Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 12 febbraio 2015, n. 6269 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GIORDANO Umberto – Presidente Dott. ZAMPETTI Umberto – rel. Consigliere Dott. CAIAZZO Luigi – Consigliere Dott. LOCATELLI Giuseppe – Consigliere Dott. ROCCHI...
Categoria: Sezioni Diritto
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 27 febbraio 2015, n. 8864. Per la determinazione del possesso della qualifica di amministratore di fatto, occorre avere riguardo al disposto dell'articolo 2639 del codice civile, secondo cui tale nozione postula l'esercizio in modo continuativo e significativo dei poteri tipici inerenti alla qualifica o alla funzione, anche se «significatività» e «continuità» non comportano necessariamente l'esercizio di tutti i poteri propri dell'organo di gestione, ma richiedono l'esercizio di un'apprezzabile attività gestoria, svolta in modo «non episodico od occasionale»
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 27 febbraio 2015, n. 8864 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FUMO Maurizio – Presidente Dott. BRUNO Paolo Antonio – Consigliere Dott. ZAZA Carlo – Consigliere Dott. MICHELI Paolo – Consigliere Dott. POSITANO...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 9 marzo 2015, n. 9949. Deve essere annullata senza rinvio l'ordinanza di archiviazione del Giudice per le Indagini Preliminari che in presenza di un sistema di gioco formato da un terminale e da un software consideri irrilevanti indagini tecniche suppletive sul videoterminale in ragione degli accertamenti già svolti sul software
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 9 marzo 2015, n. 9949 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ESPOSITO Antonio – Presidente Dott. DAVIGO Piercamillo – Consigliere Dott. VERGA Giovanna – Consigliere Dott. BELTRANI Sergio – Consigliere Dott. DI MARZIO...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 23 marzo 2015, n. 12019. Il reato di cui all'art. 674 cod. pen. (Getto pericoloso di cose) è configurabile anche in presenza di "molestie olfattive" promananti da impianto munito di autorizzazione per le emissioni in atmosfera (e rispettoso dei relativi limiti, come nel caso di specie), e ciò perché non esiste una normativa statale che preveda disposizioni specifiche – e, quindi, valori soglia – in materia di odori; con conseguente individuazione del criterio della "stretta tollerabilità" quale parametro di legalità dell'emissione, attesa l'inidoneità ad approntare una protezione adeguata all'ambiente ed alla salute umana di quello della "normale tollerabilità", previsto dall'art. 844 cod. civ. in un'ottica strettamente individualistica
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 23 marzo 2015, n. 12019 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 10/6/2013, il Tribunale di Lucca giudicava P.L. colpevole della contravvenzione di cui all’art. 674 cod. pen. e lo condannava alla pena di 200 Euro di ammenda; allo stesso, nella qualità di legale rappresentante della “Kaffa s.r.l..”,...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 23 marzo 2015, n. 12192. Il numero rilevante delle banconote è insufficiente, da solo, a configurare il reato di cui all'art. 453 cod. pen. – che esige il previo concerto, anche mediato, con colui che ha eseguito la falsificazione – in luogo di quello di cui all'art. 455 cod. pen. (spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate) per l'integrazione del quale non si richiede l'intesa fra il falsificatore e lo spenditore, ancorché realizzata attraverso l'opera di uno o più mediatori, essendo sufficiente la scienza della falsità al momento dell'acquisto- poiché ad integrare il primo sono necessari più indizi sintomatici del concerto, quali, ad esempio, oltre al numero delle banconote, la frequenza e ripetitività delle forniture, mentre gli elementi valorizzati in sentenza – identità del numero di serie di molte banconote e modalità della loro detenzione (conservate senza spenderle)- non sono decisivi perché compatibili anche con l'assenza di concerto con il falsificatore
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 23 marzo 2015, n. 12192 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza emessa il 22-11-2013 la Corte d’Appello di Napoli confermava l’affermazione di responsabilità di B.A.R. per il reato di cui all’art. 453 cod. pen. (banconote contraffatte da 20 e 50 euro per il valore nominale di 7950 euro),...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 23 marzo 2015, n. 12520. Il delitto di concussione, di cui all'art. 317 cod. pen. nel testo modificato dalla l. n. 190 del 2012, è caratterizzato, dal punto di vista oggettivo, da un abuso costrittivo del pubblico agente che si attua mediante violenza o minaccia, esplicita o implicita, di un danno "contra ius" da cui deriva una grave limitazione della libertà di determinazione del destinatario che, senza alcun vantaggio indebito per sé, viene posto di fronte all'alternativa di subire un danno o di evitarlo con la dazione o la promessa di una utilità indebita e si distingue dal delitto di induzione indebita, previsto dall'art. 319 quater cod. pen. introdotto dalla medesima l. n. 190, la cui condotta si configura come persuasione, suggestione, inganno (sempre che quest'ultimo non si risolva in un'induzione in errore), di pressione morale con più tenue valore condizionante della libertà di autodeterminazione del destinatario il quale, disponendo di più ampi margini decisionali, finisce col prestare acquiescenza alla richiesta della prestazione non dovuta, perché motivata dalla prospettiva di conseguire un tornaconto personale, che giustifica la previsione di una sanzione a suo carico
