Articolo

Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 13 gennaio 2016, n. 982. Il giudice dell’esecuzione chiamato alla rideterminazione della pena applicata con la sentenza di patteggiamento avente ad oggetto uno o più delitti previsti dall’articolo 73 del dpr 9 ottobre 1990 n. 309, relativi a droghe “leggere”, divenuta irrevocabile prima della sentenza n. 32 del 2014 della Corte costituzionale, non può trascurare di considerare il nuovo accordo tra le parti

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 13 gennaio 2016, n. 982 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. DI TOMASSI Mariastefania – Presidente Dott. CAVALLO Aldo – rel. Consigliere Dott. CASSANO Margherita – Consigliere Dott. CASA Filippo – Consigliere Dott....

Articolo

Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 13 gennaio 2016, n. 891. La sentenza di patteggiamento è sentenza vincolata relativamente al solo profilo del trattamento sanzionatorio e non anche a quello relativo alla confisca, per il quale la discrezionalità del Giudice si riespande come in una normale sentenza di condanna, sì che, ove accordo tra le parti su tale punto vi sia comunque stato, il Giudice stesso non è obbligato a recepirlo o a recepirlo per intero

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 13 gennaio 2016, n. 891 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIALE Aldo – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. ROSI Elisabetta – Consigliere Dott. MENGONI Enrico – rel. Consigliere Dott. ANDRONIO...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 1 febbraio 2016, n. 4121. Posto che l’avvertimento del diritto all’assistenza difensiva, di cui all’art.114 disp.att.c.p.p., che per il tramite dell’art.356 c.p.p., richiama “gli accertamenti urgenti sui luoghi, sulle cose e sulle persone”, di cui all’art.354 c.p.p., è sicuramente riferibile anche agli accertamenti eseguiti dalla P.G. sul tasso alcolemico del conducente di un veicolo ai fini della verifica dell’eventuale stato di ebbrezza – rileva come nel momento in cui tali verifiche vennero effettuate, dovessero ritenersi già emersi a carico del conducente indizi di reità per una fattispecie di guida in stato di ebbrezza, tanto che, prima di procedere a tale accertamento indifferibile e urgente, al medesimo avrebbe dovuto essere dato avvertimento della facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia. Quanto poi al momento utile per sollevare la relativa eccezione, le nullità a regime intermedio verificatesi prima del giudizio non possono essere più dedotte “dopo la deliberazione della sentenza di primo grado”, alla stregua di quanto previsto dall’art.180 c.p.p., richiamato dall’art.182, comma 2, secondo periodo, c.p.p., con ciò superando e ritenendo non più condivisibili le affermazioni giurisprudenziali secondo cui la nullità in parola sarebbe sanata e non più deducibile se non dedotta dall’interessato all’accertamento prima ovvero immediatamente dopo il compimento dell’atto “non ricorrendo facoltà processuali comportanti cognizioni tecniche professionali proprie dei difensore”. Deve invece escludersi, che una qualsiasi nullità debba essere personalmente eccepita, a pena di decadenza, dal soggetto indagato o imputato, non solo nell’immediatezza dell’atto nullo ma anche successivamente, poiché tale soggetto non ha, o si presume per postulato legale che non abbia, le conoscenze tecniche indispensabili per apprezzare che l’atto o il mancato atto sia non rispettoso delle regole processuali, e per di più che egli debba attivarsi per eccepire ciò, entro certi termini, a pena di decadenza: trova allora applicazione il disposto dell’art.182, comma 2, secondo periodo, che indica come limite temporale alla proposizione tempestiva dell’eccezione di nullità la deliberazione della sentenza di primo grado, a norma dell’art.180 c.p.p.

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 1 febbraio 2016, n. 4121  Ritenuto in fatto 1. Con sentenza in data 19.11.2013 la Corte d’Appello di Ancona, in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Ascoli Piceno pronunciata il 13.4.2012 nei confronti di A.E., condannato alla pena di giustizia per il reato di cui agli artt....

