questi ne abbia coscienza e mostri la volontà di farlo proprio

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 30 giugno 2015, n. 27165   Ritenuto in fatto Con sentenza del 16 aprile 2013 la Corte di appello di Brescia ha confermato la sentenza dei tribunale di Mantova che ha ritenuto P.M. responsabile dei reato di cui all’articolo 589 co.2 codice penale in relazione all’incidente stradale avvenuto...

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 8 giugno 2015, n. 24452. In caso di macroscopiche violazioni del dovere d’informazione non può assumere rilievo, ai fini dell’esclusione del nesso causale, la negligenza dell’ignara vittima, ha affermato che le valutazioni e le prescrizioni contenute nel documento di valutazione dei rischi non limitano per nulla la responsabilità dei garanti che, nella maggior parte dei casi, trovano il loro fondamento prescrittivo nella articolata disciplina di settore

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 8 giugno 2015, n. 24452 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUSCO Carlo Giuseppe – Presidente Dott. BLAIOTTA Rocco Marc – rel. Consigliere Dott. PICCIALLI Patrizia – Consigliere Dott. ZOSO Liana Maria T....

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 26 maggio 2015, n. 22042. Risponde di omicidio colposo il medico curante che nel certificato medico anamnestico, emesso in funzione del successivo accertamento delle condizioni psico-fisiche per il rilascio dell’autorizzazione al porto d’armi per la difesa personale, attesta contrariamente al vero che un suo paziente non è affetto da turbe psicofisiche e quest’ultimo dopo aver ottenuto il porto d’armi commette omicidio

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV SENTENZA 26 maggio 2015, n. 22042 Ritenuto in fatto C.R.E. veniva tratto a giudizio dinanzi al Tribunale di Chieti per rispondere: a) del reato di cui all’art. 481 cod. pen., perché, nella sua qualità di medico curante di M.D. , nel certificato medico anamnestico emesso in funzione del successivo...