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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 3 febbraio 2016, n. 4468. Le linee guida per le pratiche terapeutiche costituiscono sapere scientifico e tecnologico codificato, reso disponibile in forma condensata, in modo che possa costituire un’utile guida per orientare agevolmente, in modo efficiente ed appropriato, le decisioni terapeutiche

Suprema CORTE DI CASSAZIONE sezione IV SENTENZA 3 febbraio 2016, n. 4468 est. dott. Claudio D’Isa Ritenuto in fatto S.G. ricorre per cassazione avverso la sentenza, indicata in epigrafe, della Corte d’appello di Caltanissetta che ha confermato la sentenza di condanna emessa nei suoi confronti dal locale Tribunale in ordine al delitto di lesioni colpose....

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 3 febbraio 2016, n. 4400. In tema di documenti, l’art. 234 cod. proc. pen. richiede che vengano acquisiti in originale, potendosi acquisire copia solo quando l’originale non è recuperabile; poiché, tuttavia, l’attuale codice di procedura penale non ha accolto il principio della tipicità dei mezzi di prova (tant’è che l’art. 189 cod. proc. pen. si occupa espressamente de “le prove non disciplinate dalla legge”), il giudice può ben utilizzare quale elemento di prova anche la copia di un documento, purché idonea ad assicurare l’accertamento dei fatti. Riguardo alla natura dell’atto, tale operazione, così come la successiva estrapolazione di immagini, viene considerata ripetibile. La ritualità, ex art. 234 cod. proc. pen., dell’utilizzazione di fotografie estratte da video riprese eseguite dalla polizia giudiziaria (queste ultime ritualmente acquisite al dibattimento), non sussistendo alcuna disposizione normativa che prescriva l’esecuzione di particolari incombenti per l’estrapolazione di singole foto dalla videoregistrazione eseguita, ma dovendosi considerare questa nient’altro che alla stregua di una operazione materiale volta a consentire una più diretta e adeguata lettura di un segmento del documento già acquisito, inidonea di per sé a alternarne o comprometterne il contenuto probatorio

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 3 febbraio 2016, n. 4400  Ritenuto in fatto  1. Con sentenza in data 09.06.2014, la Corte d’appello di Brescia confermava la pronuncia di primo grado emessa dal Tribunale di Mantova, in composizione monocratica, in data 25.03.2013, con la quale S.M. era stato condannato alla pena di anni sei...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 3 febbraio 2016, n. 4571. In materia di intercettazioni, l’interpretazione del linguaggio e del contenuto delle conversazioni costituisce questione di fatto, rimessa alla valutazione del giudice di merito, e si sottrae al sindacato di legittimità se tale valutazione è motivata in conformità ai criteri della logica e delle massime di esperienza. Il principio di diritto appena ricordato può incontrare un temperamento solo in presenza di situazioni affatto peculiari, certamente non riscontrabili nell’odierna fattispecie concreta: in ordine alla lettura di messaggi sms; in sede di legittimità è possibile prospettare una interpretazione del significato di una intercettazione diversa da quella proposta dal giudice di merito solo in presenza del travisamento della prova, ovvero nel caso in cui il giudice di merito ne abbia indicato il contenuto in modo difforme da quello reale, e la difformità risulti decisiva ed incontestabile

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza  3 febbraio 2016, n. 4571  Ritenuto in fatto  1. Con il provvedimento indicato in epigrafe, il Tribunale di Reggio Calabria rigettava una richiesta di riesame presentata nell’interesse di F.G. avverso un’ordinanza emessa il 30/01/2015 dal Gip dello stesso Tribunale. A carico della F. , sottoposta alla misura cautelare...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 4 febbraio 2016, n. 4635. La valutazione concernente il pericolo di fuga, quale esigenza cautelare legittimante la adozione di idonee misura volte a contrastarlo, deve fondarsi su elementi che evidenzino la concretezza di tale pericolo, i quali, sebbene non richiedano la presenza di segni di un’attività già in atto, richiede, comunque la sussistenza di elementi indicativi della volontà dell’indagato di sottrarsi alla giustizia, non essendo a tale fine sufficiente la considerazione delle particolari condizioni soggettive in cui, in via di fatto, venga a trovarsi l’indagato; in tal senso, ad esempio, è stata esclusa la loro sussistenza sulla base del semplice dato di fatto che il soggetto indagato avesse, per la professione esercitata, agevoli e plurimi contatti con l’estero; per ciò che attiene in senso più specifico alla insufficienza dimostrativa, ai fini della sussistenza della predetta esigenza cautelare, del fatto che l’indagato abbia oltreconfine la disponibilità di mezzi e di strutture, osservando che siffatti elementi non costituiscono di per sé fattori sintomatici per affermare la esistenza del pericolo concreto ed attuale di fuga. Né è a tal fine sufficiente la mera residenza all’estero dell’indagato, ove questa non si accompagni, date le sue concrete modalità, ad altri elementi volti a corroborare l’affermazione che essa sia finalizzata al sottrarsi alla giurisdizione nazionale, quali, in via esemplificativa e non esaustiva, la collocazione temporale di tale migrazione, la esistenza o meno di un apprezzabile motivo per siffatta permanenza all’estero, ovvero ancora le espressione di ripetute manifestazioni di sfiducia nei confronti del sistema giudiziario nazionale, il trasferimento verso uno Stato che non coltivi rapporti di collaborazione giudiziaria con quello italiano o la pretestuosità delle giustificazioni accampate onde non aderire agli inviti a fare rientro in sul territorio dello Stato

