Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 6 agosto 2015, n. 34460 Ritenuto in fatto 1.I1 difensore dei coniugi C.N.C. e C.N.L. ricorre avverso l’ordinanza in epigrafe indicata con la quale il GIP presso il Tribunale di Messina ha applicato la misura degli AA.DD. con riferimento tra gli altri al delitto ex artt. 110- 600...
Categoria: Sezioni Diritto
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 3 agosto 2015, n. 16298. Il diritto del genitore o del familiare lavoratore, con rapporto di lavoro pubblico o privato, che assista con continuità un parente o un affine entro il terzo grado handicappato con lui convivente, di scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio deve essere inteso – secondo il tenore letterale dell’art. 33, quinto comma L. 104/92 e in via comparativa con il sesto comma del medesimo articolo – nel senso della possibilità di suo esercizio tanto al momento dell’assunzione, quanto in costanza di rapporto: ben s’intende, ove possibile, in ragione del suo bilanciamento con la valutazione datoriale di compatibilità con le esigenze economiche ed organizzative dell’impresa, sul presupposto dell’esistenza e della vacanza del posto
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 3 agosto 2015, n. 16298 Svolgimento del processo Con sentenza 12 giugno 2008, la Corte d’appello di Potenza rigettava l’appello del Ministero della Giustizia avverso la sentenza di primo grado, che aveva ad esso ordinato il trasferimento, su sua domanda, di C.V. , in servizio dal marzo 2002...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 4 agosto 2015, n. 34095. Il bene giuridico tutelato dall’art. 6 L. n. 895/67 è quello dell’ordine pubblico, mentre l’ipotesi sanzionata dall’art. 703 c.p. descrive un reato di pericolo, in relazione alla possibilità concreta che esplosioni di ordigni in centro abitato, o sulla pubblica via – senza la predisposizione delle cautele che vengono imposte a chi ottiene la prescritta autorizzazione – compromettano l’incolumità fisica delle persone. Allorché, come nel caso di specie, vi sia coincidenza dell’elemento materiale tra le due figure di reato (l’esplosione di un colpo di fucile), ciò che le distingue è l’elemento soggettivo. Infatti, nella contravvenzione è richiesta la semplice volontarietà cosciente del fatto, mentre per il delitto è necessario il dolo specifico, consistente nel fine di incutere pubblico timore o di suscitare tumulto o pubblico disordine o di attentare alla sicurezza pubblica
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 4 agosto 2015, n. 34095 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 5.12.2013, la Corte di Appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto, confermava la decisione emessa in data 17.3.2009 con la quale il Tribunale di Taranto in composizione monocratica, sezione distaccata di Manduria, aveva condannato C.U....
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 22 luglio 2015, n. 31955. Ai fini del perfezionamento del condono edilizio di cui alla legge 724/1994, il limite volumetrico di 750 metri cubi previsto dall’art. 39, comma 1 è applicabile a tutte le opere, senza alcuna distinzione tra residenziali e non residenziali.
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 22 luglio 2015, n. 31955 Ritenuto in fatto 1. La Corte di appello di Napoli, con ordinanza del 21/10/2013 ha respinto la domanda di revoca dell’ordine di demolizione disposto con sentenza del Pretore di Pozzuoli del 21/3/1994, irrevocabile il 13/6/1996 e concernente un “manufatto composto di piano...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 22 luglio 2015, n. 31991. In tema di ricettazione, l’elemento psicologico può essere integrato anche dal dolo eventuale, configurabile quando l’agente si rappresenti la concreta possibilità della provenienza della cosa da delitto e accetti il relativo rischio
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 22 luglio 2015, n. 31991 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 19.6.2008 il G.U.P. dei Tribunale di La Spezia assolse S.F. dal reato di ricettazione di un telefono cellulare contestato come accertato il 9.8.2007 perché il fatto non costituisce reato. 2. II Procuratore Generale della Repubblica...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 29 luglio 2015, n. 33560. La tutela accordata dalla legge alla riservatezza, poi, non è assoluta e cede dinanzi alle esigenze di tutela della collettività e del patrimonio e, in specie, alle esigenze di accertamento probatorio proprie del processo penale, essendosi affermato come tali esigenze possono essere conseguite anche attraverso le videoriprese effettuate con telecamere installate all’interno dei luoghi di lavoro al fine di esercitare un controllo a beneficio del patrimonio aziendale, in quanto il divieto posto dallo Statuto dei Lavoratori riguarda il diritto alla riservatezza dei lavoratori e non si estende sino ad impedire i controlli difensivi dei patrimonio aziendale; inoltre, nella specie si trattava di telecamere situate in luogo frequentato da una molteplicità di persone, i fedeli della chiesa, e pertanto oggettivamente visibili da più persone, sicché non vi era alcuna intrusione nella privata dimora o nel domicilio e non sussistevano le ragioni di tutela, sub specie di diritto alla riservatezza o alla “privacy” ad esse connessi. In tale ipotesi, il diritto alla riservatezza non è tutelabile in via assoluta per la semplice ed intuitiva ragione che, poiché il comportamento tenuto da chi invoca il diritto alla riservatezza, è percettibile da chiunque si trovi in un luogo frequentato da più persone, viene meno la ragione della tutela dei luoghi stessi, pur se di proprietà privata e pur costituendo domicilio
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 29 luglio 2015, n. 33560 Ritenuto in fatto 1. La Corte di Appello di Genova, con sentenza del 17 aprile 2014, ha sostanzialmente confermato, rimodulando la pena per l’esclusione della contestata aggravante di cui all’articolo 61 n. 5 cod.pen., la sentenza del Tribunale di Genova del 18...
Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 27 luglio 2015, n. 3667. Nelle zone di rispetto cimiteriale non è ammessa alcuna costruzione se non quelle espressamente previste dall’art. 338 del Testo Unico delle leggi sanitarie, nemmeno quelle cosiddette ad edilizia libera
Consiglio di Stato sezione VI sentenza 27 luglio 2015, n. 3667 Fatto Il signor Alabiso riferisce di essere gestore di un deposito giudiziario di veicoli sottoposti a sequestro e/o fermo amministrativo e di aver proposto ricorso dinanzi al T.A.R. della Lombardia rubricato al n. 1187/2013 al fine di ottenere l’annullamento della nota dirigenziale in data...
Consiglio di Stato, sezione III, 3 agosto 2015, n. 3813. Nonostante sia formalmente scomparsa la previsione dell’art. 26, comma 2, legge TAR (che imponeva, in caso di accoglimento del vizio di incompetenza, di rimettere l’affare all’autorità competente), con il nuovo codice del processo amministrativo i termini del dibattito restano invariati, atteso che l’art. 34, comma 2, cod. proc. amm., secondo cui “in nessun caso il giudice può pronunciare con riferimento a poteri amministrativi non ancora esercitati”, è espressione del principio costituzionale fondamentale di separazione dei poteri (e di riserva di amministrazione) che, storicamente, nel disegno costituzionale, hanno giustificato e consolidato il sistema della giustizia amministrativa
CONSIGLIO DI STATO SEZIONE III SENTENZA 3 agosto 2015, n. 3813 SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 1362 del 2015, proposto da: Conserve Italia Soc. Coop. Agricola, Pizzoli S.p.a., Orogel S.c.a., O.P.Orogel Fresco S.c.a., Apora S.c.a., Apofruit Italia S.c.a., Agrintesa S.c.a., Fruttagel S.c.a. p.a., Grandi Riso S.p.a., Cac Cooperativa Agricola Cesenate S.c.a., Gruppo Cevico...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 24 luglio 2015, n. 32594. In tema di omissione di atti di ufficio
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 24 luglio 2015, n. 32594 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 1 aprile 2014 la Corte d’appello di Bologna, in parziale riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Modena in data 15 dicembre 2008, ha assolto N.V. , Carabiniere in servizio presso la Tenenza di X,...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 28 luglio 2015, n. 33274. L’esimente della provocazione è prevista a favore di chi commette uno dei fatti previsti dagli artt. 594 e 595 cod. pen. nello stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui, e subito dopo di esso. Sebbene è stato precisato che, nei reati contro l’onore, ai fini dell’integrazione dell’esimente della provocazione, l’immediatezza della reazione deve essere intesa in senso relativo, avuto riguardo alla situazione concreta e alle stesse modalità di reazione, in modo da non esigere una contemporaneità che finirebbe per limitare la sfera di applicazione dell’esimente in questione e di frustarne la “ratio”, occorre comunque, come pure è stato aggiunto, che l’azione reattiva sia condotta a termine persistendo l’accecamento dello stato d’ira provocato dal fatto ingiusto altrui e che tra l’insorgere della reazione e tale fatto sussista una reale contiguità temporale, così da escludere che il fatto ingiusto altrui diventi pretesto di aggressione alla sfera morale dell’offeso, da consumare nei tempi e con le modalità ritenute più favorevoli
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 28 luglio 2015, n. 33274 Ritenuto in fatto 1. Il Giudice di pace di Roma, con sentenza confermata dal locale Tribunale, ha ritenuto M.L. responsabile di diffamazione in danno dell’avv. L.P. per aver steso, fuori della finestra della propria abitazione, un lenzuolo raffigurante l’immagine della propria madre...