SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV SENTENZA 26 maggio 2015, n. 22042 Ritenuto in fatto C.R.E. veniva tratto a giudizio dinanzi al Tribunale di Chieti per rispondere: a) del reato di cui all’art. 481 cod. pen., perché, nella sua qualità di medico curante di M.D. , nel certificato medico anamnestico emesso in funzione del successivo...
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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 18 giugno 2015, n. 12621. Nei casi cui il danneggiato non si sia costituito nel processo penale ma abbia fatto valere il suo diritto al risarcimento dei danni esclusivamente in sede civile, ai fini della prescrizione, il giudice deve avere riguardo al reato contestato e non a quello ritenuto in sentenza, ove vi sia stata derubricazione dell’originaria imputazione o siano state ritenute applicabili circostanze attenuanti.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 18 giugno 2015, n. 12621 Ritenuto in fatto Il (omissis) Ci.Ma. è deceduto a seguito di una scarica elettrica, mentre si trovava al lavoro all’interno dello stabilimento della s.p.a. CEVIP, su di un’autogrù condotta da B.Q. , il cui braccio telescopico ha urtato la linea elettrica sovrastante, trasmettendo...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 15 giugno 2015, n. 24937. La fattispecie di favoreggiamento, di cui all’art. 3 n. 8 legge 75/58 si perfeziona favorendo “in qualsiasi modo” la prostituzione altrui, al punto da non essere neppure necessaria una condotta attiva, ma essendo sufficiente ogni forma di interposizione agevolativa
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 15 giugno 2015, n. 24937 Ritenuto in fatto 1. Vicenda processuale e provvedimento impugnato – Si procede nei confronti del ricorrente per favoreggiamento della prostituzione di una donna, V.T. , alla quale egli era legato sentimentalmente. Detto, in estrema sintesi, secondo l’accusa, la condotta incriminata sarebbe consistita nel...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 12 giugno 2015, n. 24865. Ai fini della configurabilità dell’esigenza cautelare di cui all’art. 274, comma primo, lett. c), cod. proc. pen., il concreto pericolo di reiterazione dell’attività criminosa può essere desunto anche dalla molteplicità dei fatti contestati, in quanto la stessa, considerata alla luce delle modalità della condotta concretamente tenuta, può essere indice sintomatico di una personalità proclive al delitto, indipendentemente dall’attualità di detta condotta e quindi anche nel caso in cui essa sia risalente nel tempo
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 12 giugno 2015, n. 24865 Ritenuto in fatto 1. Con l’ordinanza indicata in epigrafe il Tribunale di Messina, sezione per il riesame, ha rigettato l’istanza di riesame proposta nell’interesse di C.G. avverso l’ordinanza emessa il 17/20.12.2014 dal Giudice per le indagini preliminari presso il medesimo Tribunale, con la...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 15 giugno 2015, n. 24895. Integra il reato di violenza sessuale e non quello di molestia sessuale il toccamento non casuale dei glutei, anche se sopra i vestiti, essendo configurabile la contravvenzione, ai sensi dell’art. 660 c.p., solo in presenza di espressioni verbali a sfondo sessuale o di atti di corteggiamento, invasivi ed insistiti, diversi dall’abuso sessuale
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 15 giugno 2015, n. 24895 Ritenuto in fatto Con sentenza emessa in data 8.1.2008, il Tribunale di Viterbo ha dichiarato M.N. colpevole dei reati del reato previsto e punito dagli artt. 81 e 609 bis c.p. (capo A) per avere, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso,...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 16 giugno 2015, n. 24974. La condotta contemplata dall’art. 6, L. 401/89 come presupposto per l’applicazione dell’obbligo di presentazione alla autorità di P.S. in occasioni di competizioni sportive, a seguito della introduzione della norma di cui all’art. 2 bis, L. 377/01, deve consistere in una specifica istigazione alla violenza nelle forme dell’incitamento, inneggiamento e induzione alla violenza medesima. Nel caso di specie risulta pacifica addirittura la configurabilità di una ipotesi di reato a carico dell’imputato, avendo egli rivolto espressa minaccia ad un operatore di Polizia, che effettuava videoriprese nell’ambito della doverosa attività di controllo, prima dell’inizio della competizione calcistica: infatti, le espressioni quali ” pezzo di sbirro te ne devi andare, esci fuori non sai come ti finisce” non possono che qualificarsi come istigazione diretta alla violenza, atteso il loro contenuto non meramente insultante o diffamatorio, ma specificamente ed effettivamente idoneo, avuto riguardo alle modalità ed al contesto in cui esse sono state pronunciate, ad incitare alla violenza e a turbare la tranquilla competizione sportiva
