Automatico trasferimento del diritto di uso di area destinata a parcheggio ed il diritto del venditore al corrispettivo integrativo dell’originario prezzo
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Automatico trasferimento del diritto di uso di area destinata a parcheggio ed il diritto del venditore al corrispettivo integrativo dell’originario prezzo

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|15 gennaio 2024| n. 1436.

In caso di automatico trasferimento del diritto di uso di area destinata a parcheggio, il diritto del venditore al corrispettivo integrativo dell'originario prezzo, attribuitogli in forza della sostituzione automatica della clausola che riservi allo stesso la proprietà esclusiva dell'area destinata a parcheggio con la norma imperativa che sancisce il proporzionale trasferimento del diritto d'uso a favore dell'acquirente di unità immobiliari comprese nell'edificio, deve costituire oggetto di autonoma domanda, che la parte ha facoltà di proporre anche successivamente al giudizio sul riconoscimento del diritto d'uso sugli spazi vincolati.

La richiesta di contribuzione alle spese per la costruzione del muro di cinta
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La richiesta di contribuzione alle spese per la costruzione del muro di cinta

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|15 gennaio 2024| n. 1412.

La richiesta di contribuzione alle spese per la costruzione del muro di cinta, ai sensi dell'art. 886 c.c., presuppone una altezza del muro di tre metri e la deroga a tale misura, prevista da regolamenti locali o da una convenzione privata, esclude il diritto alla contribuzione per la natura eccezionale della norma e per evitare la decisione di una sola parte sull'altezza del muro.

Ricorso per cassazione e l’esposizione sommaria dei fatti di causa
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Ricorso per cassazione e l’esposizione sommaria dei fatti di causa

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|12 gennaio 2024| n. 1352.

Il disposto dell'art. 366, comma 1, n. 3, c.p.c. - secondo cui il ricorso per cassazione deve contenere, a pena di inammissibilità, l'esposizione sommaria dei fatti di causa - non risponde ad un'esigenza di mero formalismo, bensì a consentire alla S.C. di conoscere dall'atto, senza attingerli aliunde, gli elementi indispensabili per una precisa cognizione dell'origine e dell'oggetto della controversia, dello svolgimento del processo e delle posizioni in esso assunte dalle parti; per soddisfare tale requisito occorre che il ricorso per cassazione contenga, in modo chiaro e sintetico, l'indicazione delle reciproche pretese delle parti, con i presupposti di fatto e le ragioni di diritto che le hanno giustificate, delle eccezioni, delle difese e delle deduzioni di ciascuna parte in relazione alla posizione avversaria, dello svolgersi della vicenda processuale nelle sue articolazioni e, dunque, delle argomentazioni essenziali, in fatto e in diritto, su cui si è fondata la sentenza di primo grado, delle difese svolte dalle parti in appello e, infine, del tenore della sentenza impugnata.

Il principio in virtù del quale il giudicato copre il dedotto e il deducibile
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Il principio in virtù del quale il giudicato copre il dedotto e il deducibile

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|11 gennaio 2024| n. 1259. Il principio in virtù del quale il giudicato copre il dedotto e il deducibile Il principio, in virtù del quale il giudicato copre il dedotto e il deducibile, concerne i limiti oggettivi del giudicato, il cui ambito di operatività è correlato all’oggetto del processo e riguarda,...

Il committente non può paralizzare l’esigibilità dei crediti dell’appaltatore eccependo che questi non ha provato l’adempimento delle sue obbligazioni nei confronti dei propri dipendenti
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Il committente non può paralizzare l’esigibilità dei crediti dell’appaltatore eccependo che questi non ha provato l’adempimento delle sue obbligazioni nei confronti dei propri dipendenti

Corte di Cassazione, civile,Ordinanza|12 gennaio 2024| n. 1281. 

In tema di appalto privato, il committente non può paralizzare l'esigibilità dei crediti dell'appaltatore eccependo che questi non ha provato l'adempimento delle sue obbligazioni nei confronti dei propri dipendenti, in quanto la responsabilità ex art. 1676 c.c. è subordinata all'esistenza di un debito del committente verso l'appaltatore con onere della prova a carico del lavoratore che chiede il pagamento, diversamente da quella prevista ex art. 29 d.lgs. n. 276 del 2003, che configura una responsabilità solidale del committente e dell'appaltatore nei confronti di coloro che lavorano per quest'ultimo. (Fattispecie in tema di subappalto).

