Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 30 settembre 2015, n. 39457 Ritenuto in fatto Con sentenza del 14.7.14 la Corte d’Appello di Milano confermava la condanna emessa il 31.10.13 dal Tribunale della stessa sede nei confronti di Z.G. per il delitto di truffa aggravata ex art. 61 n. 7 c.p.. Questi i fatti, come...
Categoria: Diritto Penale e Procedura Penale
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 1 ottobre, n. 39805. Non è applicabile la cosiddetta scriminante del rischio consentito
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 1 ottobre, n. 39805 In fatto e diritto Con la sentenza in epigrafe la Corte d’Appello di Ancona ha confermato la sentenza emessa in data 26 settembre 2011 dal Tribunale di Pesaro, appellata da V.P. dichiarato responsabile del delitto di lesioni gravi, commesso il 3 gennaio 2007, nel...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 30 settembre 2015, n. 39374. In tema di reati edilizi-urbanistici, sono principi fondamentali della materia del governo del territorio le disposizioni del d.P.R. n. 380/2001 che definiscono le categorie di interventi, perché è in conformità di queste ultime che è disciplinato il regime dei titoli abilitativi, con riguardo al procedimento e agli oneri, nonché agli abusi e alle relative sanzioni, anche penali. Di conseguenza, occorre il permesso di costruire per una ristrutturazione comportante mutamento della destinazione d’uso, pur in presenza di leggi regionali che dispongono diversamente
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 30 settembre 2015, n. 39374 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza 23.1.2012 il Tribunale di Firenze, rigettando la richiesta di riesame, ha confermato il sequestro preventivo di un fabbricato in viale B. XX, in relazione ad alcune violazioni edilizie ipotizzate a carico di S.M. (legale rappresentante della società...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 30 settembre 2015, n. 39365. Le regole dettate dall’art. 192 comma terzo cod. proc. pen. non si applicano alle dichiarazioni della persona offesa, le quali possono essere legittimamente poste da sole a fondamento dell’affermazione di penale responsabilità dell’imputato, previa verifica, corredata da idonea motivazione, della credibilità soggettiva del dichiarante e dell’attendibilità intrinseca del suo racconto, che peraltro deve in tal caso essere più penetrante e rigoroso rispetto a quello cui vengono sottoposte le dichiarazioni di qualsiasi testimone. La valutazione delle dichiarazioni testimoniali del minore persona offesa di reati sessuali presuppone un esame della sua credibilità in senso onnicomprensivo, dovendo tenersi conto a tal riguardo dell’attitudine, in termini intellettivi ed affettivi, a testimoniare, della capacità a recepire le informazioni, ricordarle e raccordarle, delle condizioni emozionali che modulano i rapporti col mondo esterno, della qualità e natura delle dinamiche familiari e dei processi di rielaborazione delle vicende vissute, con particolare attenzione a certe naturali e tendenziose affabulazioni
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 30 settembre 2015, n. 39365 Ritenuto in fatto Con sentenza 20.6.2013 la Corte d’Appello di Brescia ha confermato la colpevolezza di N.M. per una serie di episodi di violenza sessuale (toccamenti vari in parti intime, abbracci, baci) in danno di quattro sue allieve di karaté tutte di età...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 25 settembre 2015, n. 38946. L’elemento soggettivo del delitto di omicidio preterintenzionale (art. 584 c.p.) non è costituito da dolo misto a colpa, ma unicamente dalla volontà di infliggere percosse o provocare lesioni, a condizione che la morte dell’aggredito sia causalmente conseguente alla condotta dell’agente, il quale, pertanto, risponde per fatto proprio, sia pure per un evento più grave di quello effettivamente voluto che, per esplicita previsione legislativa, aggrava il trattamento sanzionatorio
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 25 settembre 2015, n. 38946 Ritenuto in fatto Il difensore di M.S. propone ricorso per cassazione contro la sentenza pronunciata dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino, in data 23 aprile 2014, che confermava la decisione emessa dalla Corte d’Assise di Torino, in data 28 gennaio 2013, con la...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 28 settembre 2015, n. 39181. La condotta del locatore che concede il proprio immobile ad una prostituta non configura un aiuto all’attività di mercimonio del sesso