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 16 giugno 2015, n. 24974 Ritenuto in fatto II Gip presso il Tribunale di Palermo, con ordinanza del 28/9/2013, ha convalidato il provvedimento emesso, ex art. 6, co. 2, L. 401/89, dai Questore di Palermo in data 23/9/2013, notificato il 24/9/2013, con il quale è stato imposto a...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 27 maggio 2015, n. 22378. In tema di infortuni sul lavoro, il nesso causale può essere interrotto da quel comportamento eccentrico rispetto al rischio tipico che il garante deve governare, definito come ogni circostanza che introduca un rischio nuovo o radicalmente esorbitante rispetto a quello prevedibile.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV SENTENZA 27 maggio 2015, n. 22378 Fatto 1. A seguito di richiesta di patteggiamento il Tribunale di Trento ha assolto V.V. dal reato di cui all’art. 590 in danno del lavoratore Vr.Ne. ai sensi dell’art. 129 c.p.p., perchè il fatto non sussiste. A seguito di contestuale giudizio abbreviato, lo...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 18 giugno 2015, n. 12598. Nell’ipotesi in cui la parte convenuta in un giudizio di responsabilità civile chiami in causa un terzo in qualità di corresponsabile dell’evento dannoso, chiedendone, in caso di affermazione della propria responsabilità, la condanna a garantirla e manlevarla, l’atto di chiamata, al di là della formula adottata, va inteso come chiamata del terzo responsabile e non già come chiamata in garanzia impropria, dovendosi privilegiare l’effettiva volontà della chiamante in relazione alla finalità, in concreto perseguita, di attribuire al terzo la corresponsabilità dell’evento dannoso e, pertanto, in tal caso, essendo peraltro unico il fatto generatore della responsabilità prospettata con la domanda principale e con la chiamata dei terzi, si verifica l’estensione automatica della domanda al terzo chiamato, onde il giudice può direttamente emettere nei suoi confronti una pronuncia di condanna, anche se l’attore non ne abbia fatto richiesta, senza per questo incorrere nel vizio di extrapetizione
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 18 giugno 2015, n.12598 Motivi della decisione 1. Con il primo motivo si lamenta violazione degli artt. 106, 99 e 112 c.p.c. in relazione all’art. 360, primo comma, n. 3, c.p.c. nonché omessa o, quanto meno, insufficiente e/o contraddittoria motivazione circa un fatto controverso e decisivo per il...
Corte di Cassazione, sezione I, 15 giugno 2015, n.12312. Non può ritenersi opponibile agli eredi un comportamento processuale pregresso che trova le sue ragioni in motivazioni strettamente personali e, come tali, non estensibili all’erede che, subentrato nel processo, ha adottato una condotta processuale del tutto diversa rispetto a quella del proprio dante causa
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I SENTENZA 15 giugno 2015, n.12312 Ritenuto in fatto F.L. , nata il (omissis) , ha chiesto al Tribunale di Roma accertarsi la sua filiazione da T.O. , nato il (omissis). Il giudizio è stato interrotto a seguito della morte del T., avvenuta il (omissis), e riassunto nei confronti degli...
Consiglio di Stato, sezione V, sentenza 15 giugno 2015, n. 2937. In tema di appalti pubblici, è infondata la doglianza sollevata relativamente all’asserita irregolarità della gara a causa della mancata esclusione della partecpante la cui offerta era incompleta e mancante della domanda e delle allegate dichiarazioni di cui all’art. 106 del D.P.R. 5 ottobre 2010, n. 207, laddove l’argomentazione non risulti sostenuta dagli elementi di fatto risultanti dal fascicolo di causa. Peraltro, ai sensi dell’art. 74 c.p.a., neppure meritano accoglimento le doglianze circa la scorretta conservazione degli atti di gara, trattandosi di circostanza rilevante solo se la necessaria segretezza non risulti in concreto adeguatamente tutelata, essendo emerse manomissioni o alterazioni dei plichi.
Consiglio di Stato sezione V sentenza 15 giugno 2015, n. 2937 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUINTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso in appello numero di registro generale 5586 del 2012, proposto da: Te. s.r.l. in persona del legale rappresentante in proprio e...