La falsa sottoscrizione di una procura ad litem configura il reato di falso in scrittura privata (ormai depenalizzato) Suprema Corte di Cassazione sezione V penale sentenza 14 aprile 2017, n. 18657 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUNO Paolo Antonio...
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Corte di Cassazione, sezione III penale, sentenza 27 marzo 2017, n. 14815
Suprema Corte di Cassazione sezione III penale sentenza 27 marzo 2017, n. 14815 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIALE Aldo – Presidente Dott. GALTERIO Donatella – Consigliere Dott. CERRONI Claudio – Consigliere Dott. ACETO Aldo – rel. Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 14 dicembre 2016, n. 52888
Costituisce esercizio abusivo della professione legale lo svolgimento dell’attività riservata al professionista iscritto nell’albo degli avvocati, anche nel caso in cui il reo abbia adottato lo stratagemma di far firmare l’atto tipico, da lui predisposto, da un legale abilitato Suprema Corte di Cassazione sezione VI penale sentenza 14 dicembre 2016, n. 52888 REPUBBLICA ITALIANA IN...
Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 1 dicembre 2016, n. 51362
Integra il reato di cui all’art. 348 c.p. anche il compimento senza titolo di atti che, pur non attribuiti singolarmente in via esclusiva a una determinata professione, siano univocamente individuati come di competenza specifica della stessa, allorché gli atti vengano realizzati con modalità tali da creare, in assenza di chiare indicazioni diverse, le oggettive apparenze...
Corte di Cassazione, sezione IV penale, sentenza 19 ottobre 2016, n. 44335
Nel reato di lesioni personali colpose provocate da responsabilità medica la prescrizione inizia a decorrere dal momento di insorgenza della malattia in fieri, anche se non ancora stabilizzata in termini di irreversibilità o di impedimento permanente SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV SENTENZA 19 ottobre 2016, n.44335 Ritenuto in fatto La Corte di Appello di...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 31 maggio 2016, n. 23014
E’ configurabile il reato di esercizio abusivo della professione nella condotta dell’odontotecnico che provvede alla cura delle carie, atteso quanto dispone il secondo periodo dell’art. 11 del r.d. 31 maggio 1928, n. 1334, secondo cui “E’ in ogni caso vietato agli odontotecnici di esercitare, anche alla presenza ed in concorso dei medico o dell’abilitato all’odontoiatria,...
Ai fini della configurabilità del delitto di esercizio abusivo di una professione (art. 348 c.p.), pur essendo sufficiente il compimento – senza i necessari titoli abilitativi – di un solo atto tipico o proprio della professione, si pone come condizione irrinunciabile la valenza professionale dell’atto medesimo. Pertanto, l’esercizio della attività di maestro di sci ricade nell’alveo dell’art. 348 c.p. nei soli casi in cui la stessa sia svolta con caratteri di professionalità. Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 18 aprile 2016, n. 15957.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 18 aprile 2016, n. 15957 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AGRO’ Antonio S. – Presidente Dott. PAOLONI Giacomo – rel. Consigliere Dott. CARCANO Domenico – Consigliere Dott. PETRUZZELLIS Anna – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 10 marzo 2016, n. 9957. Concreta esercizio abusivo di una professione, punibile a norma dell’art. 348 cod. pen., il compimento senza titolo, anche se posto in essere occasionalmente e gratuitamente, di atti da ritenere attribuiti in via esclusiva a una determinata professione
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 10 marzo 2016, n. 9957 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 25 novembre 2014, la Corte di appello di Napoli riformava parzialmente la sentenza del 5 marzo 2009 del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Sezione distaccata di Marcianise, che aveva dichiarato V.P. responsabile del delitto di...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 3 marzo 2016, n. 8885. Per la sussistenza del reato di abusivo esercizio della professione medica deve aversi riguardo al concreto svolgimento di atti tipici, cioè di atti riservati a detta professione, dovendo negarsi che possa avere rilievo, per escluderne la configurabilità, la circostanza che l’agente non si presenti come “medico”, ma come esercente un’attività alternativa a quella della medicina tradizionale. Nel caso in esame l’imputato si è difeso sostenendo di avere esercitato lecitamente l’attività di naturopata, attività professionale riconosciuta dalla legge (legge 14 gennaio 2013, n. 4) e dalla normativa UNI 11491 dei 6 giugno 2013, che consente di “dispensare consigli naturopatici”, consistenti in indicazioni per la soluzione delle difficoltà, degli squilibri e dei disagi riscontrati, anche attraverso il riferimento a prodotti (integratori alimentari, alimenti funzionali, rimedi floreali ecc.), trattamenti manuali (riflessologie, digitopressione ecc.), tecniche di equilibrio, stili di vita ed alimentari, precisando che per effetto di tale normativa si sarebbe verificata una ipotesi di abolitio criminis parziale dell’art. 348 cod. pen. limitatamente all’attività professionale svolta dal naturopata. Si tratta di un approccio del tutto errato in quanto, come si è anticipato, ciò che rileva ai fini dell’accertamento dei reato di esercizio abusivo della professione medica non è il metodo scientifico adoperato, ma la natura dell’attività svolta.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 3 marzo 2016, n. 8885 Ritenuto in fatto 1. Con la decisione in epigrafe indicata la Corte d’appello di Palermo, in parziale riforma della sentenza del 2 maggio 2012 emessa dal Tribunale di Palermo nei confronti di C.L.T., ha dichiarato non doversi procedere in ordine al reato di...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 21 dicembre 2015, n. 50063. Ai fini dell’integrazione degli estremi del requisito dell’enunciazione del fatto in forma chiara e precisa di cui ali’ art. 429 cod. proc. pen. , è sufficiente che, sulla base della contestazione, sia possibile individuare i tratti essenziali dei fatto di reato attribuito, con un adeguato livello di specificità, in modo da consentire all’imputato di difendersi in ordine ad ogni elemento di accusa
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 21 dicembre 2015, n. 50063 Ritenuto in fatto 1. M.G. ricorre per cassazione avverso la sentenza in epigrafe indicata , con cui , in riforma della sentenza di condanna emessa in primo grado, è stato dichiarato non doversi procedere per prescrizione, confermando le statuizioni civili, in ordine...