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 28 settembre 2015, n. 39181 Ritenuto in fatto 1 Con sentenza 31.1.2014 la Corte d’Appello di Milano – per quanto ancora interessa in questa sede – ha confermato la colpevolezza di P.C. per i reati di favoreggiamento e sfruttamento aggravato e continuato della prostituzione di una pluralità di...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 29 settembre 2015, n. 39357. La pena applicata su richiesta delle parti per i delitti previsti dall’art. 73 D.P.R. n. 309 del 1990 in relazione alle droghe c.d. leggere, con pronuncia divenuta irrevocabile prima della sentenza della Corte Costituzionale n. 32 del 2014 deve essere necessariamente rideterminata in sede di esecuzione, con la precisazione che la pena deve essere rideterminata attraverso la “rinegoziazione” dell’accordo tra le parti, ratificato dal giudice dell’esecuzione, che viene interessato attraverso l’incidente di esecuzione attivato dal condannato o dal pubblico ministero. È stato quindi accolto il principio per cui pena illegale non è solo quella superiore alla sanzione edittale massima reintrodotta per effetto della pronuncia di incostituzionalità, ma anche quella applicata in base alla sanzione prevista dalla norma incostituzionale. Principio applicabile anche in sede esecutiva, la valutazione discrezionale del giudice nella individuazione della pena in concreto da applicare non può prescindere dagli “indicatori astratti” (il minimo e il massimo edittale) che il legislatore gli ha fornito. È nell’ambito di quello spazio sanzionatorio che il giudicante deve compiere la sua valutazione. Con la conseguenza che se detto spazio muta (si restringe o si dilata), mutano inevitabilmente i parametri entro i quali la valutazione in concreto deve essere effettuata. Per altro, in terna di sostanze stupefacenti, tale spazio sanzionatorio, con il ripristino della distinzione tra “droghe leggere” e “droghe pesanti”, conseguente alla sentenza del Giudice delle leggi rr. 32 del 2014, è stato sensibilmente ridisegnato, consentendo, di nuovo, il ricorso ad una forbice edittale (tanto per limitarsi alla sola pena detentiva) – da due a sei anni di reclusione – di gran lunga meno ampia (e meno severa) rispetto a quella posta a base delle statuizioni contestate, vale a dire da sei a venti anni di reclusione (tanto che, come si è anticipato, il massimo della prima corrisponde al minimo della seconda), così da comporre un quadro di riferimento non paragonabile a quello tenuto presente al momento delle pronunzie dei giudici del merito e da realizzare, pertanto; un sostanziale ridimensionamento dello stesso disvalore penale dei fatto
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 29 settembre 2015, n. 39357 Rilevato in fatto 1. Con ordinanza del 14 luglio 2014, ii Tribunale di Cagliari accoglieva parzialmente l’istanza di ridete rm inazione della pena formulata da G.Z. m relazione alle sentenze di applicazione della pena n. 26/2012 e n. 181/2013, emesse dal G U...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 24 luglio 2015, n. 32666. In tema di accesso abusivo ad un sistema informatico.
Suprema Corte di Cassazione, Sezione V Sentenza 24 luglio 2015, n. 32666 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 7 aprile 2014 la Corte di Appello di Milano ha confermato la pronunzia di primo grado emessa dal Tribunale di Como, con la quale T.L. era stata condannata per il reato previsto dagli artt. 81, comma secondo,...
Corte di Cassazione, sezione feriale, sentenza 15 settembre 2015, n. 37267. L’obbligo di garanzia del direttore di una pista di sci è proiezione di una posizione di garanzia che riguarda anche pericoli atipici, cioè quelli che uno sciatore non si attende di trovare. Pertanto, il gestore deve prevenire quei pericoli fisicamente esterni alle piste a cui può andarsi incontro in caso di uscita di pista, quando la situazione naturale dei luoghi renda altamente probabile che si fuoriesca dalla pista stessa
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE FERIALE SENTENZA 15 settembre 2015, n.37267 RITENUTO IN FATTO La Corte d’Appello di Brescia, con sentenza del 26 novembre 2014, ha confermato la sentenza emessa dal Tribunale di Brescia il 21 novembre 2013 con la quale, per quanto d’interesse del presente giudizio, T.L. era stato condannato in relazione al reato...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 18 settembre 2015, n. 38081. Il fatto che non sia stata contestata la più grave fattispecie di rapina, non esclude il nesso teleologico tra il reato contro la persona e quello contro il patrimonio, poiché la violenza sulla persona costituisce quanto meno una modalità accessoria, rispetto allo strappo, per realizzare l’impossessamento, attesa la contestualità dell’azione. Anzi, proprio la mancata contestazione del reato più grave esclude in radice il problema dell’eventuale applicazione del principio di specialità, in relazione all’aggravante teleologica di cui all’art. 61, n. 2, cod. pen.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 18 settembre 2015, n. 38081 Ritenuto in fatto Con sentenza del 4 giugno 2014 del GUP di Napoli, confermata il 1 dicembre 2014 dalla Corte d’appello della stessa città, S.G. era condannato per i delitti di furto con strappo, lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale, per la...