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 23 marzo 2015, n. 12520 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza del 10.12.2014 il Tribunale di Cagliari – a seguito di appello ai sensi dell’art. 310 cod. proc. pen. proposto dal Procuratore della Repubblica presso lo stesso Tribunale – in riforma della ordinanza cautelare emessa dal G.I.P. del...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 8 gennaio 2015, n. 40. In tema di condominio, le azioni reali da esperirsi contro i singoli condomini (o contro terzi) e dirette ad ottenere statuizioni relative alla titolarità, al contenuto o alla tutela dei diritti reali dei condomini su cose o parti dell'edificio condominiale che esulino dal novero degli atti meramente conservativi (al cui compimento l'amministratore è autonomamente legittimato ex art. 1130 n. 4 cod. civ.) possono essere esperite dall'amministratore solo previa autorizzazione dell'assemblea, ex art. 1131, primo comma, cod. civ., adottata con la maggioranza qualificata di cui all'art. 1136 dello stesso codice
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE II CIVILE sentenza 8 gennaio 2015, n. 40 Ritenuto in fatto 1. – Con atto di citazione notificato in data 18 marzo 2002, il Condominio di via (omissis) evocava in giudizio B.M. in D. esponendo che: con scrittura privata in data 30 novembre 1989, autenticata dal notaio Mentoli, la stessa...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 20 marzo 2015, n. 5657. Le norme del regolamento condominiale, che incidono sulla utilizzabilità e sulla destinazione delle parti dell'edificio, in particolare sullo stato giuridico di una cosa comune, come nella specie le scale, hanno carattere convenzionale e, se predisposte dall'originario proprietario dello stabile, debbono essere accettate dai condomini nei rispettivi atti di acquisto ovvero con atti separati, e, se invece deliberate dall'assemblea condominiale, debbono essere approvate all'unanimità. E, non potendo formare oggetto di decisione assembleare a maggioranza, sono assolutamente nulle le deliberazioni delle assemblee condominiali lesive dei diritti di proprietà comune. La clausola (del regolamento condominiale approvato dall'assemblea a maggioranza) che destina alla proprietà esclusiva dei proprietari dell'appartamento posto al piano terzo ed attico dello stabile le scale di collegamento fra i due piani, costituisce "di per sé" lesione del diritto di proprietà comune dei condomini, comprimendo in maniera eccessiva e ingiustificata l'esercizio di facoltà connesse all'uso o al godimento delle parti comuni dell'edificio – divieto di accedere in una parte delle scale – escludendo alcune destinazioni dall'uso che avrebbe potuto altrimenti farsi della cosa comune
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 20 marzo 2015, n. 5657 Svolgimento del processo Con atto di citazione notificato il 15/24 gennaio 2002 I.U.A. evocava, dinanzi al Tribunale di Roma, il Condominio via (omissis) , nonché i singoli condomini del medesimo, ed impugnava la delibera assembleare del 17.12.2001 deducendo che in detta adunanza era...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 20 marzo 2015, n. 11660. In tema di sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi, l'art. 59, primo comma, legge 24 novembre 1981 n. 689 va interpretato nel senso che la esclusione del beneficio della sostituzione della pena detentiva opera nei confronti di coloro che sono stati condannati a pena detentiva complessivamente superiore a tre anni di reclusione, con una o più sentenze divenute irrevocabili, sicché nel computo delle condanne riportate non può essere inclusa quella in relazione alla quale il beneficio viene richiesto
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 20 marzo 2015, n. 11660 Ritenuto in fatto 1. La Corte di appello di Napoli, con sentenza del 26/6/2014 ha parzialmente riformato, rideterminando la pena originariamente inflitta, la sentenza con la quale, a seguito di giudizio abbreviato, il Tribunale di Napoli Nord aveva riconosciuto K.A. responsabile del reato...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 20 marzo 2015, n. 11647. Nel reato di omesso versamento di ritenute certificate (art. 10-bis D.Lgs. n. 74 del 2000), la colpevolezza del sostituto di imposta non è esclusa dalla crisi di liquidità intervenuta al momento della scadenza del termine per la presentazione della dichiarazione annuale relativa all'esercizio precedente, a meno che l'imputato non dimostri che le difficoltà finanziarie non siano a lui imputabili e che le stesse, inoltre, non possano essere altrimenti fronteggiate con idonee misure anche sfavorevoli per il suo patrimonio personale
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 20 marzo 2015, n. 11647 Ritenuto in fatto 1.1 Con sentenza del 24 ottobre 2013 la Corte di Appello di Lecce, in parziale riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Brindisi in data 30 marzo 2012 con la quale L.M. , imputata dei reati di cui agli artt....