Articolo

Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 18 febbraio 2015, n. 7360. La condotta negligente del collega di lavoro dell'infortunato non costituisce comportamento abnorme, di per sé solo sufficiente a produrre l'evento, in grado di interrompere il rapporto di causalità tra le violazioni del datore di lavoro e l'infortunio, quando si sia omessa la valutazione del rischio in questione, la conseguente adozione delle misure di protezione necessarie, nonché la specifica formazione dei lavoratori.

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 18 febbraio 2015, n. 7360 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUSCO Carlo Giuseppe – Presidente Dott. D’ISA Claudio – Consigliere Dott. IZZO Fausto – Consigliere Dott. MASSAFRA Umberto – rel. Consigliere Dott. SERRAO...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 9 febbraio 2015, n. 5879. Il giudice della convalida d'arresto deve compiere la sua valutazione soffermandosi sulla sussistenza del fumus commissi delicti per stabilire, ex post, se l'indagato sia stato privato della libertà personale in presenza della flagranza di uno dei reati previsti dagli artt. 380 e 381 c.p.p., essendogli inibito qualsiasi vaglio sui gravi indizi di reità o sulla responsabilità per il reato addebitato, trattandosi di accertamenti riservati alle successive fasi processuali

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 9 febbraio 2015, n. 5879 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUSCO Carlo Giuseppe – Presidente Dott. ESPOSITO Lucia – Consigliere Dott. GRASSO Giuseppe – Consigliere Dott. DOVERE Salvatore – rel. Consigliere Dott....

Articolo

Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 9 febbraio 2015, n. 5857. In tema di valutazione del rischio di cui all'art. 26 d.lgs. n. 81/2008, il datore di lavoro committente deve tener conto della presenza di ditte o di lavoratori autonomi terzi operanti all'interno dell'ambiente di lavoro in concomitanza dell'espletamento dei lavori affidati in appalto

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 9 febbraio 2015, n. 5857 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUSCO Carlo Giuseppe – Presidente Dott. ESPOSITO Lucia – Consigliere Dott. GRASSO Giuseppe – Consigliere Dott. DOVERE Salvatore – rel. Consigliere Dott....

Articolo

Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 9 febbraio 2015, n. 5879. In tema di convalida dell'arresto, il giudice deve compiere una valutazione diretta a stabilire la sussistenza dei fumus commissi delicti, al fine di stabilire, ex post, se l'indagato sia stato privato della libertà personale in presenza della flagranza di uno dei reati previsti dagli artt. 380 e 381 cod. proc. pen., dovendosi escludere che il controllo del giudice della convalida debba investire i gravi indizi di reità o la responsabilità per il reato addebitato, tali accertamenti essendo riservati alle successive fasi processuali. In particolare, il controllo sulla legittimità dell'operato della polizia va effettuato sulla base del criterio di ragionevolezza, ovvero dell'uso ragionevole dei potere discrezionale riservato alla polizia giudiziaria, e solo quando ravvisi un eccesso o un malgoverno di tale discrezionalità il giudice può negare la convalida, fornendo in proposito adeguata motivazione , senza sostituire ad un giudizio ragionevolmente fondato una propria differente valutazione. Con specifico riferimento all'ipotesi di arresto facoltativo, i presupposti della gravità del fatto e della pericolosità del soggetto non devono essere necessariamente presenti congiuntamente, essendo sufficiente che ricorra almeno uno dei due parametri. Né va dimenticato che, se da un canto la polizia giudiziaria è tenuta ad indicare le ragioni che l'hanno indotta ad esercitare il proprio potere di privare della libertà in relazione alla gravità del fatto o alla pericolosità dell'arrestato, dall'altro tale indicazione non deve necessariamente concretarsi nella redazione di una apposita motivazione del provvedimento, essendo sufficiente che tali ragioni emergano dal contesto descrittivo del verbale d'arresto o dagli atti complementari in modo da consentire al giudice della convalida di prenderne conoscenza e di sindacarle.

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 9 febbraio 2015, n. 5879   Ritenuto in fatto 1. II Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Locri ricorre per cassazione avverso l’ordinanza indicata in epigrafe con la quale non è stato convalidato l’arresto in flagranza di reato di C.F.. Va premesso che il C. era stato...