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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 2 luglio 2015, n. 28174. Il reato di violenza privata la condotta che consista nel compimento deliberato di manovre insidiose al fine di interferire con la libertà di determinazione della persona offesa.

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 2 luglio 2015, n. 28174 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 23 settembre 2013 la Corte di Appello di L’Aquila, in parziale riforma della pronunzia di primo grado emessa dal Tribunale di Teramo nel processo (svoltosi con il rito abbreviato) a carico di C.P.A. , ha dichiarato...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 2 luglio 2015, n. 28181. Integra il reato di estorsione, e non di truffa aggravata, la minaccia di un male, indifferentemente reale o immaginario, dal momento che identico è l’effetto coercitivo esercitato sul soggetto passivo, tanto che la sua concretizzazione dipenda effettivamente dalla volontà dell’agente, quanto che questa sia la rappresentazione della vittima, ancorché in contrasto con la realtà effettiva, a lei ignota

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 2 luglio 2015, n. 28181 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza del 10 novembre 2014 il Tribunale di Napoli, sezione riesame, ha confermato l’ordinanza emessa in data 21 ottobre 2014 dal G.I.P. dello stesso Tribunale, con la quale era stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 2 luglio 2015, n. 28088. Il delitto di violenza privata ha carattere generico e sussidiario e resta escluso, in base al principio di specialità, qualora sussista il fine di procurarsi un ingiusto profitto (dolo specifico) che rende configurabile una ipotesi delittuosa più grave, quale quella di rapina. Nel delitto di rapina il profitto può concretarsi in qualsiasi utilità, anche solo morale, nonché in qualsiasi soddisfazione o godimento che l’agente si riprometta di ritrarre, anche non immediatamente, dalla propria azione, purché questa sia attuata impossessandosi con violenza o minaccia della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene. Nel caso di specie, nel momento in cui la sottrazione delle chiavi era chiaramente e logicamente finalizzata a consentire agli autori dell’azione di trarre l’ulteriore utilità di evadere dal carcere è di tutta evidenza che il reato configurabile – e correttamente ritenuto configurato dalla Corte di Appello – è quello di cui all’art. 628 cod. pen. e non certo quello di cui all’art. 610 cod. pen. Ai fini penalistici nella nozione di patrimonio sono comprese anche quelle cose che, pur prive di reale valore di scambio, abbiano comunque un’importanza per il soggetto che le possiede, nel senso che tale soggetto abbia un interesse a possederle. Onde risponde della figura delittuosa di cui all’art. 628 cod. pen. il detenuto che, per procurare a se o ad altri un ingiusto profitto, sottragga ad un agente di custodia con violenza o minaccia le chiavi delle celle

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 2 luglio 2015, n. 28088 Ritenuto in fatto Con sentenza in data 6/3/2014 la Corte di Appello di Trieste ha confermato la sentenza emessa all’esito di giudizio abbreviato dal Giudice per l’udienza preliminare presso il Tribunale di Gorizia in data 15/1/2013 con la quale C.M. è stato dichiarato...

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 30 giugno 2015, n. 27183. In caso di infortunio sul lavoro originato dall’assenza o inidoneità delle misure di prevenzione, nessuna efficacia causale esclusiva, per escludere la responsabilità del datore di lavoro, può essere attribuita al comportamento imprudente del lavoratore infortunato realizzato nello svolgimento delle proprie mansioni

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 30 giugno 2015, n. 27183 Ritenuto in fatto F.A. e B.B. ricorrono avverso la sentenza che ha confermato quella di primo grado con la quale sono stati riconosciuti colpevoli del reato di cui all’articolo 589 c.p., commesso in violazione della normativa antinfortunistica, in danno del lavoratore D.L. (fatto...

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 30 giugno 2015, n. 27165. Il risarcimento, anche quello eseguito dalla società assicurativa, deve ritenersi effettuato personalmente dall’imputato tutte le volte in cui questi ne abbia coscienza e mostri la volontà di farlo proprio

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 30 giugno 2015, n. 27165   Ritenuto in fatto Con sentenza del 16 aprile 2013 la Corte di appello di Brescia ha confermato la sentenza dei tribunale di Mantova che ha ritenuto P.M. responsabile dei reato di cui all’articolo 589 co.2 codice penale in relazione all’incidente stradale avvenuto...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 12 giugno 2015, n. 24870. L’art. 479 cod. pen. incrimina la falsità ideologica in atto pubblico descrivendo la fattispecie astratta e realizzando rinvio alle pene stabilite dall’art. 476, sicché non può dirsi indispensabile la contestazione espressa della aggravante di cui all’art. 476 co.2 cod. pen. lì dove la falsità ideologica riguardi un tipo di atto – indicato nella contestazione – che abbia la particolare attitudine probatoria richiesta da tale norma

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 12 giugno 2015, n. 24870 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GIORDANO Umberto – Presidente Dott. NOVIK Adet Toni – Consigliere Dott. BONITO Francesco Maria – Consigliere Dott. MAGI Raffaello – rel. Consigliere...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 11 giugno 2015, n. 24772. La recidiva reiterata può essere riconosciuta dal giudice della cognizione anche se in precedenza l’interessato non è stato dichiarato recidivo semplice. Ai fini del computo del tempo di prescrizione del reato, il termine finale è, pertanto, correttamente aumentato di due terzi

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 11 giugno 2015, n. 24772 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ESPOSITO Antonio – Presidente Dott. CAMMINO Matilde – Consigliere Dott. GALLO Domenico – Consigliere Dott. TADDEI Margherita – rel. Consigliere Dott. RAGO...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 11 giugno 2015, n. 24771. In ambito di associazione mafiosa si deve considerare imprenditore colluso colui che sia entrato in un rapporto sinallagmatico con la consorteria, mentre è imprenditore vittima quello che, non venendo a patti con l’organizzazione, cede all’imposizione in quanto soggiogato dall’intimidazione

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 11 giugno 2015, n. 24771 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza in data 17/4/2014, la Corte di appello di Napoli, in parziale riforma della sentenza dei Gup presso il Tribunale di Napoli, in data 11/6/2013, esclusa la circostanza aggravante di cui all’art. 7 L. 203/91, rideterminava la pena...