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Consiglio di Stato, sezione V, sentenza 14 aprile 2015, n. 1864. In tema di graduatoria di un concorso di idee e quindi di contratti pubblici, la P.A., previo esame dei progetti in forma anonima, possa svolgere in seduta riservata l’abbinamento tra progettisti e progetti e, peraltro, decidere di non realizzare l’opera prevista dal bando: così, non si configura alcuna violazione del principio di par condicio dei concorrenti e del dovere di buona fede nelle trattative contrattuali

Consiglio di Stato sezione V sentenza 14 aprile 2015, n. 1864 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUINTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 10253 del 2014, proposto da Te. s.r.l. in proprio ed in qualità capogruppo del r. . s.r.l.,...

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Consiglio di Stato, sezione IV, ordinanza 22 aprile 2015, n. 1694. L’uso del termine “compenso”, nel comma 5 ter dell’art. 17 del D.Lgs. n. 28 del 2010, che prescrive che “Nel caso di mancato accordo all’esito del primo incontro, nessun compenso è dovuto per l’organismo di mediazione”, è manifestamente generico ed improprio, non trovando detta terminologia riscontro in alcuna altra parte della normativa primaria e secondaria relativa alla mediazione, nella quale si parla invece di “indennità di mediazione”, che a sua volta si compone di “spese di avvio” e “spese di mediazione”. Ciò detto, se non si pone alcun problema per le spese di mediazione, in cui è ricompreso “anche l’onorario del mediatore per l’intero procedimento di mediazione”, il problema si pone per le spese di avvio, le quali in virtù della sentenza oggetto di contestazione (sentenza del T.A.R. del Lazio n. 1351 del 2015 recante l’annullamento dei commi 2 e 9 dell’art. 16 del D.M. n. 180 del 2010, rubricato “Criteri di determinazione dell’indennità”) sarebbero anch’esse del tutto non dovute per il primo incontro di cui all’art. 8, comma 1, del citato D.Lgs. n. 28 del 2010. All’uopo, si evidenzia, infatti, che le spese di avvio non appaiono prima facie riconducibili alla nozione di “compenso” di cui alla disposizione di fonte primaria sopra citata; ciò è di palmare evidenza quanto alle spese vive documentate, ma vale anche per le residue spese di avvio, che sono quantificate in misura forfettaria e configurate quale onere connesso all’accesso ad un servizio obbligatorio ex lege per tutti i consociati che intendano accedere alla giustizia in determinate materie, come confermato dal riconoscimento in capo alle parti, ex art. 20 del D.Lgs. n. 28 del 2010, di un credito di imposta commisurato all’entità della somma versata e dovuta, quantunque in misura ridotta, anche in caso di esito negativo del procedimento di mediazione. Di talché, si è ritenuta meritevole di accoglimento l’istanza cautelare limitatamente all’esclusione del rimborso delle spese di avvio, le quali per le ragioni innanzi esposte, non sono riconducibili al concetto di “compenso” ex art. 17, comma 5 ter, D.Lgs. n. 28 del 2010, cosicché si è sospesa l’esecutività della sentenza impugnata nei predetti limiti

Consiglio di Stato sezione IV ordinanza 22 aprile 2015, n. 1694 REPUBBLICA ITALIANA IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUARTA ha pronunciato la presente ORDINANZA sul ricorso in appello nr. 2156 del 2015, proposto dal MINISTERO DELLA GIUSTIZIA e dal MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO, in persona dei rispettivi Ministri pro tempore, rappresentati e...

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Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 14 aprile 2015, n. 1915. L’annullamento d’ufficio di una concessione edilizia non necessita di espressa e specifica motivazione sul pubblico interesse, perché di interesse generale al rispetto della disciplina urbanistica.

