Estorsione e la circostanza aggravante del metodo mafioso
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Estorsione e la circostanza aggravante del metodo mafioso

Corte di Cassazione, sezione seconda penale, Sentenza 15 ottobre 2018, n. 46765. La massima estrapolata: Nel reato di estorsione, integra la circostanza aggravante del metodo mafioso l’utilizzo di un messaggio intimidatorio anche “silente”, cioe’ privo di una esplicita richiesta, qualora l’associazione abbia raggiunto una forza intimidatrice tale da rendere superfluo l’avvertimento mafioso, sia pure implicito,...

La circostanza aggravante del cosiddetto metodo mafioso ed in tema di tentata estorsione aggravata ex Decreto Legge n. 152 del 1991, articolo 7
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La circostanza aggravante del cosiddetto metodo mafioso ed in tema di tentata estorsione aggravata ex Decreto Legge n. 152 del 1991, articolo 7

Corte di Cassazione, sezione seconda penale, Sentenza 24 aprile 2018, n. 18226. Le massime estrapolate La circostanza aggravante del cosiddetto metodo mafioso e’ configurabile anche a carico di soggetto che non faccia parte di un’associazione di tipo mafioso, ma ponga in essere un comportamento minaccioso tale da richiamare alla mente ed alla sensibilita’ del soggetto...

Corte di Cassazione, sezione seconda penale, sentenza 7 settembre 2017, n. 40855. La minaccia costitutiva del delitto di estorsione può essere manifestata anche in maniera implicita e indiretta
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Corte di Cassazione, sezione seconda penale, sentenza 7 settembre 2017, n. 40855. La minaccia costitutiva del delitto di estorsione può essere manifestata anche in maniera implicita e indiretta

La minaccia costitutiva del delitto di estorsione può essere manifestata anche in maniera implicita e indiretta essendo solo necessario che essa risulti in concreto idonea a incutere timore e a coartare la volontà del soggetto passivo, in relazione alle circostanze concrete, alla personalità dell’attore, alle condizioni soggettive della vittima e alle condizioni ambientali   Sentenza...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 13 novembre 2015, n. 45321. Ai fini della configurabilità della circostanza aggravante di cui all’art. 7, legge n. 203 del 1991 è necessario l’effettivo ricorso, nell’occasione delittuosa contestata, al metodo mafioso, il quale deve essersi concretizzato in un comportamento oggettivamente idoneo ad esercitare sulle vittime del reato la particolare coartazione psicologica evocata dalla norma menzionata e non può essere desunto dalla mera reazione delle stesse vittime alla condotta tenuta dall’agente

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 13 novembre 2015, n. 45321 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GENTILE Mario – Presidente Dott. TADDEI Margherita – Consigliere Dott. DIOTALLEVI Giovanni – Consigliere Dott. VERGA Giovanna – Consigliere Dott. PELLEGRINO Andrea...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 2 dicembre 2015, n. 47588. Nei reati – seppur gravi – come lo spaccio e danneggiamenti con incendi non si può contestare agli agenti l’aggravante del metodo mafioso solo perché gli illeciti sono perpetrati in forma associata. Perché possa parlarsi di circostanza aggravante prevista dall’articolo 7 del Dl 152/1991, come modificato dalla legge 203/1991 (il cosiddetto “metodo mafioso”) è necessario l’impiego della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 2 dicembre 2015, n. 47588 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. TERESI Alfredo – Presidente Dott. ANDREAZZA Gastone – Consigliere Dott. ACETO Aldo – Consigliere Dott. GENTILI Andrea – rel. Consigliere Dott. PEZZELLA...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 17 giugno 2015, n. 25353. In tema di reati tributari, al fine della configurabilità dell’aggravante del c.d. metodo mafioso prevista dall’art. 7, d.l. n. 152 del 1991, conv. in legge n. 203 del 1991, è sufficiente che il reo abbia agito al fine di agevolare l’attività dell’associazione criminale, in quanto, avendo detta aggravante natura oggettiva, la stessa è valutabile a suo carico se da questi conosciuta o ignorata per colpa o ritenuta inesistente per errore determinato da colpa, non sussistendo – attesa l’ampia formulazione dell’art.59, comma secondo, cod. pen., introdotto dalla legge 7 febbraio 1990 n. 19 – logica incompatibilità tra l’imputazione a titolo di dolo della fattispecie criminosa base (nella specie, l’art. 8, d. Igs. n. 74 del 2000) e quella, a titolo di colpa, di un elemento accidentale come la circostanza in questione

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 17 giugno 2015, n. 25353 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SQUASSONI Claudia – Presidente Dott. GRAZIOSI Chiara – Consigliere Dott. ANDREAZZA Gastone – Consigliere Dott. GENTILI Andrea – Consigliere Dott. SCARCELLA Alessio...