Articolo

Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 29 gennaio 2016, n. 3789. Ove non contesti la già intervenuta prescrizione del reato, la parte civile non è legittimata alla impugnazione di sentenza di primo grado che abbia deliberato l’improcedibilità dell’azione penale

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 29 gennaio 2016, n. 3789 Ritenuto in fatto La parte civile O.T. ricorre avverso la sentenza di cui in epigrafe che ha confermato quella di primo grado, di non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di G.S., chiamato a rispondere di lesioni personali colpose ex articolo 590...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 12 gennaio 2016, n. 882. Non costituisce motivo grave che, se accertato, può legittimare la concessione di permesso al detenuto a norma dell’art. 30 dell’Ordinamento penitenziario la necessità di trascorrere un breve periodo di tempo con il coniuge, al fine di consumare un rapporto sessuale da parte di detenuto che si trovi sottoposto al regime del c.d. carcere duro

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 12 gennaio 2016, n. 882 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SIOTTO Maria Cristina – Presidente Dott. MAZZEI Antonella P – rel. Consigliere Dott. CASA Filippo – Consigliere Dott. ROCCHI Giacomo – Consigliere...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 12 gennaio 2016, n. 819. Non prevedendo il reato di cui all’art. 2, d. lgs. n. 74 del 2000 alcuna soglia di punibilità, legittimo deve ritenersi il sequestro disposto in quanto strumentale all’accertamento di tale reato

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 12 gennaio 2016, n. 819 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GRILLO Renato – Presidente Dott. DI NICOLA Vito – Consigliere Dott. ANDREAZZA Gastone – rel. Consigliere Dott. SCARCELLA Alessio – Consigliere Dott....

Articolo

Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 18 gennaio 2016, n. 1804. Il divieto di utilizzazione delle intercettazioni di cui all’art. 270 c.p.p. è limitato ai soli casi di alterità / non uguaglianza del procedimento relativo ad un fatto storicamente distinto da quello oggetto per cui è stata data autorizzazione.

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V sentenza 18 gennaio 2016, n. 1804 Ritenuto in fatto 1. Il 19/03/2015, il Tribunale del riesame di Lecce riformava parzialmente l’ordinanza emessa in data 13/02/2015 dal Gip dello stesso Tribunale, in forza della quale era stata disposta a carico di M.S. la misura cautelare degli arresti domiciliari quale partecipe...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 27 gennaio 2016, n. 3539. La materia fiscale è preposta a sanzionare condotte che pregiudicano l’interesse fiscale al buon esito della riscossione coattiva, mentre quella fallimentare l’interesse del ceto creditorio di massa al soddisfacimento dei propri singoli diritti; ne deriva che è configurabile il concorso tra il delitto di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e quello di bancarotta fraudolenta per distrazione

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 27 gennaio 2016, n. 3539 Ritenuto in fatto Con ordinanza in data 17/09/2015 il Tribunale di Udine, nella parte che qui rileva, ha rigettato l’istanza di riesame proposta da C.R.D. avverso il decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente emesso nei suoi confronti in data 19-20/06/2015...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 27 gennaio 2016, n. 3623. E’ ius receptum la previsione secondo la quale la condotta tipica del reato previsto dall’art. 187, commi primo e secondo, cod. strada non è quella di chi guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti, bensì quella di colui che guida in stato d’alterazione psico-fisica determinato da tale assunzione e pertanto, perché possa affermarsi la responsabilità dell’agente non è sufficiente provare che, precedentemente al momento in cui lo stesso si è posto alla guida, egli abbia assunto stupefacenti, ma altresì che egli guidava in stato di alterazione causato da tale assunzione. Mentre per la sussistenza del reato di guida in stato di ebbrezza alcolica è sufficiente la prova sintomatica dell’ebbrezza o che il conducente abbia superato uno dei tassi alcolemici indicati nel comma secondo dell’art. 186 cod. strada, per la configurabilità del reato “ex” art. 187 cod. strada è necessario sia un accertamento tecnico-biologico, sia che altre circostanze provino la situazione di alterazione psico-fisica

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 27 gennaio 2016, n. 3623 Ritenuto in fatto 1. La Corte di Appello di Bologna, pronunciando nei confronti dell’odierna ricorrente P.A. , con sentenza del 16.1.2015, confermava la sentenza del Tribunale di Ravenna, emessa in data 23.12.2013, con condanna al pagamento delle ulteriori spese del grado. Il GM...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 22 gennaio 2016, n. 3047. Se l’abuso d’ufficio è commesso con il fine di avvantaggiare un soggetto, il danno derivante dalla condotta cagionato al terzo è una conseguenza solo riflessa, con la conseguenza che quest’ultimo non può essere considerato come persona offesa

 SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI sentenza 22 gennaio 2016, n. 3047 Ritenuto in fatto 1. Con decreto adottato in data 19 gennaio 2015, il Giudice per le indagini preliminari dei Tribunale di Trani ha dichiarato l’inammissibilità dell’atto di opposizione proposto, quale persona offesa, da N.S. avverso la richiesta dì archiviazione avanzata dal pubblico Ministero...