Consiglio di Stato sezione VI sentenza 14 aprile 2015, n. 1915 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE SESTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 5464 del 2014, proposto da Mu.Al., rappresentato e difeso dagli avvocati Ma.Vi. e Ma.Ma., con domicilio eletto...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 21 aprile 2015, n. 8097. La norma di cui agli artt. 2 e 4 della 1. n. 182 del 1984 che prevede la regola della caducazione automatica del vincolo matrimoniale per effetto del mutamento di sesso di uno dei coniugi, produce effetti incompatibili con il grado di protezione costituzionale riconosciuto alle unioni omoaffettive, nel senso che determina una soluzione di continuità costituzionalmente non tollerabile tra la condizione preesistente e quella successiva alla rettificazione di sesso. Da una comunione coniugale e familiare caratterizzata da un nucleo intangibile di diritti fondamentali e doveri di assistenza morale e materiale condizionante l’assetto della vita personale e patrimoniale dei suoi componenti si passa ad una situazione priva di qualsiasi ancoraggio ad un sistema giuridico di protezione e garanzie di riferimento. La sentenza di rettificazione dell’attribuzione di sesso di uno dei coniugi, che determina lo scioglimento del matrimonio o la cessazione degli effetti civili conseguenti alla trascrizione del matrimonio celebrato con rito religioso, deve consentire, ove entrambi lo richiedano, di mantenere in vita un rapporto di coppia giuridicamente regolato con altra forma di convivenza registrata, che tuteli i diritti ed obblighi della coppia medesima, con le modalità da statuirsi dal legislatore. Il meccanismo di caducazione automatica del vincolo matrimoniale nel sistema di vuoto normativo attuale è produttivo di effetti costituzionalmente incompatibili con la protezione che l’unione conseguente alla rettificazione di sesso di uno dei componenti deve, per obbligo costituzionale, conservare ex art. 2 Cost. La coppia ha diritto di conservare il riconoscimento dei diritti e doveri conseguenti al vincolo matrimoniale legittimamente contratto, fino a quando il legislatore non intervenga a riempire il vuoto normativo, ritenuto costituzionalmente intollerabile, costituito dalla mancanza di un modello di relazione tra persone dello stesso sesso all’interno del quale far confluire le unioni matrimoniali contratte originariamente da persone di sesso diverso e divenute, mediante la rettificazione del sesso di uno dei componenti, del medesimo sesso.

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I SENTENZA 21 aprile 2015, n. 8097 Fatto e diritto A. B., unito in matrimonio con A. A., aveva proposto domanda di rettificazione ed attribuzione di sesso femminile al Tribunale di Bologna. Disposta la rettificazione con modifica del prenome in A., nella sentenza è stato ordinato all’ufficiale di stato civile...

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Corte di Cassazione, sezione tributaria, sentenza 8 aprile 2015, n. 6959. L’indirizzo indicato nella dichiarazione dei redditi fa fede per le notifiche fiscali

Suprema Corte di Cassazione sezione tributaria sentenza 8 aprile 2015, n. 6959 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TRIBUTARIA Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BIELLI Stefano – Presidente Dott. CIRILLO Ettore – rel. Consigliere Dott. VALITUTTI Antonio – Consigliere Dott. OLIVIERI Stefano – Consigliere Dott. SCODITTI Enrico...

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Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 8 aprile 2015, n. 7057. La violazione dell’obbligo di fedeltà coniugale, particolarmente grave in quanto di regola rende intollerabile la prosecuzione della convivenza, giustifica ex se l’addebito della separazione al coniuge responsabile

Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 8 aprile 2015, n. 7057 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 1 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. DI PALMA Salvatore – Presidente Dott. BERNABAI Renato – Consigliere Dott. RAGONESI Vittorio – Consigliere Dott. CRISTIANO Magda – rel....

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 8 aprile 2015, n. 14169. L’inapplicabilità della confisca del veicolo in quanto appartenente a persona estranea al reato obbliga il giudice ad irrogare la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida in misura raddoppiata

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 8 aprile 2015, n. 14169   REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROMIS Vincenz – Presidente Dott. VITELLI CASELLA Lu – rel. Consigliere Dott. PICCIALLI Patrizi – Consigliere Dott. GRASSO Giusepp – Consigliere...