L’istituto delle astreintes non è applicabile al pagamento delle spese processuali, perché l’obbligazione che viene in causa trova il suo unico titolo nel provvedimento del G.O., diversamente da quanto avviene per l’equa riparazione, ed è assistita da un complesso di specifiche tutele, a garanzia dell’adempimento Consiglio di Stato sezione IV sentenza 29 luglio 2016, n....
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In tema di equa riparazione per irragionevole durata del processo, è ammissibile una valutazione unitaria dei periodi di cognizione e di esecuzione solo ove la parte si sia attivata per procedere all’esecuzione prima dello spirare del termine semestrale di cui all’art. 4 della l. n. 89 del 2001. Corte di Cassazione, sezioni unite, sentenza 6 maggio 2016, n. 9142.
Suprema Corte di Cassazione sezioni unite sentenza 6 maggio 2016, n. 9142 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONI UNITE CIVILI Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. RORDORF Renato – Primo Presidente f.f. Dott. AMOROSO Giovanni – Presidente Dott. CAPPABIANCA Aurelio – Presidente Dott. MAMMONE Giovanni – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 18 marzo 2016, n. 5425. La proposizione di successive domande di equa riparazione per violazione del termine ragionevole di durata di un medesimo processo, in conseguenza del protrarsi della violazione anche nel periodo successivo a quello accertato con una prima decisione, costituisce esercizio di una specifica facoltà prevista dalla legge ed è funzionale al perseguimento delle sue finalità, postulando essa il riconoscimento dell’equo indennizzo in relazione alla durata dell’intero giudizio, dall’introduzione sino alla pronuncia definitiva (principio, questo, ovviamente applicabile nella previgente disciplina dell’equa riparazione, prima delle modificazioni introdotte dal decreto-legge n. 83 del 2012, convertito dalla legge n. 134 del 2012)
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 18 marzo 2016, n. 5425 Fatto e diritto Ritenuto che, con ricorso depositato presso la Corte d’appello di Messina il 30 maggio 2012, T.A., C.M. e C.G., quali eredi di C.A., chiedevano la condanna del Ministero dell’economia e delle finanze per la irragionevole prosecuzione di un giudizio amministrativo...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 27 gennaio 2016, n. 1562. La dichiarazione di perenzione del giudizio da parte del giudice amministrativo non consente di ritenere insussistente il danno per disinteresse delle parti a coltivare il processo, in quanto in tal modo verrebbe a darsi rilievo ad una circostanza sopravvenuta – la dichiarazione di estinzione del giudizio – successiva rispetto al superamento del limite di durata ragionevole del processo
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 27 gennaio 2016, n. 1562 Svolgimento del processo AA.VV., con diversi ricorsi ex art. 2 della legge 89 del 2001, successivamente riuniti, adivano la Corte di Appello di Perugia chiedendo l’accoglimento della domanda di equa riparazione per violazione del termine di durata ragionevole del processo svoltosi davanti al...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 1 settembre 2015, n. 17380. In materia di equa riparazione ai sensi della legge n. 89/2001, anche dopo le modifiche apportate dal decreto-legge n. 83/2012, convertito in legge n. 134/2012, la competenza del giudice adito costituisce presupposto processuale e non già requisito di ammissibilità della domanda. Pertanto, la Corte d’appello, adita con l’opposizione ai sensi dell’art. 5-ter della legge stessa, ove ritenga di non essere investita della competenza a provvedere, non può rigettare la domanda, ma deve declinare la competenza e, indicato il diverso giudice competente, deve fissare il termine di riassunzione del procedimento innanzi a lui, in applicazione dell’art. 50 cod. proc. civ.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 1 settembre 2015, n. 17380 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 2 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PETITTI Stefano – Presidente Dott. PARZIALE Ippolisto – Consigliere Dott. MANNA Felice – rel. Consigliere Dott. GIUSTI Alberto – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 17 luglio 2015, n. 15117. In tema di equa riparazione, soltanto di regola la quantificazione del danno non patrimoniale deve essere non inferiore ad euro 750,00 per ogni anno di ritardo, in relazione ai primi tre anni eccedenti la durata ragionevole, e non inferiore ad euro 1000,00 per quelli successivi; risulta pertanto conforme a legge una quantificazione inferiore – pari ad euro 500,00 per ogni anno di ritardo – quando, in relazione alla posta in gioco del processo presupposto, vi sia l’esigenza di evitare sovracompensazioni