Riassunzione del processo per morte di una parte mediante notifica agli eredi impersonalmente e collettivamente
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Riassunzione del processo per morte di una parte mediante notifica agli eredi impersonalmente e collettivamente

Corte di Cassazione, civile, Sentenza|12 gennaio 2024| n. 1330.

In tema di riassunzione del processo per morte di una parte mediante notifica agli eredi impersonalmente e collettivamente, l'accertamento della qualità di erede, afferendo all'accertamento del diritto sostanziale oggetto della pretesa, resta assoggettato ai principi generali su cui si fonda l'onere della prova, di cui all'art. 2967 c.c., non potendosi desumere dalla mera costituzione in giudizio l'accettazione tacita dell'eredità, con la conseguenza che grava sulla parte che alleghi la qualità di erede fornirne la prova, spettando poi al giudice verificare l'assolvimento dell'onere, anche valutando il comportamento, processuale ed extraprocessuale, tenuto dal chiamato.

Il rendiconto non si pone in rapporto di pregiudizialità con la proposizione della domanda di divisione giudiziale
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Il rendiconto non si pone in rapporto di pregiudizialità con la proposizione della domanda di divisione giudiziale

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|12 gennaio 2024| n. 1319.

Il rendiconto, ancorché per il disposto dell'art. 723 c.c. costituisca operazione contabile che deve necessariamente precedere la divisione, poiché preliminare alla determinazione della quota spettante a ciascun condividente, non si pone, tuttavia, in rapporto di pregiudizialità con la proposizione della domanda di divisione giudiziale, ben potendosi richiedere tale divisione ex art. 1111 c.c. a prescindere dal rendiconto, a tanto potendosi e dovendosi provvedere nel corso del giudizio. Il giudice non può, peraltro, disporre il rendiconto senza istanza delle parti, le quali devono indicare i presupposti di fatto del relativo obbligo, con la conseguenza che la detta istanza non può non essere soggetta al regime di cui all'art. 345 c.p.c.

Determinazione dell’indennità di esproprio il mero deposito del ricorso introduttivo non è idoneo a interrompere la prescrizione
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Determinazione dell’indennità di esproprio il mero deposito del ricorso introduttivo non è idoneo a interrompere la prescrizione

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|9 gennaio 2024| n. 698.

In tema di procedimento per la determinazione dell'indennità di esproprio ex art. 54 d.P.R. n. 327 del 2001, il mero deposito nella cancelleria della Corte d'appello del ricorso introduttivo non è idoneo a spiegare efficacia interruttiva della prescrizione, potendo riconoscersi tale effetto solo a seguito della notificazione del ricorso medesimo e del pedissequo decreto, quale espressione della volontà dell'istante, manifestata al debitore, di interrompere la situazione di inerzia che conduce all'estinzione del diritto.

L’interventore adesivo non ha un’autonoma legittimazione a impugnare
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L’interventore adesivo non ha un’autonoma legittimazione a impugnare

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|9 gennaio 2024| n. 786.

L’interventore adesivo non ha un’autonoma legittimazione a impugnare laddove la parte adiuvata non abbia esercitato il proprio diritto di proporre impugnazione ovvero abbia fatto acquiescenza alla decisione a essa sfavorevole, salvo che l’impugnazione sia limitata alle questioni relative alla qualificazione dell’intervento (fattispecie relativa alla proroga delle concessioni balneari e ai diritti delle associazioni di categoria intervenute).

Perché il licenziamento sia qualificabile come ritorsivo
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Perché il licenziamento sia qualificabile come ritorsivo

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|9 gennaio 2024| n. 741.

Perché il licenziamento sia qualificabile come ritorsivo, il motivo illecito deve essere dotato di efficacia determinante esclusiva, a prescindere dal motivo formale, in modo che la condotta del datore di lavoro sia contraria ai valori fondamentali dell’organizzazione sociale e pertanto sia nullo. Si sostanzia in una reazione arbitraria ed ingiusta ad un comportamento del tutto legittimo del lavoratore (o di un soggetto a lui vicino), configurandosi come una vera e propria vendetta.