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 4 febbraio 2016, n. 4635 Ritenuto in fatto  Il Tribunale di Torino, con ordinanza del 18 dicembre 2014, accogliendo parzialmente il ricorso del Pm avverso il provvedimento con il quale il Gip di Vercelli aveva rigettato la richiesta di applicazione di misura cautelare nei confronti di G.P. e...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 28 gennaio 2016, n. 3766. La violazione delle regole per la selezione pubblica di un professionista cui conferire specifici incarichi da parte di una società a partecipazione pubblica non costituisce di per sé sola condotta fraudolenta, ossia idonea a generare l’induzione in errore richiesta dalla norma incriminatrice della truffa

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I SENTENZA 28 gennaio 2016, n.3766  Ritenuto in fatto 1. Nell’ambito di una più ampia indagine avente ad oggetto il ritenuto illecito conferimento di incarichi professionali esterni da parte della dirigenza di Infrastrutture Lombarde S.p.A. (ILSPA), società integralmente partecipata dalla Regione Lombardia, in persona del direttore generale, R.A.G. , e...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 14 gennaio 2016, n. 1166. Costituisce concreto e specifico elemento fattuale, idoneo a comprovare il pericolo di recidivanza, la circostanza che l’autore del fatto doti l’autovettura utilizzata per il trasporto di sostanza stupefacente di una telecamera che consenta il monitoraggio dell’ambiente esterno, rimanendo irrilevante la momentanea disattivazione di essa, essendo possibile in ogni momento il ripristino della sua funzionalità

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 14 gennaio 2016, n. 1166 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MANNINO Saverio F. – Presidente Dott. ROSI Elisabetta – Consigliere Dott. DI STASI Antonella – rel. Consigliere Dott. MENGONI Enrico – Consigliere...

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 13 gennaio 2016, n. 1022. La volontà degli assistiti di avvalersi esclusivamente dell’opera professionale del proprio avvocato, rifiutando di farsi assistere da un sostituto, non è una ragione sufficiente a giustificare il legittimo impedimento del legale a comparire in udienza

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 13 gennaio 2016, n. 1022 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. D’ISA Claudio – Presidente Dott. BLAIOTTA Rocco Marco – Consigliere Dott. MONTAGNI Andrea – Consigliere Dott. PEZZELLA Vincenzo – rel. Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 13 gennaio 2016, n. 982. Il giudice dell’esecuzione chiamato alla rideterminazione della pena applicata con la sentenza di patteggiamento avente ad oggetto uno o più delitti previsti dall’articolo 73 del dpr 9 ottobre 1990 n. 309, relativi a droghe “leggere”, divenuta irrevocabile prima della sentenza n. 32 del 2014 della Corte costituzionale, non può trascurare di considerare il nuovo accordo tra le parti

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 13 gennaio 2016, n. 982 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. DI TOMASSI Mariastefania – Presidente Dott. CAVALLO Aldo – rel. Consigliere Dott. CASSANO Margherita – Consigliere Dott. CASA Filippo – Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 13 gennaio 2016, n. 891. La sentenza di patteggiamento è sentenza vincolata relativamente al solo profilo del trattamento sanzionatorio e non anche a quello relativo alla confisca, per il quale la discrezionalità del Giudice si riespande come in una normale sentenza di condanna, sì che, ove accordo tra le parti su tale punto vi sia comunque stato, il Giudice stesso non è obbligato a recepirlo o a recepirlo per intero

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 13 gennaio 2016, n. 891 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIALE Aldo – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. ROSI Elisabetta – Consigliere Dott. MENGONI Enrico – rel. Consigliere Dott. ANDRONIO...