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 17 luglio 2015, n. 15117 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 2 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PETITTI Stefano – Presidente Dott. PARZIALE Ippolisto – Consigliere Dott. MANNA Felice – rel. Consigliere Dott. GIUSTI Alberto – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 19 maggio 2015, n. 10233. La durata ragionevole delle procedure fallimentari può essere stimata in cinque anni per quelle di media complessità, ed è elevabile fino a sette anni allorquando il procedimento si presenti notevolmente complesso; ipotesi, questa, ravvisabile in presenza di un numero elevato di creditori, di una particolare natura o situazione giuridica dei beni da liquidare (partecipazioni societarie, beni indivisi ecc.), della proliferazione di giudizi connessi alla procedura, ma autonomi e quindi a loro volta di durata condizionata dalla complessità del caso, oppure della pluralità delle procedure concorsuali interdipendenti
Suprema Corte di Cassazione sezione VI civile sentenza 19 maggio 2015, n. 10233 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 2 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PETITTI Stefano – rel. Presidente – Dott. MANNA Felice – Consigliere – Dott. CORRENTI Vincenzo – Consigliere – Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 20 aprile 2015, n. 8049. In tema di equa riparazione per durata irragionevole del processo, l’art. 3, comma 3, della legge 24 marzo 2001, n. 89, prescrivendo il deposito in copia autentica della sentenza che ha definito il giudizio presupposto, non stabilisce che la prova dell’irrevocabilità della sentenza stessa sia data unicamente attraverso la certificazione di cancelleria apposta in calce ad essa, potendo l’irrevocabilità risultare dall’esame complessivo degli atti e dalla prova logica (nella specie, da un’attestazione di cancelleria sul difetto di impugnazioni non apposta in calce alla sentenza)
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 20 aprile 2015, n. 8049 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 2 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PETITTI Stefano – rel. Presidente Dott. MANNA Felice – Consigliere Dott. CORRENTI Vincenzo – Consigliere Dott. GIUSTI Alberto – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 26 gennaio 2015, n. 1382. Rimessa alle sezioni unite la questione in ordine a come coordinare il principio dell'unicita' dei giudizi di cognizione ed esecuzione, applicabile anche in ordine al computo del tempo ai fini della valutazione della durata ragionevole od irragionevole di un processo con la previsione di un termine di decadenza, cosi' come stabilito nella Legge n. 89 del 2001, articolo 4 nella versione ratione temporis applicabile, ovvero quella in vigore fino al giorno 11/8/2012 (Decreto Legge n. 83 del 2012, articolo 55, comma 2 conv. nella Legge n. 134 del 2012) di sei mesi decorrente dal momento in cui la decisione e' divenuta definitiva; inoltre, se il dies a quo costituito dalla "decisione definitiva" cosi' come indicato dal citato articolo 4 ai fini del computo del termine semestrale di decadenza possa ritenersi applicabile alla pronuncia passata in giudicato nel giudizio di cognizione, quando esso abbia avuto una durata irragionevole o invece debba identificarsi soltanto con la decisione conclusiva della successiva fase di esecuzione forzata; – in quest'ultima ipotesi come computare la fase di quiescenza del procedimento, successiva alla conclusione definitiva del giudizio di cognizione ed anteriore all'instaurazione del giudizio di esecuzione.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 26 gennaio 2015, n. 1382 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 1 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. DI PALMA Salvatore – Presidente Dott. DOGLIOTTI Massimo – Consigliere Dott. BISOGNI Giacinto – Consigliere Dott. DE CHIARA Carlo...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 15 ottobre 2014, n. 21849. Il termine per determinare l'irragionevole durata di una procedura fallimentare parte dalla insinuazione al passivo e oscilla, a seconda della complessità, tra i 5 ed i 7 anni. Così anche per l'indennizzo che può scendere al di sotto dei 750 euro, per il primo triennio, e 1.000, per gli anni successivi, stabiliti dalla Cedu, sino a 500 e 600 euro senza violare la giurisprudenza comunitaria
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 15 ottobre 2014, n. 21849 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. TRIOLA Roberto Michele – Presidente Dott. MIGLIUCCI Emilio – Consigliere Dott. PETITTI Stefano – rel. Consigliere Dott. D’ASCOLA Paquale – Consigliere Dott....